La giornata della memoria ci fa ricordare ogni anno ciò che è accaduto, la Shoah, quell’idea assurda di una razza “padrona” e “pura” che ne stermina un’altra, considerata impura, inferiore. Questo memoriale ancora oggi, dopo quasi un secolo, ci interpella e ci interroga sulla comprensione profonda di un tempo che non vogliamo ritorni più. Una volontà di comporre una umanità che abiti la fratellanza, in cui l’incontro sia libero da pregiudizi, in cui trionfi la pace. Non possiamo però evitare di pensare che anche oggi ci sono tanti “Lager” interiori che portano le persone ad isolarsi sempre di più e ad emettere comportamenti conflittuali verso altre persone, soprattutto se viste come diverse, per idee, sesso, razza o religione.
La Shoah avvenne in tempo di guerra ed ancora oggi ci sono tante guerre e tante aggressioni fra Stati, basate soprattutto sulla salvaguardia di interessi economici e geopolitici molto precisi. La Shoah avvenne per il rifiuto della diversità ed ancora oggi ci sono comportamenti che possiamo paragonare a quell’antisemitismo che portò allo sterminio degli Ebrei. La Shoah avvenne a causa di una profonda ignoranza ed ancora oggi riscontriamo come il progresso tecnologico si accompagni spesso ad un’ignoranza relazionale. La Shoah avvenne per un innesco folle di un dittatore ed ancora oggi ci sono dittature che uccidono le libertà di parola, di opinione, di pensiero.
La giornata della memoria deve certamente farci ricordare un tempo nefasto e deve certamente convincerci che non vogliamo più che quel tempo ritorni. Ma oggi è sempre più importante comprendere la realtà, prendersene cura, ostacolare tutto ciò che divide, separa, uccide. Occorre fare memoria della bellezza delle relazioni familiari, affettive, sociali, culturali e ricostruirle nonostante il bombardamento di visioni conflittuali e la sensazione che non ci sia più uno spazio per il bene comune, in cui c’è anche il mio/nostro bene.
C’è un pianeta che mostra ogni giorno i segni di un “conflitto” con gli esseri umani che lo abitano e ci sono milioni di esseri umani che in questo “conflitto” sono perdenti, sono esclusi, sono uccisi. Ecco, se guardiamo la giornata della memoria attraverso questa angolatura, sembra evidente che abbiamo perso la memoria e che ci interessa più la salvaguardia del bene personale che quella del bene comune.
Ciò che ci fa stare bene è spesso il frutto di profonde ingiustizie ed è per questo che dobbiamo comprenderle e superarle, anche a costo di stare un po’ peggio. Non è accettabile un sistema sociale, economico, politico che “produce” povertà, esclusione, conflitto, separazione: non possiamo esserne complici.
Guardiamo ad ogni essere umano come fratello e auspichiamo per tutti la pace e la dignità, lottando (perché è l’unica guerra giusta) contro le ingiustizie, gridando che “la guerra è finita” e dobbiamo “fare la pace”. È il grido che arriva soprattutto da Papa Francesco con il “potere dell’Amore” di cui è portatore. A lui affidiamoci per comprendere a quale speranza siamo chiamati.
Mi piace qui ricordare altri due grandi uomini che hanno espresso importanti pensieri di Pace: David Sassoli che ebbe a dire come “l’Unione Europea è stata creata all’ombra di Auschwitz, per riunire l’Europa e garantire che gli orrori della II Guerra Mondiale non accadano più. Sembra preoccupante che le lezioni della Storia vengano dimenticate. È con incredulità e immensa rabbia che guardiamo il demone dell’antisemitismo che ritorna in Europa e nel mondo – afferma -. Tocca agire”.
Franco Battiato, che nella canzone “Il carmelo di Echt” ricorda Edith Stein…“Dentro la clausura qualcuno che passava selezionava gli angeli. E nel tuo desiderio di cielo, una voce nell’aria si udì: gli ebrei non sono uomini. E sopra un camion o una motocicletta che sia ti portarono ad Auschwitz”.
Sono necessari tanti testimoni, nel passato, nel presente ed anche nel futuro perché nessuna Shoah possa più accadere. Solo così la Shoah sarà degnamente ricordata, perché mai più un essere umano uccida un altro essere umano.