C’è una grossa differenza fra colui che va verso una persona perché l’ha nel cuore e colui che si muove perché ha bisogno di un favore, deve risolvere un problema, deve ottenere un aiuto, deve sbrigare una pratica. Il primo ama la persona di per sé, indipendentemente da come si atteggia, dai difetti che ha, dal male o dal bene che compie. Egli va verso quella persona perché gli è divenuta cara, l’ha nel cuore, e quando si ha nel cuore l’altro si è disponibili a passare sopra a tutto, a perdonare tutto, a capire tutto. Ciò che preme è l’altro, è il suo essere, è la sua persona, è il tutto di quella persona, non è un particolare. E le conseguenze sul piano pratico sono innumerevoli.
Diverso l’atteggiamento della moglie che si dona perché vuole bene al marito, dalla moglie che invece si dona perché teme le conseguenze di un eventuale rifiuto o perché ha bisogno di ottenere dei favori, dei permessi, delle libertà. Sì, è molto diverso l’atteggiamento della moglie che si dona al marito per motivi che sono al di fuori d quelli dell’amore: se ciò accade ella trae il marito in inganno perché egli crede di incontrarsi con lei ma in realtà il suo cuore è lontano.
Come è diverso l’atteggiamento del marito che cerca sua moglie perché vuole soddisfazione, dal marito che invece si dona perché ha lei nel cuore. Dice Paolo nella Prima lettera ai Tessalonicesi, al capitolo 2, rivolgendosi ai fedeli: “Avrei voluto darvi non soltanto il Vangelo ma anche la vita, perché mi siete divenuti cari”. dice Gesù: “Io conosco le mie pecorelle e le mie pecorelle conoscono me”.
Sia in Gesù che in Paolo l’incontro avviene con il nucleo essenziale della persona, inesprimibile ed indicibile: l’amore è pieno. Bisogna che l’altro sia divenuto caro, indipendentemente da quello che si ricava da lui ma solo perché l’altro esiste.
Si capisce bene se c’è questo tipo d’amore perché quando ci si rivolge a Dio, e ci si ricorda della persona che è divenuta cara, si dice: “Signore, ti ringrazio perché lui/lei c’è”. E basta. Quanto è diverso l’amore di un fidanzato che va verso la fidanzata perché l’ha nel cuore e le vuole bene, perché “è lei”, da colui che va dalla sua fidanzata perché deve andarci, perché ormai sono insieme, perché non si può più tirare indietro. Quando va per altri motivi che non siano lei, cerca di compensare il senso di frustrazione attraverso l’utilizzazione di ciò che lei ha. E’ uno squallore.
Anche l’unione di due coniugi che non si amano ma si prestano l’un l’altro diventa prostituzione. Anche nel lavoro si nota bene chi agisce per amore e chi opera per interesse. Quanto è diverso, infatti, l’atteggiamento di un impiegato che ama coloro che a lui si rivolgono, da quello di chi non lavora per amore. Il primo ha il cliente nel cuore prima ancora di vederlo e quando arriva lo accoglie con serenità, lo serve con rispetto, lo saluta con amore; Il secondo lo tratta come un oggetto più o meno utile e se ne libera con modi e maniere che tradiscono il suo animo egocentrico e venale.