“Educare è come seminare: il frutto non è garantito e non è immediato, ma se non si semina è certo che non ci sarà raccolto”, insegnava il cardinale Carlo Maria Martini. Come accade da 11 anni, oggi nel mondo si celebra il “Global Day of Parents” (la Giornata mondiale dei padri e delle madri). La Chiesa è “madre e maestra”, secondo la definizione di San Giovanni XXIII nell’enciclica “Mater et Magistra”. In un tempo sempre più complesso e carico di insidie, la missione dei genitori comporta responsabilità quanto mai elevate e fondamentali nella crescita, sviluppo e autonomia dei figli. Per il centenario della nascita dell’educatore don Lorenzo Milani è risuonata l’esortazione di papa Francesco a prendere esempio dal priore di Barbiana in modo da aprire ai giovani “la strada alla piena cittadinanza nella società”.
Formare le nuove generazioni significa, infatti, dare loro gli strumenti valoriali e culturali necessari a orientarsi. E cioè a “discernere tra i tanti e spesso confusi messaggi che ci piovono addosso”. In epoca di emergenza educativa risulta attualissimo l’invito di don Milani a coloro che, tra le mura domestiche come a scuola o in parrocchia, accompagnano i piccoli verso l’età adulta. Si tratta, per il sacerdote fiorentino, di “una missione piena di ostacoli ma anche di gioie e riguarda prima di tutto noi, adulti. Siamo chiamati a vivere la libertà di coscienza in modo autentico, come ricerca del vero, del bello e del bene, pronti a pagare il prezzo che ciò comporta, senza compromessi”. Il compito dei papà e delle mamme è quello di motivare, permettere ai figli di scoprire il proprio sentiero nella vita, perché una volta trovato, non lo abbandoneranno più.
L’educazione è testimoniata da Francesco come priorità della Chiesa: nella sua prospettiva è la faccia di un poliedro irregolare che tiene insieme anche altre prospettive e competenze. In quanto tale, l’“Ecclesia magistra” ha un ruolo fecondo e prezioso da giocare, a condizione però di non preoccuparsi di essere al centro di tutto. L’obiettivo è accompagnare genitori e famiglie lungo il tortuoso itinerario della genitorialità. I principi della fede, “lungi dal trasformarsi in motivo di conflitto e di contrapposizione all’interno della convivenza civile”, possono e devono risultare vivibili e appetibili anche per gli altri. Con il “maggior consenso e concordia possibili”. Così da motivare in profondità “l’impegno per la giustizia e per la solidarietà”. Ecco il servizio pastorale al bene comune sulle orme della “Gaudium et Spes”. Da una parte Francesco esprime riconoscenza, gratitudine, apprezzamento per l’opera educativa della famiglia. Dall’altra offre un esempio autenticamente profetico, capace di sottolineare le sfide e la responsabilità di tutti e di ciascuno. Modelli credibili per il difficile compito di padri e madri sono contenuti nell’enciclica “Fratelli tutti”. Anche nel rapporto genitori-figli il “dialogo”, termine che ha caratterizzato profondamente il Concilio Vaticano II, è al centro dei processi che il Pontefice vuole aprire e dello stile che porta avanti. I genitori devono essere pazienti. “Tante volte non c’è altra cosa da fare che aspettare con pazienza, dolcezza, magnanimità, misericordia – raccomanda il Pontefice-. Un buon genitore sa attendere e sa perdonare, dal profondo del cuore”.