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Il “modello Monreale”, Chiesa tra le persone

Qualcuno si è meravigliato che le parrocchie in occasione di questa pandemia, come è avvenuto in Sicilia ma anche in diverse parti d’Italia, abbiano messo a disposizione non solo i propri locali ma anche tanti volontari. L’impegno della chiesa nell’ambito della sanità è espressione specifica della sua missione e un’esigenza di fedeltà al messaggio evangelico, che ci presenta Gesù che, percorrendo tutte le città e i villaggi, “annunciava il vangelo del Regno e curava ogni malattia e infermità” (cfr. Mt 9, 35).

Le numerose guarigioni di malati da parte di Gesù costituiscono il dato più sicuro che emerge dallo studio storico dei Vangeli. L’invito a prendersi cura delle varie categorie di persone sofferenti ed emarginate, collegato strettamente con l’annuncio del Vangelo del Regno di Dio, Gesù lo rivolge agli apostoli sia durante la sua vita pubblica che dopo la sua resurrezione. Per essere fedele a questa missione la Chiesa, come si legge in un documento del Vaticano II “circonda di amore quanti sono afflitti da infermità umana, anzi nei poveri e nei sofferenti riconosce l’immagine del suo fondatore povero e sofferente, e si premura di sollevarne la sofferenza e in loro intende servire Cristo” (LG 8). Questa missione “sanante” della comunità cristiana è riassunta in un prefazio del messale romano anche nella nuova edizione: “Nella sua vita mortale Gesù passò beneficando e sanando tutti coloro che erano prigionieri del male. Ancor oggi come buon samaritano viene accanto ad ogni uomo piagato nel corpo e nello spirito e versa sulle sue ferite l’olio della consolazione e il vino della speranza”.

La Chiesa, in forza della sua missione, è chiamata ad aprirsi al mondo della sanità animata dalla volontà di rendere un contributo essenziale alla salvezza dell’uomo. Quella che viene chiamata “la pastorale della salute” non può limitarsi alla lodevole assistenza spirituale agli ammalati negli ospedali e nelle case di cura, ma deve estendersi a tutto il territorio, anche in considerazione che le strutture sanitarie residenziali, concepite come “aziende” trattengono le persone malate per un periodo limitato. Secondo questa linea la pastorale della salute deve estendersi a tutto il territorio: nelle case dove molti malati trascorrono la convalescenza, nei centri diurni, nelle case famiglia. La comunità cristiana, soprattutto nella sua articolazione territoriale attraverso le parrocchie, potrà riscoprire la vocazione originaria di essere casa tra le case, famiglia di famiglie. Durante la visita pastorale che ho fatto nella mia arcidiocesi uno degli impegni prioritari e più emozionanti è stata la visita delle persone malate nelle case. Sono rimasto colpito di quello che mi hanno detto alcuni ammalati con un po’ di esagerazione: ”questo è il giorno più bello della mia vita”. Ho avuto modo di constatare l’eroismo quotidiano di tanti familiari che assistono amorevolmente i loro cari. L’assistenza fraterna in tutte le forme possibili, delle persone malate, sia nel fisico che nello spirito, deve essere un impegno prioritario della comunità cristiana, prevenendo la società nella ricerca delle sempre nuove povertà.

Nell’arcidiocesi di Monreale oltre i trecento ministri della comunione eucaristica chiamati ad essere anche ministri della consolazione, abbiamo altre iniziative nel campo della sanità. Oltre al Servizio pastorale per le persone diversamente abili, abbiamo costituito un “Dipartimento per l’Autismo e le patologie correlate” con un approccio integrale che coinvolge le ”persone speciali”, le famiglie, le parrocchie, le scuole, gli esperti in campo sanitario e psicologico e le istituzioni. Abbiamo sottoscritto un Protocollo di intesa con l’Arcidiocesi di New York e stiamo collaborando con alcune organizzazioni statunitensi come “The Center of  Discovery” nello Stato di New York e l’associazione di familiari “Parent to parent”. Stiamo collaborando con l’università LUMSA per un Master sul trattamento integrato dello spettro autistico. Un gruppo di medici e di volontari ha dato vita al progetto ”Briciole di salute” che offre un’assistenza sanitaria e materiale soprattutto a famiglie con bambini piccoli. Nei locali di una parrocchia è ospitata una casa famiglia per malati di AIDS dei quali si prendono cura i volontari e gli operatori dell’Associazione “Casa Rosetta” di Caltanissetta fondata dal compianto don Vincenzo Sorge, che ha fatto del servizio agli ultimi il fiore all’occhiello del suo ministero sacerdotale. Durante questa pandemia, non ostante le difficoltà di relazioni in presenza, non possiamo sottrarci come cristiani di essere vicini ai malati, agli anziani e alle loro famiglie mostrando intraprendenza e fantasia nel dono di sé.

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