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L'antidoto al male degli estremismi

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La tolleranza non ha mai provocato una guerra civile, l'intolleranza ha coperto la terra di massacri“. Sono le parole di Voltaire. Oggi fa più rumore l'intolleranza, soprattutto quando si parte dal proprio io, o gruppo etnico, o nazione o cultura, senza aprirsi a un disegno più ampio che ha anche una dimensione religione e universale. E' necessario tenere rilegata la terra al cielo, tenere unito questo mondo, non solo là dove siamo noi nel nostro piccolo, ma in tutta la globalità, allora si inizia ad avere un grande rispetto per il creato, per questa terra comune, e soprattutto per gli uomini che sono l'apice della creazione. L'intolleranza nasce quando non si cresce e non si matura nel rispetto e nell'amore del prossimo, nell'attenzione e nell'ascolto dell'altro. Bisogna sempre ascoltare l'altro, tutto quello che ci dice; a questo punto anche io avrò l'occasione di essere ascoltato e così nasce il dialogo reciproco. 

In una delle ultime udienze Papa Francesco ha condannato il riaffiorare dell'antisemitismo. C'è un antidoto contro questi estremismi, ma bisogna innanzitutto partire dal saper educare le generazioni di giovani alla custodia della casa comune, un lavoro molto arduo molto nobile. Diceva Paolo VI: “E' una delle forme più alte di carità“. Avere questa visione di insieme, in cui si tiene conto di ogni persona inserita in una comunità o in un popolo, il bene della persona è dato anche dato dal bene di tutti. Il bene di tutti deve tener conto del rispetto dei diritti fondamentali di ognuno. Per questo è così importante educare le nuove generazioni a camminare insieme, all'economia di comunione, di condivisione. 

L'Europa è nata da un patto di tolleranza che affonda su radici cristiane di amore, di altruismo, di rispetto, di dialogo. San Giovanni Paolo II, nel corso del suo pontificato aveva chiesto di poter mettere nella Costituzione europea il richiamo ai fondamenti cristiani che sono profondamente umani. Io ritengo che questo laicismo ideologico che ha messo da parte questa casa comune – che ha prodotto frutti bellissimi di democrazia e di sviluppo – ha generato un individualismo esasperato, economico culturale, tecnocratico, che oggi sta innalzando dei muri. E' il contrario del disegno di Dio sull'umanità di essere tutti fratelli e collaborare per un percorso di pace e giustizia. 

Oggigiorno è fondamentale riscoprire la tolleranza ma ritengo che questa società abbia bisogno di ritrovare un po' di silenzio, di ascolto, di tutto il bene che c'è e soprattutto di saper riconoscere nell'altro non un nemico, non un avversario ma una persona con cui dialogare, una risorsa. E quindi saper vedere negli altri i talenti e le cose buone. In quest'ottica, la politica dovrebbe produrre leggi che siano di giustizia, a favore della vita, di un'economia che dia lavoro a tutti, che dia una casa ad ognuno, la possibilità di potersi curare, ma non solo per “i nostri”, ma per tutti quelli che, in questa umanità globalizzata, circolano sulla terra. La terra è di tutti e va custodita da ognuno.

Paolo Ramonda: