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L’intelligente, saggia strategia per l’ordine che esige l’amore

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

L’ordine è importante nella vita. Non puoi fare tutto in una volta. Non puoi nemmeno fare tutto ciò di cui hai bisogno. L’ordine, cioè mettere tutto al posto giusto, nel giusto ordine è espressione dei nostri limiti. Applicarlo è un atto di umiltà. Anche il più bello e importante nella vita umana richiede ordine. Siamo aperti all’infinito. L’ordine curato ci permette di realizzare il dinamismo di questa apertura nonostante i nostri limiti.

Il Vangelo di oggi ci mostra chiaramente che l’amore esige anche un’intelligente, saggia strategia per l’ordine. Gesù parla in modo chiaro, radicale, senza compromessi. Come è possibile? È appropriato pretendere amore, confrontarlo con altri amori? L’amore può essere competitivo? C’è uno o ci sono diversi amori? Il prezzo dell’amore di Dio deve essere l’amore umano? Quanto è giusto? L’uomo è così limitato debole. Dio ha tutto. Chiede ancora un amore così radicale?

Comprendere questa contraddizione permette la continuazione del brano evangelico di oggi e dei due comandamenti più importanti del Decalogol’amore di Dio e del prossimo, confermato e, in un certo senso, integrato da Gesù nel suo nuovo comandamento, che ci amiamo come Lui ha amato noi. Non esiste davvero un vero amore profondo tra le persone senza l’amore di Dio. La relazione organica e mistica di questi amori è indiscutibile. Fornisce efficacemente l’amore con la sua dimensione infinita, nonostante i nostri limiti. Notate che il Signore Gesù non dice di rifiutare l’amore degli altri per amarlo. Dovreste amarlo più degli altri. E poiché l’amore per Dio per sua stessa natura deve avere un carattere infinito, totale (Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuorecon tutta la tua anima e con tutta la tua mente Dt 6, 5), l’amore per le persone può solo trarne beneficio, “tirato” da questa fioritura infinita dell’amore di Dio. Non è solo una questione di ordine, ma anche una strategia – per non dire… ex astuzia.

San Benedetto dice di non mettere nulla al di sopra dell’amore di Cristo (Regola 4, 21).

Tuttavia, se leggiamo altre parole del vangelo di oggi, ci imbattiamo in una forte regola di vita cristiana consistente nell’accettazione personale del mistero della croce e, di conseguenza, nel guadagnare perdendo e perdendo guadagnando. In questa dialettica si trova la natura stessa dell’amore, l’impegno e lo sforzo esigenti. L’amore non è solo dolcezza senza problemi. Sta abbracciando, accogliendo l’alterità, accettandola. Questo è l’unico modo in cui possiamo uscire dal nostro ristretto “sé” per andare verso orizzonti infiniti. Oltre l’umano, è difficile, impossibile – senza il Signore Gesù e senza la sua croce.

Non c’è da meravigliarsi quindi che la pericope di oggi si concluda con parole sull’accoglienza di Gesù. Lui si identifica con i bisognosi, con i più piccoli. Perciò il suo amore è una scuola, un laboratorio di amore, una garanzia dell’efficacia dell’amore del prossimo. Lo dimostrano le opere di molti santi. È una scuola di sensibilità alla bellezza, alla delicatezza e all’impotenza degli altri. Gesù si identifica con ogni più piccolo e bisognoso – raccoglie tutti i bisogni umani, compreso quello più grande:-dell’amore. Gesù diventa avvocato, custode e garante dei nostri bisogni. Per questo ognuno di noi ed ogni nostro gesto, anche quello più piccolo di accogliere l’altro, ha un peso infinito perché si immerge nell’amore infinito di Dio, divenendo una goccia, o qualche goccia (forse raccolta in un bicchiere) del suo oceano di acqua viva che dà la vita. L’oceano è sempre più grande di una goccia (e di un bicchiere di gocce) ma le singole gocce (o bicchieri di esse) formano l’oceano.

padre Bernard Sawicki: