“Per tutti i migranti e, in particolare, per quanti tra loro hanno perso la vita in mare, naviganti alla ricerca di un futuro di speranza. Risplenda per loro il tuo volto, o Padre, al di là delle nostre umane appartenenze e la tua benedizione accompagni tutti in mezzo ai flutti dell’esistenza terrena verso il porto del tuo Regno. Al cuore delle loro famiglie, che non avranno mai la certezza di ciò che è successo ai loro cari, Dio sussurri parole di consolazione e conforto. Lo Spirito Santo aleggi sulle acque, affinché siano fonte di vita e non luogo di sepoltura, e illumini le menti dei governanti perché, mediante leggi giuste e solidali, il Mare Nostrum, per intercessione di san Benedetto, patrono d’Europa, sia ponte tra le sponde della terra, oceano di pace, arco di fratellanza di popoli e culture. Preghiamo”. Sono queste le parole con cui la Cei ha invitato le comunità ecclesiali a pregare per le persone migranti, in particolare per quelle che hanno perso la vita nella traversata del mar Mediterraneo.
Una preghiera in programma per l’11 luglio, giorno in cui si festeggia San Benedetto, patrono d’Europa, e a soli tre giorni dall’anniversario della visita di Papa Francesco a Lampedusa nel 2013. Un pontificato, quello di Jorge Mario Bergoglio, che ha sempre avuto al suo centro, i migranti, i poveri, le periferie del mondo. Papa Francesco è stato un migrante con la sua famiglia di origine, lui nella sua vita ha affrontato anche la sofferenza di lasciare la propria terra per andare in un altro Paese a cercare lavoro, sin da quando era piccolo ha visto l’impegno e i sacrifici dei suoi nonni per andare avanti, per cercare di allevare i propri figli. Sicuramente lui ha questa visione molto concreta che parte dalla sua vita e, quindi, vuole da una parte ribadire il diritto di emigrare, se poi la guardiamo da un punto di vista della fede la terra è di Dio, noi siamo inquilini. Il diritto e la libertà di emigrare, dove però la persona possa essere accolta, rispettata, avere la possibilità di ricongiungersi con la propria famiglia, possa dare educazione ai propri figli. Questi elementi sono nel Dna di questo Papa e del suo pontificato.
Non è un caso, inoltre, che la preghiera sia stata indetto nel giorno in cui l’Europa festeggia san Benedetto, suo patrono. Un modo per richiamare le istituzioni, per accendere ancora una volta un faro sul fenomeno delle migrazioni. L’Europa nasce anche da radici cristiane. L’Europa che ha ricevuto tanto, deve restituire quello che ha ricevuto in lavoro, in sviluppo, a chi è più debole e fragile, a quella parte di popolazione che non ha a sua disposizione quelle risorse che si trovano nel Vecchio Continente, risorse che in alcuni casi sono anche state depredate dai Paesi Europei in alcuni contesti di colonizzazione.
La cronaca di questi giorni sembra voler confermare la triste realtà di cui Papa Francesco ha parlato nell’Angelus del 13 giugno: “Il Mediterraneo – ha detto – è diventato il cimitero più grande d’Europa“. Per evitare queste immani tragedie, la via è quella dei corridoi umanitari, un viaggio sicuro in aereo. Servono accordi bilaterali con i Paesi del nord Africa, anche se questi accordi non sempre vengono rispettati, non è semplice. Bisogna insistere su questa via. E‘ una follia che uomini, donne, bambini, periscano in mare. Un dito puntato contro l’umanità, in modo particolare contro l’Europa.