Una menzogna si aggira per l’Italia e inonda i social di fake news. Viene spacciata per autentica l’immagine totamente falsa di una Chiesa assente contro la pandemia in una sorta di tradimentoa della causa del bene comune, di diserzione nella guerra al coronavirus. In realtà il prezzo di sangue che parroci e cappellani stanno pagando in questa tragedia collettiva è altissimo e si calcola in decine di caduti tra le corsie dei nuovi lazzaretti e negli ostelli per le persone più fragili. Le diocesi hanno messo a disposizione della Protezione Civile le loro strutture e gli enti religiosi (come il Fondo San Giuseppe istituito dalla Chiesa ambrosiana per chi perde il lavoto a causa del coronovirus) sostengono le popolazioni colpite dall’emergenza sanitaria, moltiplicando da nord a sud collette, mense per gli indigenti e assistenza domiciliare e ospedaliera ai malati. La Chiesa mobilitata in aiuto degli ultimi in piena pandemia poggia sulle radici teologiche del pontificato della misericordia. L’impegno ecclesiale planetario contro la pandemia deriva del riconoscimento dell’intrinseco legame che accomuna tutti i popoli della terra rendendo, come indicato nell’enciclica Laudato si’, l’unità superiore al conflitto. Nel promuovere una cultura di solidarietà e misericordia, contro l’indifferenza, l’insegnamento di Francesco è rivolto principalmente alle famiglie, chiamate ad una missione educativa primaria ed imprescindibile. Le famiglie costituiscono il primo luogo in cui si vivono e si trasmettono i valori dell’amore e della fraternità, della convivenza e della condivisione, dell’attenzione e della cura dell’altro. In un mondo ebbro di lussi, consumi, narcisismi, il Pontefice richiama a comportamenti sobri, a saper vivere l’essenziale. E anche a lasciarsi alle spalle la cultura dell’indifferenza, per improntare la vita alla pietà e alla solidarietà. Già in occasione del Giubileo della misericordia Francesco ha voluto sintetizzare con parole semplici, profonde, e anche in controtendenza rispetto al pensiero corrente, il significato che deve assumere per la società d’oggi il messaggio della venuta di Gesù tra gli uomini. Non c’è posto per il dubbio. Il Pontefice lo lascia agli scettici che per interrogare solo la ragione non trovano mai la verità. Come l’indifferenza verso il prossimo e verso il Creato rappresentano due aspetti della medesima realtà, così l’autentica attenzione alla famiglia umana non può scindersi dalla sollecitudine verso la casa comune e il suo stato di salute.”Nemica della pace non è solo la guerra, ma anche l’indifferenza“. Così Francesco, prima di recitare il primo Angelus del 2016, si è rivolto ai fedeli e ai pellegrini presenti in piazza San Pietro. Vincere l’indifferenza e conquistare la pace comporta una vera e propria lotta, un combattimento spirituale che ha luogo nel cuore umano; la pace, che Dio Padre desidera seminare nel mondo, deve essere coltivata dagli uomini. Non solo, la pace deve essere anche conquistata. E invece, secondo Francesco, l’indifferenza fa pensare solo a sé stessi e crea barriere, sospetti, paure e chiusure; abbiamo, grazie a Dio, tante informazioni, ma a volte siamo così sommersi di notizie che veniamo distratti dalla realtà, dal fratello e dalla sorella che hanno bisogno. Da qui l’appello del Papa ad aprire il cuore, risvegliando l’attenzione al prossimo. Unica via per la conquista della pace. Proprio il messaggio scritto in occasione della celebrazione della 49° Giornata Mondiale della Pace riproduce fedelmente lo schema conciliare del pontificato di Jorge Mario Bergoglio. “L’atteggiamento dell’indifferente, di chi chiude il cuore per non prendere in considerazione gli altri, di chi chiude gli occhi per non vedere ciò che lo circonda o si scansa per non essere toccato dai problemi altrui, caratterizza una tipologia umana piuttosto diffusa e presente in ogni epoca della storia. Tuttavia nella società odierna esso ha superato decisamente l’ambito individuale per assumere una dimensione globale e produrre il fenomeno della globalizzazione dell’indifferenza“. In risposta ad alcune delle tante situazioni di necessità, la Cei raccogliendo il suggerimento della commissione episcopale per la Carità e la Salute, ha stanziato 3 milioni di euro provenienti dall’otto per mille, che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica. Il contributo raggiunge la Piccola Casa della Divina Provvidenza-Cottolengo di Torino, l’Azienda ospedaliera “Cardinale Giovanni Panico” di Tricase, l’Associazione Oasi Maria Santissima di Troina e l’Istituto Ospedaliero Poliambulanza di Brescia. In questo modo a Brescia si sono liberate risorse umane, posti letto e attrezzature destinate completamente all’emergenza Coronavirus. Si tratta di 435 posti letto, di cui 68 di terapia intensiva e 70 di Osservazione Breve Intensiva in Pronto Soccorso. Prima i posti letto di terapia intensiva erano 16.
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