Sono passati quasi dieci anni da quando la legge Balduzzi ha disposto l’inserimento delle prestazioni di cura e di riabilitazione delle persone affette da gioco d’azzardo patologico (nel testo della legge ancora definito con il polisemico termine ludopatia) nei Livelli essenziali di assistenza sanitaria obbligatoria. Da allora solo nel 2017 viene firmato il decreto di aggiornamento dei LEA ma nessuna iniziativa concreta viene assunta.
In questo lungo periodo di silenzio del legislatore nazionale, i legislatori regionali hanno avviato iniziative singole (talvolta singolari) per cercare di assicurare ai cittadini minime forme di tutela. Lo strumento più diffuso tra le iniziative regionali è il distanziometro (a ben vedere già previsto dalla legge Balduzzi) ossia l’obbligo di una distanza minima tra case da gioco o apparecchi da gioco (d’azzardo) e luoghi sensibili come le scuole o i luoghi di culto ad esempio.
Questo strumento che rappresenta solo un punto di partenza per le tutela e la protezione dei giocatori d’azzardo ha dato, ciononostante, avvio ad un rilevante contenzioso che ha coinvolto le multinazionali dei giochi e le amministrazioni regionali (talvolta anche comunali) impegnate a difendere le proprie regole.
Degli ultimi giorni è la notizia di alcune Regioni che, pur nella evidente consapevolezza dei disagi provocati dalla epidemia sanitaria, in luogo di introdurre norme di maggiore tutela per i giocatori d’azzardo e per le famiglie hanno pressoché eliminato le già poche garanzie per gli stessi previste. La dipendenza da gioco d’azzardo ha creato e continua a creare danni enormi per le famiglie italiane e questo fenomeno è in continua crescita, nonostante il temporaneo arresto quando le chiusure dei luoghi di gioco ne hanno impedito una esponenziale diffusione, come si evince dai dati pubblicati dall’Istituto Superiore della Sanità nel febbraio scorso.
Nei giorni scorsi però il Ministero della Salute con una breve nota ha comunicato la elaborazione e pubblicazione di linee guida per le amministrazioni locali per la tutela dei giocatori d’azzardo e il contenimento del dilagante fenomeno. Nonostante l’impegno rivolto a contrastare l’epidemia da Covid – 119il Ministero della Salute non ha dimenticato il grave problema della dipendenza da gioco d’azzardo ed ha introdotto una circolare per uniformare (seppur solo nelle linee essenziali) le discipline regionali.
Il Ministero raccomanda maggiori controlli ed ispezioni nei punti di somministrazione dei giochi per verificare volumetrie areazione e rispetto delle distanze oltre che la presenza e visibilità delle informazioni sui servizi di cura del gioco d’azzardo patologico. Viene introdotto il divieto di somministrare bevande alcoliche e di fumare e si raccomanda di evitare l’oscuramento dei locali (all’interno ma anche all’esterno in modo che i luoghi siano visibili) e di fare delle pause nelle somministrazioni dei giochi.
Poche raccomandazioni ma molto chiare e perfettamente in linea con le precisazioni dell’Osservatorio Nazionale sul gioco d’azzardo che è impegnato nella definizione del fenomeno e nella individuazione delle migliori regole di contrasto. Un primo passo per il contrasto del disturbo da gioco d’azzardo cui ci auguriamo ne seguano altri nella consapevolezza che anche questo più che un fenomeno in crescita è una epidemia.