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L’apparenza inganna

La società dell’apparenza si divide in due tipologie opposte: coloro che sono schiavi dell’immagine e chi invece vive nella trascuratezza. I primi sono persone completamente impostate sul culto dell’esteriorità che fondano tutto il proprio vivere nel cercare di essere sempre al centro dell’attenzione e soprattutto affannandosi nel presentare agli altri la bellezza, il valere e il valore di sé. La giornata scorre come tra attori all’interno di uno spettacolo teatrale dove da quando si apre il sipario fino alla sua chiusura bisogna comparire con i costumi di scena anche quando questi risultano ridicoli o esagerati. Anche nel nome dell’estrosità oggi ci si può conciare nei modi più disparati e qualunque novità viene considerata soltanto in base alla firma e al successo che riesce a ottenere attraverso la pubblicità.

La massa corre dietro all’ultimo grido, e comunque si arriva persino a mangiare di meno per comprarsi quel vestito, borsa, scarpe, telefono alla moda. Mostrare e dimostrare la presunta ricchezza, impregnati di un narcisismo spietato risulta l’unica modalità – di molti – indispensabile per essere accettati e riconosciuti. Questo è quel pezzo di società con una sovrasvilupppata “puzza sotto il naso”, gente chic, o sedicente tale, a volte anche buffa ed esageratamente artificiale, capace di spendere patrimoni per cambiarsi i connotati lottando inutilmente per nascondere il fascino della vecchiaia. Queste fissazioni possono creare una dipendenza simile a una droga, o sfociare in malattie psico-fisiche. Il bisogno di spendere per alimentare il proprio ego è sempre più comune, arrivando addirittura a dimenticarsi delle legittime e basilari necessità dei propri familiari.

Dall’altra parte troviamo chi si disinteressa totalmente della propria immagine trascurandosi in tutti sensi fino al rischio di nuocersi, maltrattarsi e ammalarsi. I vari stadi che intercorrono sono sottili e facili da raggiungere perché chi si abbandona si può anche umiliare fino a compiere atti di autolesionismo. Queste persone circolano con disinvoltura anche negli ambiti professionali e istituzionali dove una volta era inimmaginabile presentarsi trasandati. Oggi in nome di una falsa concezione di libertà si può far apparire anche la sciatteria come una legittima modalità di esprimersi nascondendo un reale malessere che diventa addirittura modello da seguire. Di fatto coloro che al di là delle proprie possibilità economiche scelgono il disordine esteriore e materiale rivelano un’evidente mancanza di autostima e soprattutto un vuoto interiore sintomo della ricerca di attenzione e di amore.

Entrambi gli estremi sono figli dello stesso disagio e ambedue provocano tristezza ed evidenziano il dramma della solitudine dell’uomo incapace di relazionarsi per ciò che è e non per ciò che appare. C’è chi non può permettersi non solo il lusso più sfrenato ma neanche il minimo indispensabile, eppure vive nella totale dignità ed eleganza avendo rispetto di se stesso e sapendosi presentare ordinatamente e con gusto dinanzi agli altri. Forse questa è una terza categoria della quale fanno parte quelle persone amanti di un certo equilibrio e saggezza. Uomini e donne che vivono serenamente perché hanno una libertà interiore tale da non prendersi sempre troppo sul serio e nello stesso tempo riconoscendo la dignità assoluta e irripetibile di ogni persona, al di là di ciò che possiede. Tante malattie sono causate dalla follia di quel sistema dell’apparenza dove i genitori mentre dicono di amare i propri figli li trascinano nel vortice di queste prigionie.

 

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