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L’altolà del Papa alla web-dittatura

Tra la Chiesa e la Rete nulla sarà più come prima. Sulla protezione dei minori Papa Francesco ha tolto ogni alibi ai giganti dei social. L’abuso degli strumenti digitali aggrava “il traffico di esseri umani, l'organizzazione del terrorismo, la diffusione dell'odio e dell'estremismo”. Le aziende non possono più considerarsi “estranee all'uso degli strumenti che mettono nelle mani dei loro clienti”. Ora, anche alla luce dei più recenti sviluppi della società attuale, con l’espandersi delle dinamiche globalizzanti e la pervasività del Web, portatori di grandi opportunità e insidie, risulta quasi impossibile immaginare la vita ecclesiale senza la svolta impressa dal Concilio, al di fuori della quale, oggi molto più di allora, tante strutture e tante prassi ecclesiali apparirebbero ormai desuete. Oggi moltissime persone trascorrono gran parte del loro tempo nel mondo virtuale. Alcuni tengono aperti i social network per tutta la giornata attraverso i tab dei browser, o tramite altre applicazioni. In questo modo la vita virtuale diventa sempre più lo spazio nel quale le persone vivono.

Queste nuove forme di comportamento stanno ponendo una grande sfida, un’opportunità alla Chiesa e all’annuncio del suo messaggio. La verità della fede non è cambiata, la tradizione non è mutata, ma la gente delle diocesi vive in un nuovo mondo. Il futuro della comunicazione che era stato prospettato tanto tempo fa è già qui, adesso. La sfida degli evangelizzatori è sempre stata quella di incontrare le persone là dove vivono e, sempre di più, ciò significa andare on line. Se persone di ogni età si muovono in queste gigantesche reti, i pastori devono esserci, dialogando con esse. Ci sono diverse prospettive per considerare l’utilizzo dei social media nell’evangelizzazione e nei percorsi ascetico-spirituali. Una di queste è considerare i nuovi media come l’ennesimo strumento per raggiungere le persone con il messaggio del Vangelo. Attraverso le varie possibilità bisogna raggiungere le periferie e le persone, perché possano ascoltare la Parola di Dio e comprenderla meglio. Il mondo digitale va considerato come un nuovo spazio che in se stesso necessita di essere evangelizzato: bisogna uscire dalle chiese per dialogare con le persone nei loro ambienti, nei loro spazi vitali. È ciò che Papa Francesco invita a fare utilizzando anche i tweet. Per lui è questa la nuova via dell’evangelizzazione e dell’impegno pastorale, perché permette di essere presenti nella vita delle persone. E così l’interpretazione dell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium non può prescindere dalla considerazione del pieno utilizzo della potenzialità dei social media: essere presenti nella vita delle persone e condividerne gioie e dolori.

Tutti concordano sul fatto che Francesco è un grande comunicatore, anche se non dedica più di dieci minuti ai giornali o non vede la televisione dal 1990. Parafrasando padre Marko Ivan Rupnik, direttore del Centro Aletti, teologo e grande artista contemporaneo, si può affermare che siamo di fronte ad un nuovo cambio d’epoca. La modernità come viene comunemente intesa, spinta dall’intelletto e dalla ragione, mostra i suoi limiti. E si apre un ciclo nel quale la cultura, la vita, il simbolo e la poetica ricoprono un’importanza notevole. Ne è una conferma il peso che si dà a temi come l’ecologia o l’alimentazione di fronte alla macroeconomia. Francesco dà voce alla tendenza dell’epoca postmoderna: la riscoperta dell’uomo libero da astrazioni e intellettualismi. Le sue parole nascono dell’interpretazione dei segni del tempo. Jorge Mario Bergoglio incarna la risposta efficace alla reale sfida della comunicazione. Non si tratta di un problema che riguarda i mezzi o gli strumenti da utilizzare, ma piuttosto di un problema che riguarda la comunione, la vicinanza e soprattutto la testimonianza di un Dio misericordioso. Ciò non significa edulcorare il messaggio del Vangelo per far sì che sia più vicino alla società, ma al contrario affermare l’esigenza di una radicalità della vita cristiana.

Oggi la Chiesa, nel campo della comunicazione, deve anche essere capace di recuperare l’universo simbolico nella capacità creatrice della parola e nel potere evocatore dell’immagine. Questi elementi offrono nuove possibilità di rinnovamento del linguaggio, che deve essere capace di creare nelle differenti culture luoghi dove sia possibile percepire la presenza del sacro sia a livello personale che comunitario. Perciò, mistica e social. La nuova evangelizzazione ha un cuore antico. Con il Concilio la Chiesa iniziò ad utilizzare gli strumenti di comunicazione di massa, concependoli come un megafono mediante il quale annunciare il Vangelo, con la convinzione sottostante che maggiore fosse stata la quantità dei mezzi di comunicazione più ampia sarebbe stata l’efficacia della comunicazione stessa; si sviluppò, inoltre, il dibattito, che dura ancora oggi, circa la necessità d’avere mezzi propri o di essere presenti nei mezzi non cattolici. Con l’espansione e la globalizzazione di Internet negli anni Novanta, il panorama cambiò radicalmente. Il fenomeno della globalizzazione influenzò tutte le sfere della vita della persona. Questa nuova realtà presentò nuove opportunità e nuove sfide. Il paradigma della comunicazione nella vita degli esseri umani si trasformò, si smise di parlare di mezzi o di strumenti di comunicazione di massa.

Giovanni Paolo II, all’inizio degli anni Novanta, fece notare che la Chiesa stava assistendo alla trasformazione degli strumenti di comunicazione sociale, che iniziavano ad essere concepiti come un ambiente che la Chiesa deve abitare ed evangelizzare (Redemptoris Missio, 37). In molti ambiti, però, la Chiesa non ha ancora cambiato il proprio paradigma comunicativo, in quanto si preferisce rimanere legati al vecchio schema secondo il quale i mezzi di comunicazione sono come dei megafoni e non come un ambiente da vivere. Finché l’idea di comunicazione apparterrà al passato si continuerà a realizzare una pastorale che parla con un linguaggio non comprensibile alla società attuale e gli sforzi fatti per la costruzione di uffici di comunicazione e di siti web risulteranno inefficaci. Dunque, solamente un atteggiamento d’apertura verso la conversione pastorale consentirà di valorizzare la comunicazione come una testimonianza dialogante e rispettosa, che ha bisogno anche di spazi di formazione: l’itinerario da seguire in questo processo ecclesiale.  nell’ambito della comunicazione,  è tracciato dai messaggi che i pontefici hanno offerto nelle ultime decadi. Quindi, il problema della comunicazione nella Chiesa non è collegato alla mancanza degli strumenti tecnici atti a realizzare una buona comunicazione, ma molte volte all’incapacità di adattarsi al nuovo contesto comunicativo ed alle sue caratteristiche di orizzontalità, interattività e velocità. Insomma, si è aperta una nuova era per la comunicazione ecclesiale.

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