Lo abbiamo capito, la pandemia sta rendendo un ottimo favore ai ricchi e un pessimo servizio ai poveri. Le classi meno abbienti, avvezze da sempre ad arrangiarsi, a sopravvivere di espedienti e di lavori saltuari; i piccoli lavoratori autonomi, i commercianti, i ristoratori, i bottegai, sono terrorizzati al pensiero di essere di nuovo rinchiusi in casa.
Centinaia di migliaia di persone – soprattutto nel nostro Sud – vivono alla giornata, fingere di non saperlo, vuol dire condannarle a una morte lenta e inesorabile.
Sta accadendo con la pandemia quello che è accaduto con il disastro ambientale. Troppo spesso ci è stato chiesto, più o meno esplicitamente: vuoi il lavoro che inquina o aria salubre e disoccupazione? Bella domanda. Voglio lavorare, certo, ma per vivere non per morire. Il Coronavirus sta sconvolgendo le nostre vite. Tutti siamo responsabili di tutti. Tutti possiamo trasformarci in diffusori dell’epidemia. Contro l’invisibile nemico una delle poche armi certe che abbiamo a disposizione è la prevenzione.
Beati coloro che, in questo triste tempo, hanno un lavoro sicuro, una casa ampia, magari con giardino annesso. Beati coloro che possono permettersi specialisti privati, medicine e tamponi a pagamento. E i poveri? Come faranno? Gli abitanti dei bassi napoletani o dei minuscoli appartamenti nelle immense periferie urbane, dove potranno isolarsi per eventuali quarantene?
“Siamo tutti sulla stessa barca”, è vero, ma non tutti occupiamo i posti più sicuri; la maggior parte dei naufraghi è stata accalcata in angoli angusti dove, alla prima ondata anomala, saranno scaraventati in mare.
A Napoli, venerdì sera, c’è stata una protesta nei confronti del Governatore, del governo e delle restrizioni che vanno annunciando un giorno si e l’altro pure. All’inizio sono scesi in strada i commercianti, i ristoratori, i negozianti. Una protesta civile in un Paese civile. Ben presto, però, è scaduta in una vera e propria guerriglia urbana, al punto che i primi ne hanno preso le distanze.
Guerriglia che condanniamo con tutte le nostre forze. La maggior parte dei ragazzi che protestavano, tra l’altro, non rispettavano le più elementari regole del distanziamento e non indossavano la mascherina.
Una guerriglia inopportuna, inutile, dannosa. Ancora una volta una guerra tra poveri. Dalle nostre case, dove stavamo rinchiusi anche per amore di chi non mostrava di volerci e volersi bene, abbiamo guardato quelle scene con una tristezza immensa. No, ragazzi, così vi fate e ci fate solamente male.
Mi sia permesso, però, di fare un appunto anche ai fratelli scienziati. Non potete continuare a confonderci le idee. Avete anche voi il dovere di pesare le parole se volete davvero aiutarci ad essere obbedienti per il bene nostro e del Paese. È del tutto normale, quando vi contraddite, che ognuno, secondo i suoi bisogni, la sua indole, la sua età, la sua salute, la sua bontà, il suo conto in banca, si farà adepto dello scienziato che più gli aggrada. E’ da quasi un anno che oscilliamo tra speranza e paura, illusioni e delusioni. È dal mese di febbraio che sentiamo dire un giorno da un illustre virologo che non bisogna fare terrorismo, che tutto andrà bene, che questa pandemia è paragonabile a un’ influenza stagionale, solamente un poco più noiosa; e mentre stiamo per riprendere fiato, ecco arrivare un collega altrettanto illustre che smentisce tutto.
Cari scienziati, per favore, mettetevi insieme, organizzate una sorta di conclave, prendetevi il tempo necessario, e alla fine diteci voi – i soli nei quali dobbiamo e vogliamo riporre la nostra fiducia – che cosa dobbiamo fare.
Anche a coloro che governano gli italiani e ai grandi dei Paesi stranieri, abbiamo da rivolgere una preghiera. Perdonateci, ma tutto c’è un limite. Leggere che l’uomo più potente del mondo, Donald Trump, ridicolizza e offende in modo eclatante e volgare Anthony Fauci, uno degli virologi più famosi d’ America, definendolo “un disastro” mette in fribillazione non solo gli americani ma tutti noi, poveri mortali. Così come ci preoccupano e ci umiliano le scaramucce tra i governatori, sindaci, Premier e Ministro della Salute di casa nostra.
Nessuno si offenda, ma sembra davvero di partecipare, a volte, al “mercato del virus”. Ce n’ è per tutti i gusti, per tutte le tasche. Penso che, mai come adesso, c’è bisogno da parte della Medicina e della classe politica, di scienza, coscienza, chiarezza, onestà e tanta, ma tanta, umiltà. Ancora una volta condanniamo la guerriglia scoppiata a Napoli, ma guai a noi, e in particolare a chi detiene il potere, se tentiamo di liquidarla in fretta, magari minacciando il pugno duro, senza prendere in considerazione il dramma che stanno vivendo in Campania, e non solo, i fratelli più poveri.
Questa sciagura che ci è cascata addosso non ci renderà automaticamente migliori. Da quella del 1918 i nostri antenati impararono ben poco se, solo pochi anni dopo, tornarono ad accapigliarsi e uccidersi. Nessuno venga lasciato indietro. Chi dalla vita ha ricevuto di più non rinunci alla gioia e alla soddisfazione di dare di più. In tutti i sensi, in tutti i campi.