“Il viaggio della quaresima è un esodo dalla schiavitù alla libertà“, insegna il Papa. Abbiamo a disposizione quaranta giorni, da oggi alla domenica di Pasqua, per chiederci: “Dove mi porta il navigatore della mia vita? Verso Dio o verso il mio io?”. Quella 2025 è una quaresima di macerie e speranze. Mai come in quest’Anno Santo l’odierno rito dell’imposizione delle ceneri diventa momento di verifica e rigenerazione per l’intera società. Il mondo sta affrontando l’accidentato ma indispensabile processo di pacificazione dell’Ucraina, di Gaza e di decine di altri luoghi di sofferenza in cui alla devastazione materiale provocata dalle armi corrisponde quella morale causata dalla “terza guerra mondiale a pezzi”. Jorge Mario Bergoglio testimonia l’urgenza di una profonda introspezione e di un sincero discernimento in grado di consentire alla conversione di farci uscire delle tenebre dei conflitti che attualmente insanguinano sessanta nazioni del mondo.
Quando viene abbandonata la legge divina dell’amore dilaga quella del più forte sul più debole. In agguato affiorano comportamenti distruttivi verso il prossimo e le altre creature ma anche verso noi stessi. “L’intemperanza prende il sopravvento quando si conduce uno stile di vita che vìola i limiti della condizione umana e della natura”, avverte il Pontefice mettendo in guardia dai desideri incontrollati che il libro della Sapienza attribuisce agli empi. Ovvero a coloro che non hanno Dio come punto di riferimento delle loro azioni, né una speranza per il futuro. Se non siamo protesi continuamente verso la Pasqua e l’orizzonte della Risurrezione, avverte Francesco, ha il sopravvento la logica del “tutto e subito”, dell’avere sempre di più. Lo “spirito di Caino” che semina morte e dolore può essere fermato solo da donne e gli uomini di buona volontà che si impegnano per portare sollievo e assistenza alle molte vittime innocenti della sete di potere e ricchezza di pochi.
La pace è molto più dell’assenza di guerra. E’ innanzi tutto una disposizione dell’anima, una scelta etica. Case, ponti, ospedali, scuole e chiese si possono ricostruire mentre le ferite più difficili da risanare sono quelle prodotte dall’odio nei cuori. Non potrà esserci autentica riconciliazione attorno a noi finché non ci sarà tregua dentro di noi. La quaresima offre, quindi, una preziosa opportunità individuale e collettiva per risorgere dall’oscurità del peccato e rinascere alla luminosa condivisione comunitaria. Secondo Francesco cospargersi oggi il capo di cenere equivale a compiere un “mea culpa” che risponda all’invito di Dio che “con le braccia spalancate e gli occhi pieni di nostalgia” sollecita: “Ritornate a me”. L’Anno giubilare dell’Antico Israele segna proprio il ritorno alla santità del dono ricevuto da Dio: il possesso della terra, la libertà, il condono dei debiti, la giustizia, il riposo. “La quaresima, che oggi iniziamo, è anche per noi tempo favorevole per ritornare al Signore con tutto il cuore e riscoprire il dono di grazia che abbiamo ricevuto per mezzo del mistero pasquale di Gesù”, ricorda la Cei indicando il digiuno, la preghiera e la carità quali strumenti di profondo rinnovamento interiore.
Personalmente ricordo la pervasiva e trascinante predicazione in quaresima dell’infaticabile apostolo della carità don Oreste Benzi con il quale ho condiviso tanti anni di missione al servizio degli ultimi. Raccontava che le cose più importanti non le aveva imparate dai libri, ma dalla vita, dal contatto con la gente, coi poveri (definiti i suoi “migliori maestri”). In quaresima esortava a pregare in particolare per i missionari, le umili mamme che non si appartengono ma si donano a Dio, per le case famiglia dove giovani donne danno se stesse per essere madri dei figli di nessuno. In vista della Pasqua scorgeva un mondo di luce che fiorisce. “E tu?”, chiedeva. Dalla risposta a questa domanda deriva l’autentico senso della vita di tutti e di ciascuno.