Intelligenza artificiale e lavoro: un’intesa possibile

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L’appassionante interesse sulla Intelligenza artificiale continua a provocare confronti senza fine, tipici di argomenti che annunciano grandi cambiamenti nelle nostre abitudini, attività, modi di affrontare la nostra quotidianità. La irruzione nella storia di una tecnologia informatica così condizionante per il raggiungimento di elevata efficienza nella interazione tra uomo e macchina, non poteva che provocare confronti accesi. Le infinite possibilità di concorso tra le macchine stesse orientate alla maggiore produttività, non poteva che suscitare grandi speranze, ma anche smarrimento e preoccupazione.

Nella storia della umanità, questi opposti stati d’animo sono stati ricorrenti. Quando si è davanti alla possibilità concreta di sconvolgere la propria quotidianità nei suoi più significativi passaggi che aprono varchi verso il futuro, si contrappone la paura di rendere superflue le proprie abilità professionali. Ed ecco perché si fanno avanti le tesi più ardue sulla fine del lavoro umano, sul sopravvento che ci aspetterebbe della macchina sull’Uomo, sulla compressione della inventiva umana frenata dal pervasivo aiuto delle tecnologie informatiche.

Ed invece le cose stanno in modo molto diverso. Infatti nel corso degli ultimi 50 anni la tecnologia ha rivoluzionato il mondo del lavoro in modo significativo migliorando produttività, e progressivamente ricollocando i ruoli nella nuova organizzazione del lavoro, semplificando fortemente la vita delle persone. Inizialmente era un lusso riservato a pochi fortunati possedere apparati informatici. Solo alcune grandi aziende e università possedevano computer che erano costosi e di grandi dimensioni. L’idea di avere un computer personale a casa era ancora un sogno lontano per la maggior parte delle persone.

Tuttavia i primi computer personali come l’Apple II, il Commodore 64 e l’Atari 800 stavano iniziando a diffondersi, rendendo la tecnologia più accessibile a un pubblico più ampio. Poi negli anni 90 Internet ha cambiato radicalmente il modo in cui comunichiamo: cerchiamo informazioni e facciamo acquisti attraverso Internet. Diventato un mezzo incredibilmente utile ha reso la navigazione in rete sempre più facile grazie a browser come Netscape, Navigator e Internet Explorer1. Poi negli anni 2000, con l’arrivo del nuovo millennio, la tecnologia è diventata sempre più mobile soprattutto con i primi cellulari.

E cosi è stato inevitabile che queste tecnologie abbiano avuto un impatto assai forte anche sulla organizzazione del lavoro. A conti fatti la base occupazionale non è cambiata: sono invece sensibilmente cambiati i profili professionali necessari. I problemi si sono manifestati nel lento trapasso della organizzazione tra il vecchio ed il nuovo lavoro, ma è dipeso dalla prontezza del sistema dell’education quando non ha velocemente corrisposto l’esigenza di ottenere nuove ed adeguate professionalità.

Ora con la IA, la dinamica non potrà che essere la stessa, magari in modalità più accentuate a causa della oggettiva accelerazione dei processi messi in moto dalla esperienza pandemica. Dunque si può affermare che i problemi saranno fortemente correlati dalla volontà delle istituzioni di fornire massicci programmi formativi, e le persone di servirsene prontamente per transitare velocemente con nuove conoscenze, dal vecchio a nuovo lavoro.

In conclusione, chi sostiene la possibile caduta delle inventiva dell’uomo, sottovaluta la circostanza che la esaltazione ed efficacia delle invenzioni delle eccellenze degli scienziati, dipende anche dalla capacità del massimo numero di umanità che è in grado di capirle ed utilizzarle. La IA è formidabile proprio per l’accelerazione che permette ai più di usufruirne. Insomma gli scienziati continueranno la loro missione, e la loro opera conterà su tempi più pronti e luoghi per mettere in pratica le loro prodigiose invenzioni.