Quest'anno festeggiamo i 40 anni delle nostre comunità terapeutiche. Quaranta anni vissuti condividendo con chi è caduto vittima delle dipendenze. Vedere un giovane nel pieno della vita, che è come una larva, uno zombi, e le loro famiglie distrutte a causa di questo flagello, nel cuore di don Oreste era come sentire il grido dei poveri che chiedevano di essere liberati. Si è così data una risposta a questo attraverso la condivisione con loro nelle comunità terapeutiche, nelle case di accoglienza. Migliaia e migliaia di giovani sono stati accolti e liberati, è stata una risurrezione per le loro famiglie. Questi quaranta anni testimoniano la bontà di questa scelta, profetica del nostro fondatore, ma anche di coloro che hanno speso e stanno spendendo la loro vita come operatori nelle comunità terapeutiche, i volontari, tutto il collegamento con la Papa Giovanni XXIII, cioè le case famiglia dove a volte i ragazzi vanno a terminare il programma, o nelle cooperative dove possono riprendere un'attività lavorativa.
Ogni anno sono circa un centinaio i ragazzi che terminano il programma, sia in Italia ma anche nelle nostre comunità in Brasile, Bolivia, Albania e Cile. E' un traguardo importante: ritornare a una vita bella, sana. L'obiettivo non è solo fare questa festa, ma scegliere anche una vita stabile, con un fondamento, con basi solidale, in cui si apprezza il valore della vita, della famiglia, del lavoro. Nel nostro cammino si aggiunge anche la riscoperta della fede, della dimensione cristiana, della relazione con Cristo, della guarigione che viene da una vita sincera, quindi anche la riscoperta della Chiesa e della comunità ecclesiale nella quale, una volta finito il programma, ci si inserisce e si cammina, sia per dare il proprio contributo ma anche per essere sostenuto. Ecco, non solo la festa di un giorno, ma una scelta duratura per l'avvenire.
Non si può tacere di fronte alla volontà di alcuni di legalizzare le droghe leggere. E' un modo di prendere in giro i giovani, è un messaggio devastante a livello culturale. E' come dire che non sia un problema se uno ogni tanto si sballa “si fa”. Noi abbiamo sempre sostenuto che, discorso valido anche pr il discorso degli alcolici, bisogna dirlo che ci sono delle sostanze che fanno male, che sono devastanti. E' come togliere il confine tra il bene e il male, tra ciò che è giusto e ciò che è ingiusto, ciò che fa crescere una comunità e ciò che la devasta, togliendo tutti gli argini. E' come se noi in una strada non mettessimo le segnaletiche e i semafori. E' un messaggio paradossale ed è grave che venga dai nostri parlamentari che dovrebbero spendersi per educare al bene, al bello, invece di spendere i soldi dello Stato per leggi inique.