Dal punto di vista culturale è la sensibilità conciliare il terreno comune tra Bergoglio e Mattarella, dossettiano e cattolico democratico. Riccardo Burigana è docente di storia dell’ecumenismo. Direttore del Centro Studi Italiano per l’Ecumenismo San Bernardino di Venezia. E autore di un importante saggio sulla dichiarazione “Nostra Aetate”. Si è aperta una nuova stagione degli studi sul Vaticano II per una molteplicità di fattori. Ma soprattutto per l’accesso a nuove fonti e alla pubblicazione di altre. Queste nuove fonti hanno dato origine a una serie di studi che sono tornati su temi e figure, già affrontate nel passato. O hanno presentato aspetti finora inesplorati, contribuendo in modo significativo a un ulteriore riflessione sulla complessità della recezione del Concilio. Le interpretazioni storiografiche, secondo Burigana, hanno caratterizzato i primi sessant’anni dalla fine del Vaticano II. Rottura, continuità e riforma.Papa Bergoglio ha conquistato l’opinione pubblica ed è la figura della quale gli italiani (cattolici e non) si fidano oggi di più. E’ quanto emerge dall’indagine realizzata dall’Istituto Demopolis su un campione stratificato di 2.000 intervistati, rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne. A colpire di più, nel Pontificato di Bergoglio, è – per oltre 2 italiani su 3 – la spontaneità, la chiarezza delle parole e il modo di comunicare. Il 54% segnala l’attenzione dimostrata nei confronti degli ultimi e dei più deboli, il 51% si dichiara colpito dalla sintonia del Pontefice con i bisogni reali della gente. Oltre un terzo degli intervistati apprezza la sobrietà, il contrasto ai privilegi del clero, la denuncia della cultura dell’indifferenza. Il 75% degli italiani ha fiducia in Papa Francesco. Con un dato che sfiora l’80% tra le donne. L’apprezzamento, rilevato dal sondaggio Demopolis, va ben oltre la fede e la pratica religiosa. Cresce all’84% tra i cattolici, supera il 60% anche tra chi professa altre confessioni e tra i non credenti.Il percorso politico di Sergio Mattarella ha origine all’interno del filone di impegno cattolico-sociale e riformatore. Eletto deputato per la Democrazia Cristiana nel 1983 nella circoscrizione della Sicilia occidentale, ha fatto parte della Camera dei Deputati sino al 2008. In queste sette legislature ha fatto parte della Commissione Affari costituzionali, della Commissioni Affari esteri e del Comitato per la Legislazione. Di cui Sergio Mattarella è stato anche Presidente. La sua attività scientifica e le sue pubblicazioni hanno riguardato prevalentemente argomenti di diritto costituzionale. Ossia intervento della Regione siciliana nell’economia, bicameralismo, procedimento legislativo. Attività ispettiva del Parlamento, indennità di espropriazione. Evoluzione dell’amministrazione regionale siciliana, controlli sugli enti locali. Altre pubblicazioni hanno riguardato temi legati alla sua attività parlamentare e di governo. Ha svolto relazioni e interventi in convegni di studi giuridici e tenuto lezioni in corsi di master e di specializzazione in varie università.Spiega il direttore di Demopolis Pietro Vento che Papa Francesco si conferma in assoluto la figura della quale i cittadini si fidano di più nel nostro Paese”. Conquista il podio con il 75%, superando il capo dello Stato Sergio Mattarella al 66% e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, attestata al 45%. Con il Pontificato di Bergoglio, il 37% degli intervistati afferma di aver migliorato la propria opinione sulla Chiesa Cattolica. L’opinione pubblica apprezza l’impegno per il rinnovamento. Quasi un quarto degli intervistati ritiene che una profonda innovazione della Chiesa sia già in corso, il 44% pensa invece che sia avvenuta in parte e che serva ancora tempo. Quali gesti ed eventi restano simbolici del pontificato? Il 60% ricorda l’immagine di Papa Francesco, in piena pandemia nel marzo 2020, in una Piazza San Pietro deserta. Il 45% cita la visita a Lampedusa dopo la strage dei migranti. A più di 4 su 10 non sfuggono i continui appelli per la pace ed i costanti inviti alla cura dell’ambiente per salvaguardare il futuro della Terra. Oltre un terzo ricorda la forza straordinaria delle immagini dei viaggi di Francesco in Africa ed in Asia. “Molte frasi di Papa Francesco – afferma il direttore di Demopolis Pietro Vento – sono rimaste impresse, in questi anni, nella memoria degli italiani. Dal ‘come vorrei una Chiesa povera per i poveri’ a ‘la globalizzazione dell’indifferenza ci rende tutti responsabili‘. Fino al ‘permesso, grazie, scusa sono le 3 parole della convivenza‘. La citazione più forte, per il 44% degli intervistati, riguarda le nuove generazioni, l’invito ai giovani a ‘non lasciarsi rubare la speranza’”.Adesso è possibile fare un ulteriore passo in avanti rispetto alle classificazioni storiche.
Polemiche simili c’erano già nell’immediatezza della conclusione del Vaticano II, anzi per certi versi sono nate quando il concilio erano ancora in pieno svolgimento. Ora, proprio
per la nuova stagione degli studi sul Vaticano II, una stagione resa possibile anche dall’apertura e dalla sistemazione scientifica dell’archivio del Concilio Vaticano II da parte di Piero Doria, queste polemiche sono destinate a essere rilette e superate dalle tante domande sulla storia e sulla recezione del Vaticano II che vengono poste per comprendere sempre meglio quello che è stato un passaggio particolarmente significativo non solo nella Chiesa, ma nel cristianesimo e nella società contemporanea. Insomma, sottolinea Vatican Insider, più ci si allontana dal Concilio e dai suoi documenti si comprende la grande importanza che esso ha avuto nella storia della Chiesa contemporanea e nella stessa società. E con la scomparsa degli ultimi testimoni sarà possibile studiare il Vaticano II in modo meno passionale e più distaccato? La scomparsa degli ultimi testimoni della celebrazione del Vaticano II, secondo Burigana, segna una svolta nella conoscenza del Concilio, tanto più quando alcuni di loro sono stati protagonisti della stagione della recezione del Vaticano II o si sono spesi per far conoscere il Vaticano II a coloro che non l’hanno vissuto direttamente.La loro memoria, spesso affidata a interventi scritti e a interviste orali, rappresenta un tesoro prezioso per introdurre tutti allo studio al Vaticano II. Francesco è il primo pontefice nato dopo il Concilio. Lo cita poco e lo vive molto. Jorge Mario Bergoglio è stato ordinato sacerdote dopo la conclusione del Vaticano II ma ha compiuto una parte dei suoi studi durante la celebrazione del Concilio. Quando speranze e preoccupazioni si susseguivano con un ritmo quotidiano che sembrava aprire nuove prospettive alla riflessione e alla testimonianza della Chiesa. Bergoglio ha poi vissuto in prima persona la lunga stagione della recezione del Vaticano II. Il Concilio è così presente nel suo pontificato, nelle sue parole e nei suoi gesti, anche quando non viene citato in modo esplicito. Francesco propone una lettura del Vaticano II in modo da farlo essere una fonte della vita quotidiana per ogni cristiano per la costruzione di una cultura dell’accoglienza, fondata sull’ascolto e sul dialogo, nella sequela di Cristo, luce delle genti. Bontà e misericordia sono due aspetti della stessa realtà. Si tratta di vedere le modalità con cui si declina ora un aspetto ora l’altro. Sarà comunque interessante dopo sei decenni accostare i documenti conciliari all’interno di questo binario. Due figure, Giovanni XXIII e Francesco, possono essere strettamente correlate, anzi unite. Infatti in cinquant’anni si possono dimenticare tante cose, ma non è tramontato lo spirito e la lettera di quei primi interventi che hanno predisposto il grande inizio del Concilio e l’ accompagnamento che esso ha avuto. Alcuni dei grandi temi: misericordia, comprensione, vedere ciò che unisce, affrontare le più grosse sfide della società del tempo, guardare all’interno e soprattutto all’esterno della Chiesa. È naturale che a distanza di sessant’anni si facciano accostamenti. Ma è più costruttivo osservare una linea di sviluppo che oggi sta trovando nelle parole e nell’agire di Francesco un’eco fedele al recente passato e insieme nuova. Nuovo il linguaggio, nuove le prospettive; nuovi gli orizzonti che si sono aperti ma sempre all’insegna di quel Gaudet Mater Ecclesia di Giovanni XXIII nel discorso di apertura del Concilio. Perciò non si può comprendere il pontificato di Francesco se non si hanno ben presenti tutte le potenzialità che ancora non sono state disvelate completamente, presenti nei documenti conciliari. Questo è un aspetto importante, ma c’è poi tutta la vitalità delle Chiese locali che costituiscono una pagina formidabile dell’attuare e vivere il Concilio. Lo dimostra il progressivo sviluppo della sinodalità, dai tempi di Paolo VI in poi.
Il terreno comune tra Bergoglio e Mattarella
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