Come sessant’anni fa nella crisi missilistica di Cuba, il mondo si trova nuovamente a un passo dalla catastrofe nucleare. La guerra in Ucraina ha precipitato l’umanità (già duramente provata dalla pandemia) in una tragica incertezza sul proprio futuro. Maria partecipa, come la Chiesa di cui è immagine e madre, alle gioie e ai dolori, alle ansie e alle speranze dell’umanità.
Papa Francesco il 23 aprile scorso ha detto: “Le lacrime di Maria sono un riflesso delle lacrime di Gesù. Gesù ha pianto, il Vangelo ci riporta due episodi: sulla tomba dell’amico Lazzaro (Gv 11,35) e davanti a Gerusalemme (Lc 19,41). In entrambi i casi furono lacrime di dolore. Ma possiamo immaginare che Gesù abbia pianto anche di gioia, ad esempio quando vedeva i piccoli, gli umili del popolo accogliere con entusiasmo il Vangelo. Maria, la Madre, è la prima discepola. Sicuramente dai suoi occhi scesero lacrime di gioia quando diede alla luce Gesù nella stalla di Betlemme, e quando vide i pastori e i Magi prostrarsi davanti a Lui. E pianse lacrime amare, alla fine, quando lo seguiva lungo la via dolorosa, e mentre stava sotto la croce. Quando Maria piange, le sue lacrime sono segno della compassione di Dio. Le lacrime di Maria sono anche segno del pianto di Dio per le vittime della guerra che sta distruggendo non solo l’Ucraina; sta distruggendo tutti i popoli coinvolti nella guerra. Lei è la Madre della Misericordia”.
Le tenere lacrime di Maria sono per noi un accorato invito alla conversione, espressione di amorevole partecipazione ai bisogni del prossimo, richiamo commovente all’amore divino, segno eloquente della misericordia divina, invito alla santità, segno dell’incessante premura materna di Maria per la Chiesa e le famiglie, lacrime che sciolgono la durezza dei cuori, lacrime di consolazione che scendono come balsamo sui cuori feriti, lacrime di gioia che aprono alla speranza e preludono alla gloria celeste. La Madonna è una madre buona che gioisce con chi è nella gioia e piange con chi è nel pianto. Maria con le sue lacrime ci mostra la sua tenerezza materna e ci dona la consolazione che Dio penetri profondamente il nostro cuore, perché anche noi, alla scuola di Maria, possiamo essere strumento di consolazione gli uni verso gli altri.
Oggi più che mai la Madre della Chiesa e Regina delle Famiglie viene incontro alle famiglie in difficoltà e le aiuta a vivere unite nell’amore grazie alla partecipazione al banchetto eucaristico fonte dell’amore fedele e gratuito di Dio. E’ appena stato celebrato il centenario dell’incoronazione della Madonna Addolorata di Romitello. Una preziosa occasione per rendere grazie al Signore di averci donato Maria come nostra “Madre lacrimosa”. Un reliquiario custodisce alcune lacrime sgorgate sul volto di un piccolo quadro di gesso a Siracusa.
La Madonna delle Lacrime ci invita a decifrare, alla luce della parola di Dio e dei segni dei tempi, quello che il servo di Dio papa Pio XII, in un celebre radiomessaggio rivolto al popolo siciliano, chiamava “l’arcano linguaggio delle lacrime di Maria”. Sono stati in molti a chiedersi il perché di quelle lacrime. Le lacrime della Madonna nel loro messaggio silenzioso sono più espressive di ogni parola, sono di una straordinaria eloquenza perché ci fanno sentire Maria vicina a noi come nostra Madre che piange con chi è nel pianto e gioisce con chi è nella gioia, che si commuove per le necessità dei suoi figli e che commuove e smuove anche i cuori più induriti dei figli.
E’ utile citare un interprete d’eccezione di queste lacrime: il servo di Dio don Luigi Sturzo, che in un articolo del 1 gennaio 1954 si chiedeva: “Perché piange la Madonna?”. Don Sturzo vedeva in quelle lacrime anzitutto un messaggio di carattere spirituale: “Il richiamo alla fede, ai buoni costumi, alla pietà: richiamo eccezionale in tempi di rilassatezza di molti, anzi di moltissimi cristiani, e di aperta apostasia della fede cattolica che si diffonde anche presso le masse”.
E poi, nel contesto del tempo caratterizzato dalla guerra fredda e dalla corsa agli armamenti, aggiunge: “Forse per questo la Madre piange, perché gli uomini si affidano alle potenze distruttive invece che a quelle costruttive, all’odio più che all’amore, alla gelosia più che all’intesa, all’orgoglio di razza, di casta, di classe, più che alla fratellanza e alla collaborazione internazionale”. Purtroppo queste motivazioni in un altro contesto geopolitico continuano ad essere di attualità. San Giovanni Paolo II in occasione della sua visita al santuario di Siracusa disse che le “lacrime appartengono all’ordine dei segni”. Esse testimoniano la presenza con cui ella di tempo in tempo, accompagna la Chiesa nel suo cammino sulle strade del mondo.