Investire sulla cultura favorisce la crescita dei territori. Per questo noi vescovi siciliani abbiamo deciso di connettere le sviluppo delle nostre realtà alla formazione spirituale e culturale delle nuove generazioni. Nel logo identificativo “Locus Lucis” confluiscono le prospettive pastorali e le linee guida del progetto della conferenza episcopale siciliana sui parchi e le reti culturali ecclesiali. Per “parco” s’intende un’area legata non solo al territorio geografico, ma anche alla cultura, alle tradizioni, agli stili di vita, alle esperienze religiose come risposta alla necessità di tutela, di valorizzazione nella sua specifica peculiarità storica, culturale, ambientale, economica, spirituale.
E per parco culturale ecclesiale, di conseguenza, s’intende un sistema territoriale che promuove, recupera e valorizza, attraverso una strategia coordinata e integrata il patrimonio liturgico, storico, artistico, architettonico, museale, ricettivo, ludico di una o più Chiese particolari. Attraverso questa iniziativa di una Chiesa in uscita si vuole attraverso l’esperienza della bellezza (la “via pulcritudinis”) suscitare lo stupore. Ciò può aprire la strada al desiderio, che a sua volta può portare a scelte impegnative di vita buona, che possono far gustare la gioia vera dell’essere umani e cristiani.
Il parco ecclesiale vuole essere un concreto laboratorio di comunione e di fraternità in cui l’incontro con una terra e con i volti che la vivono diventa strada di educazione e di trasfigurazione. Si tratta di promuovere un impegno creativo di tutti i membri di una comunità locale a custodire un patrimonio e a renderlo capace di generare speranza concreta attraverso un lavoro nobile. Questo richiede una pastorale integrata (turismo, beni culturali, Caritas, liturgia, catechesi, pastorale sociale e della tutela dell’ambiente) con le differenze che accoglie e armonizza al proprio interno, rende la comunità in grado di entrare più efficacemente in comunicazione con un contesto variegato, bisognoso di approcci diversificati e plurali, per un fecondo dialogo missionario.
L’infinita rete di musei, archivi e biblioteche ecclesiastiche sparse sul territorio nazionale ci deve sollecitare ad attivare esperienze di valorizzazione e fruizione del patrimonio culturale ecclesiastico in chiave narrativa ed esperienziale. Ne è un esempio il progetto “Inchiostro e colore” dell’arcidiocesi di Monreale. È un tesoro immateriale immenso quello che la comunità cristiana ha ereditato. Un posto primario occupa di sicuro la celebrazione sacramentale ma anche la pietà popolare con tradizioni e feste secolari che chiedono di essere ascoltate e ben valorizzate per evitare il rischio che siano ridotte a folklore Bisogna, infatti. Valorizzare le opere dell’arte e dell’architettura prodotte nei secoli su iniziativa ecclesiale nascono a partire dalla fede nell’Incarnazione del Verbo di Dio e sono frutto di tale fede.