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Senza misericordia non c’è riconciliazione. Senza perdono non c’è pace

Logo Interris - L'abbraccio del Papa a Emanuele: "Mio papà è in Cielo?"

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La pace nasce dalla misericordia. L’antidoto alla guerra è il perdono. Senza pacificazione interiore non c’è autentica e duratura riconciliazione. A confermarlo sono le resistenze ai negoziati indispensabili a porre fine al conflitto russo-ucraino. La parola e il concetto di misericordia sembrano porre a disagio l’uomo. Siamo in presenza di un enorme sviluppo della scienza e della tecnica. Un fenomeno mai conosciuto prima nella storia in queste dimensioni. L’uomo è diventato padrone ed ha soggiogato e dominato la terra (Gen
1,28). Tale dominio sulla terra è inteso talvolta unilateralmente e superficialmente. Tanto da non lasciare spazio alla misericordia. Ed è per questo che, nell’odierna situazione individuale e collettiva, molti uomini e molti ambienti appaiono guidati da un vivo senso di fede. E si rivolgono, quasi spontaneamente alla misericordia di Dio. Ne deriva l’urgenza di annunciare e testimoniare la misericordia. La misericordia è dettata dall’amore verso l’uomo. Verso tutto ciò che è umano. E che è minacciato da un pericolo immenso. A percepirlo è l’intuizione di gran parte dei contemporanei. Il mistero di Cristo obbliga a proclamare la misericordia quale amore misericordioso di Dio. Rivelato nello stesso mistero di Cristo. Esso obbliga anche a richiamarsi a tale misericordia. E ad implorarla in questa difficile, critica fase della
storia del mondo. Un insegnamento più che mai attuale e ampiamente ripreso nel magistero di papa Francesco. Oggi come duemila anni fa la Chiesa preferisce usare la medicina della misericordia. E pensa che si debba andare incontro alle
necessità del momento esponendo chiaramente il valore del suo insegnamento. Piuttosto che condannare a priori. Non perché manchino dottrine false, opinioni. Pericoli da cui premunirsi e da avversare. Ma perché, come osserva l’arcivescovo Vincenzo Bertolone, tutte quante contrastano così apertamente con i retti principi dell’onestà. Ed hanno prodotto frutti letali. Così che oggi gli uomini sembrano cominciare spontaneamente a riprovarle. Soprattutto quelle forme di esistenza che ignorano Dio e le sue leggi. Riponendo troppa fiducia nei progressi della tecnica. Fondando il benessere unicamente sulla prepotenza o sugli agi della vita.
La dignità della persona umana è quanto mai questione rilevante. Ma difficilissima da realizzare. La violenza esterna esercitata sugli altri. La potenza delle armi. Il predominio politico. Nulla di ciò risolve nel migliore dei modi i problemi gravissimi che  tormentano l’umanità. Stando così le cose, la Chiesa cattolica vuole mostrarsi madre amorevolissima di tutti. Benigna, paziente, mossa da misericordia e da bontà verso i figli separati. All’umanità travagliata da tante difficoltà la Chiesa usa le parole di Pietro al povero che gli aveva chiesto l’elemosina. “Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do”. In altri termini, la Chiesa offre agli uomini dei nostri tempi non ricchezze caduche. Né promette una felicità terrena. Ma dispensa i beni della grazia soprannaturale. I quali, elevando gli uomini alla dignità di figli di Dio, sono di valida difesa ed aiuto. Tanto rendere più umana la loro vita. La Sposa di Cristo apre le sorgenti della sua fecondissima dottrina. Con la quale gli uomini, illuminati dalla luce di Cristo, riescono a comprendere a fondo che cosa essi realmente sono. Di quale dignità sono insigniti. A quale meta devono tendere. Per mezzo dei suoi figli manifesta ovunque la grandezza della carità cristiana. Di cui null’altro è più valido per estirpare i semi delle discordie. Nulla più efficace per favorire la concordia, la giusta pace. E l’unione fraterna di tutti” (Gaudet Mater Ecclesia 7).La speranza, secondo Francesco, permette di vedere oltre i problemi e le difficoltà. Dio vuole uomini e donne di Chiesa capaci di speranza. Di qui, l’esortazione alla Chiesa affinché si faccia carico dell’annuncio gioioso del perdono. Forza che risuscita a vita nuova ed infonde coraggio per guardare al futuro con speranza. Come già nelle intenzioni di Giovanni XXIII, del Concilio Vaticano II e di Karol Wojtyla. La misericordia è a servizio dell’annuncio della verità. Non contrapposta ad esso. Inerisce, infatti, all’atteggiamento nuovo che la Chiesa, innalzando sempre la fiaccola della verità cattolica, sarà chiamata a tenere. Dinanzi agli uomini di questo tempo. Essa è la compassione, la benignità, la pazienza. E’ questo l’amore con cui la Chiesa è chiamata ad andare incontro a ogni uomo. Per annunciargli la verità di Cristo. E la luce di cui ha bisogno per disvelare il proprio mistero. E giungere così alla salvezza. Quindi la misericordia è strumento necessario per guidare l’uomo alla verità di Cristo. Ma non c’è neanche vera misericordia senza l’annuncio della verità. Senza innalzare la fiaccola della verità cattolica. Per usare appunto le parole di Giovanni XXIII. Non c’è pace senza giustizia. Non c’è giustizia senza perdono.

Giacomo Galeazzi: