Il successo a Cracovia della Giornata mondiale della gioventù ha fatto il giro del mondo. In un momento così difficile in Europa, in cui ogni forma di aggregazione o manifestazione preoccupa enormemente, abbiamo assistito al più grande raduno di massa degli ultimi anni, senza riscontrare alcun minimo problema.
Papa Francesco incassa, quindi, un altro risultato eccellente contro quei famosi gufi che avevano previsto la catastrofe. I giovani hanno gioito di questa avventura spirituale spinti dal loro vero e unico punto di riferimento, Gesù, e confortati dal suo Vicario a lanciarsi nell’“avventura della misericordia”, per costruire ponti, abbattere muri, soccorrendo il povero, chi si sente solo e abbandonato, chi non trova più un senso alla propria vita. Il trentunesimo appuntamento di questa importante kermesse della gioventù cattolica – sul tema: “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia” – si è svolta nella terra natale del suo ideatore: San Giovanni Paolo II. In un caleidoscopio di eventi, con centinaia di migliaia di giovani, iniziato martedì scors, 26 luglio, con la Messa di apertura nel Parco di Blonia, e continuato con l’arrivo del Santo Padre nella giornata di mercoledi 27 .
Tra i momenti clou, la Via Crucis, venerdì, e la Veglia di preghiera con il Papa, sabato, culminati nella celebrazione eucaristica finale, domenica, nel Campus Misericordiae. Il vescovo di Roma, durante la sua visita, oltre agli appuntamenti con i giovani e agli incontri con le Autorità, è stato al Monastero della Madonna Nera di Jasna Gora, a Czestochowa, in occasione del 1050° anniversario del battesimo della Polonia, e al Santuario della Divina Misericordia, dove viene custodita l’immagine del Cristo che apparve a Faustina Kowalska.
Significativo e commovente è stato poi l’abbraccio ai piccoli malati dell’ospedale pediatrico di Cracovia e la preghiera silenziosa nei campi di sterminio di Auschwitz-Birkenau. I numerosi spunti di riflessione di queste giornate hanno fornito una grande opportunità per ridare slancio a quel fondamentale cammino di unità di tutti i credenti all’interno della Chiesa. In un mondo che sta vivendo una terza guerra mondiale a pezzi, non a causa della religione, ma per il potere, Francesco ha rivolto l’invito a “lasciarsi trasformare dal Vangelo” per promuovere la cultura dell’incontro, del rispetto, della comprensione e del perdono reciproco.
Troppo spesso i giovani vengono attirati dalle insistenti “voci” di chi trasforma gli altri in oggetti, in cose da “usare e gettare”, utili solo per soddisfare i propri bisogni e desideri, piuttosto che come persone uniche e irripetibili, figli di Dio, da apprezzare e da amare. I nostri ragazzi, distratti e bombardati da una “vertigine alienante di false illusioni che finiscono nel niente”, tendono ad accontentarsi di poco. E così non danno il meglio, non alzano lo sguardo, non sognano in alto. Ma i giovani che non sognano sono già “in pensione” e “camminano con la faccia triste, come se la loro vita non avesse valore”.
Spesso è il contatto vero e la testimonianza dei poveri che fa comprendere il senso dell’esistenza a un’umanità disillusa, indolente e indifferente. Gli stessi cristiani, nonostante le belle parole, nella pratica insegnano il più delle volte alle giovani generazioni che la felicità coincide con il prestigio o con il possedere il maggior numero possibile di beni! Non commettiamo l’errore di trasferire ai nostri figli false divinità, che irrimediabilmente portano alla morte!
È evidente la presenza di uno strettissimo legame tra i mali che affliggono la famiglia e quelli della società, come la carenza del lavoro, le difficoltà economiche, l’emergenza educativa, la crisi politica e valoriale. Una diffusa decadenza investe ormai ambiti che nel recente passato avremmo definito inimmaginabili e inviolabili. Dinnanzi a una cultura utilitaristica, individualistica e consumistica, che corrompe il tessuto sociale, è necessaria una svolta, un cambiamento radicale, dove ognuno è chiamato a dare il proprio contributo per un mondo migliore.
È fondamentale riscoprire il valore del sacrificio, del dono di Sé, nel segno della gratuità, anche attraverso l’impegno in sane forme di volontariato. Mettersi al servizio degli altri, in particolare dei soggetti più deboli e svantaggiati, è fonte di grande ricchezza. Sotto questo punto di vista, i giovani già forniscono al mondo uno stupendo esempio di generosità del cuore che bisogna continuare a valorizzare. Allora, aiutiamo i figli, i genitori, gli sposi, ad accettare e amare la propria vocazione educandosi al rispetto reciproco e alla capacità di condividere con gioia la quotidianità.
E ora, il prossimo appuntamento è stato dato da Bergoglio a Panama nel 2019, con uno dei suoi slogan ad effetto, perché vicino alla sensibilità dei ragazzi, simpatico e concreto: “a Gesù non si può rispondere per sms…giovani, non lasciatevi anestetizzare l’anima”.