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In che modo l’utilizzo dell’I.A. può avvicinare i cittadini all’attività legislativa

L’attenzione del G7 dei Parlamenti si è soffermata sull’Intelligenza Artificiale. L’introduzione di tecnologie di I. A. all’interno delle Assemblee elettive degli Stati membri dell’Unione europea consente un’ampia fruizione dei dati gestiti e allarga la platea degli utenti, favorendo una maggiore partecipazione ai processi decisionali. Grazie agli strumenti di I. A. generativa è, infatti, possibile originare nuovi contenuti da utilizzare per effettuare analisi complesse e realizzare un’interazione diretta tra le istituzioni e le persone. L’implementazione progressiva dei sistemi di Artificial Intelligence apre nuovi canali per l’accesso e l’analisi delle informazioni parlamentari, dimostrando le enormi potenzialità trasformative in grado di un maggiore coinvolgimento dei cittadini nell’attività legislativa.

Secondo l’indagine condotta dall’Unione interparlamentare internazionale (IPU), con l’accesso praticamente universale ad internet e la rapida crescita dei social “i cittadini hanno oggi grandi aspettative quando si tratta di partecipazione politica”. In effetti, “l’era della comunicazione istantanea e informazione in tempo reale sfida i Parlamenti di tutto il mondo a stare al passo con nuove modalità di partecipazione”.

Per rispondere alle attese, il Parlamento europeo ha adottato un meccanismo automatizzato capace di sintetizzare testi normativi e un editor per fornire brevi abstract, facilitando la lettura di documenti di particolare complessità. L’India si è dotata di un Digital Sansad, utilizzato da parlamentari, funzionari e cittadini per visualizzare informazioni, accedere a dibattiti e a gallerie multimediali. Molto avanzata è la piattaforma di analisi intelligente Ulysses in uso presso la Camera dei deputati brasiliana. Si tratta di un tool basato sull’IA che sfrutta l’apprendimento automatico per l’esame di documenti molto voluminosi. I cittadini hanno la possibilità di esprimere opinioni in forma anonima su specifiche proposte di legge attraverso un algoritmo capace di esaminare migliaia di commenti e di classificare gli aspetti positivi e negativi riguardanti ogni singolo progetto. In Giappone come in Estonia, la Camera dei rappresentanti utilizza una tecnologia di riconoscimento vocale che trascrive direttamente i discorsi parlamentari tenuti sia nelle sedute plenarie che nelle commissioni e riesce a cogliere i punti salienti dei dibattiti. Tali nuove tecnologie sono approdate già da tempo anche nel Parlamento italiano.

Più da recente l’applicazione di algoritmi ha ad oggetto il procedimento di elaborazione della legge, in particolare la creazione e l’ordinamento dei fascicoli degli emendamenti, al fine di supportare l’attività umana e rendere più efficiente il lavoro parlamentare.

Accanto alle sconfinate opportunità i sofisticati sistemi di IA comportano pericoli collegati al loro uso. A cominciare dal rischio di inesattezze e carenza di imparzialità degli algoritmi che potrebbe condurre a valutazioni ingiuste o discriminatorie, fondate su notizie inesatte e fuorvianti.

Un decalogo di principi mira proprio a mitigare le insidie che potrebbero derivare dalla loro adozione. In primo luogo, le decisioni e i processi devono essere sempre conoscibili e spiegabili; il funzionamento delle tecnologie algoritmiche deve essere sempre accompagnato dalla garanzia di trasparenza e affidabilità dei contenuti generati dall’IA. La decisione deve essere sottoposta al controllo umano e alla accountability, per proteggere i diritti, le libertà e la sostenibilità ambientale. In definitiva, le tecnologie si devono muovere entro i binari del costituzionalismo, inteso come limite al potere e presidio degli ordinamenti liberaldemocratici. Un modello in cui l’innovazione tecnologica sia orientata alla valorizzazione dei diritti fondamentali. Insomma, occorre fare in modo “che la rivoluzione che stiamo vivendo resti umana. Cioè, iscritta dentro quella tradizione di civiltà che vede nella persona – e nella sua dignità – il pilastro irrinunziabile” (Sergio Mattarella, messaggio di fine anno 2023).

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