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Le Ong dei Governi oppressori

Sulla polemica che divampa in questi giorni in merito alle presunte collusioni tra Ong e trafficanti di esseri umani è necessario fare alcune importanti considerazioni.

Se quanto sospettato da certe procure siciliane dovesse approdare a dati di fatto certi e incontrovertibili è del tutto conseguente che gli autori di crimini siffatti vadano perseguiti severamente e fino in fondo, rivelandosi ormai necessario e non più differibile chiarire l’esistenza di fonti di finanziamento sospette o quantomeno anomale.

Tanto premesso, va rilevato che il problema dei problemi rimane però del tutto irrisolto: il destino dell’Africa e dell’Europa nei prossimi decenni.

Sì, perché la questione vera risiede nella (mancata) volontà dell’establishment internazionale di affrontare seriamente il tema della condizione dei popoli africani ovvero il loro destino economico e politico nei termini che meritano.

Possiamo davvero escludere che oggi, nel 2017, la situazione dell’Africa non risenta più di quello che fu il colonialismo di quelle terre? Non credo, perché il cosiddetto “continente nero” è stato da sempre – e continua a esserlo – terra di sfruttamento, di speculazione, di arricchimento indebito da parte dell’occidente ai danni della gente di quei Paesi. E il prezzo che continuano a pagare ancora oggi è altissimo: deprivazione economica, sfruttamento del sottosuolo, corruzione dei governi sostenuta dal consenso politico internazionale più o meno implicito, traffico di armi e – abominio insopportabile – traffico di esseri umani e anche di bambini.

Cosa hanno compiuto e concretizzato l’Europa e le altre Nazioni benestanti per impedire o almeno fermare l’esodo impressionante che da alcuni anni ormai si sta consumando da quel continente verso il resto del mondo? È in atto una qualche cooperazione per chiudere i numerosi teatri di guerra che insanguinano quei popoli, vittime del tutto inermi dei perfidi calcoli e degli interessi dell’occidente?

Le risposte a queste domande sono desolanti: non c’e la volontà politica per trovare le soluzioni più giuste e le poche proposte attuate finora sono state dei semplici contentini o peggio… delle campagne militari. In ogni caso tutte azioni limitate, di facciata e a breve termine.

Gli innumerevoli appelli degli ultimi Pontefici, della Chiesa africana, come quelli di alcune organizzazioni di volontariato, che si trovano da sole a denunciare le vergogne perpetrate dai ricchi a discapito dei poveri, restano sempre più inascoltati.

Una sorta di menefreghismo da parte di tutti gli Stati (nessuno escluso) porta a ignorare se – tanto per fare un recente esempio – la Conferenza Episcopale del Mozambico, in una lettera pastorale dedicata al tema dello sviluppo, afferma che i governi dei Paesi industrializzati cercano di trovare in Africa una soluzione alla crisi energetica e alimentare mondiale senza però cercare di venire incontro ai problemi degli africani. Anche queste denunce cadono nel vuoto e sembrano diventate la normalità, quasi una routine.

Ormai non vanno più di moda e neanche colpiscono più l’opinione pubblica le tremende immagini di quei piccoli con l’addome gonfio e abbandonati nel degrado più assoluto. Nonostante tutto i drammi restano nella vergognosa indifferenza sociale che preferisce andare a braccetto con le lobby economiche senza scrupoli. I governi non vogliono affrontare il vero dramma della moltitudine in movimento verso l’Europa perché sanno di non poterli fermare essendo i primi corresponsabili di questo esodo.

Bravi sono i magistrati ad indagare sulle presunte e singolari anomalie criminogene di certe organizzazioni che forse realmente si saranno spinte oltre le proprie competenze. Peccato che nessun giudice su questa terra potrà mai condannare quei Paesi occidentali ipocriti che, mentre lasciano affogare i più disperati, continuano realmente a prosciugare un intero continente da secoli in nome della civiltà e sì, dello sviluppo… il proprio!

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AUTORE

don Aldo Buonaiuto
don Aldo Buonaiuto
Fondatore e direttore editoriale di In Terris, è un sacerdote della Comunità Papa Giovanni XXIII. Da anni è impegnato nella lotta contro la prostituzione schiavizzata

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