A prima vista può apparire come un incontro di routine, uno dei tanti impegni istituzionali ai quali la presidenza del Consiglio deve ottemperare. In realtà la trasferta della premier, Giorgia Meloni, a Tripoli, in Libia, per partecipare al Trans-Mediterranean Migration Forum (Tmmf) – una conferenza sulla lotta alle migrazioni illegali organizzata dal Governo di unità nazionale (Gun) del primo ministro Abdulhamid Dabiaba – è tutt’altro che un appuntamento di secondo piano.
In un documento in lingua araba di 12 pagine, l’esecutivo nordafricano si prefigge l’obiettivo di “garantire un coordinamento integrato sotto un’unica egida” tra i paesi di origine, di transito e di destinazione dei migranti. Ad accompagnare Meloni ci sarà anche il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. La presidente del Consiglio si era recata lo scorso 7 maggio in missione a Tripoli e Bengasi, i due principali centri di potere della Libia, dove aveva incontrato il premier di Tripoli Dabaiba, il capo del Consiglio presidenziale Mohamed Menfi e il comandante dell’Esercito nazionale libico, Khalifa Haftar.
Il Forum intende affrontare la questione della migrazione irregolare e stabilirà un quadro strategico per rafforzare il dialogo e la cooperazione tra Africa ed Europa nella gestione dei flussi migratori. L’obiettivo – fanno sapere gli organizzatori – è quello di affrontare gradualmente la crisi dai paesi di origine ai paesi di transito e di destinazione, dato che questa crisi ha avuto un impatto significativo su entrambe le sponde del Mediterraneo, raggiungendo il suo apice nell’ultimo decennio.
Dunque temi strategici per ambo le sponde del Mediterraneo, e per i quali serve una vera unità d’intenti, che vada al di là dei semplici titoli di testa. Il Forum Trans-Mediterraneo sulle migrazioni (Tmmf), da oggi nella città libica, “sarà una seria piattaforma di discussione per creare un quadro pratico e strategico che garantisca il raggiungimento dello sviluppo nei paesi africani per ridurre il fenomeno migratorio”. Lo ha scritto su Facebook il primo ministro del Governo di unità nazionale Dabaiba, sottolineando la necessità di approcci “che affrontino la realtà del problema nei paesi di origine, dopo che l’esperienza ha dimostrato il fallimento nel tentativo di limitarlo a una soluzione di sicurezza”.
Il Forum, ha spiegato il capo del governo libico riconosciuto dalla comunità internazionale, avrà “un’ampia partecipazione a livello presidenziale e ministeriale dei paesi dell’Africa Sahel-Sahariana insieme ai loro omologhi in Europa”. “I paesi del Sahel non sono più solo paesi di transito”, ha poi osservato Dabaiba, sottolineando che “il numero crescente di migranti ci pone di fronte alla responsabilità morale e di sicurezza di partecipare con tutti i paesi interessati allo sviluppo di soluzioni globali che affrontino tempestivamente il problema e forniscano una vita dignitosa ai cittadini africani nel loro Paese”.
Il governo di Tripoli ha sottolineato che la migrazione irregolare rappresenta una grande sfida, che esercita una pressione economica sia sui paesi di transito che su quelli di destinazione (Unione europea), da una parte esaurendo risorse umane e competenze nei paesi africani, e dall’altra imponendo un pesante fardello sui paesi di transito. Questi ultimi, lamenta il governo di Tripoli, non dispongono delle risorse e delle capacità necessarie per soddisfare i bisogni umanitari urgenti a causa del crescente numero di arrivi, oltre alle sfide di sicurezza poste dalle ondate di migrazione irregolare.
Secondo il Gun, questo scenario richiede pertanto un trattamento completo attraverso la costruzione di un quadro strategico tra i paesi africani ed europei che serva gli interessi di tutte le parti coinvolte nell’equazione migratoria, tenendo conto principalmente dei diritti umani e della dignità.
All’interno di questo quadro il ruolo dell’Italia appare sempre più strategico, e non solo per gli effetti legati agli sbarchi, quanto per le dinamiche politiche economiche legate ai possibili accordi. Non a caso la Meloni guarda sempre con molta attenzione ai paesi nordafricani, seguendone attentamente le vicende interne, dovendo calcolare gli inevitabili effetti collaterali o gli eventuali sviluppi. Libia e Turchia, per esempio, organizzeranno a Tripoli un business forum nel mese di settembre con la partecipazione del settore privato di entrambi i Paesi.
E’ quanto deciso ieri nell’incontro tra il ministro dell’Economia e del commercio del Governo di unità nazionale (Gun) della Libia, Mohammed al Hawaij, e il nuovo ambasciatore della Turchia a Tripoli, Guven Begec, tenuto nella sede del dicastero nella capitale libica. “Il colloquio ha rappresentato un’opportunità per discutere le relazioni bilaterali e l’importanza di portare a termine quanto concordato durante la visita del primo ministro del Governo di unità nazionale, Abdulhamid Dabaiba, in Turchia lo scorso marzo”, si legge in una nota governativa libica.
Il ministro Al Hawaij ha elogiato il lavoro della commissione incaricata del commercio preferenziale tra i due Paesi, che si riunisce regolarmente tramite videoconferenza, e ha esortato la commissione a completare i propri compiti e a iniziare l’attuazione degli accordi. Da parte sua, l’ambasciatore Begec ha espresso la disponibilità del suo Paese a superare tutti gli ostacoli e le difficoltà, offrendo tutte le facilitazioni necessarie alle aziende libiche interessate a entrare nel mercato turco. E se fanno gli altri perché non deve farlo anche l’Italia? In fondo il futuro è ora….