La Segreteria di Stato vaticana, in sintonia con il Santo Padre, ha inviato alle istituzioni italiane una nota verbale in cui fa riferimento al disegno di legge n. 2005 (c.d. “ddl Zan”), recante misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso e sul genere.
Il documento è stato consegnato il 17 giugno dall’Arcivescovo Paul Gallagher, segretario della sezione della Segreteria di Stato per i rapporti con gli Stati, all’ambasciatore italiano presso la Santa Sede. Con esso si esprime preoccupazione nei confronti di un provvedimento che ove venisse approvato dal Parlamento italiano, nella sua attuale versione, metterebbe in pericolo la libertà garantita alla Chiesa cattolica in tema di organizzazione, di pubblico esercizio di culto, di esercizio del magistero e del ministero episcopale. In particolare, segnala la nota, verrebbero ridotte le libertà riconosciute dall’art. 2, co. 1 e 3, dell’accordo di revisione del Concordato siglato tra i due Stati sovrani, Italia e Santa Sede, nel 1984.
Il Vaticano evidenzia come il d.d.l. “Zan” rischi di interferire, fra l’altro, con il diritto dei cattolici e delle loro associazioni alla piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. In altre parole, il punto in discussione è la libertà fondamentale di espressione riconosciuta a tutti dall’art. 21 della Costituzione. Ovviamente, è fuor di dubbio il rispetto di ogni persona che non deve subire discriminazioni di sorta in ragione del proprio orientamento sessuale. Del resto, la Costituzione già vieta espressamente discriminazioni fatte in base al sesso, anzi l’art. 3, 1 co., sancendo il principio di eguaglianza davanti alla legge, pone proprio il sesso come il primo obiettivo dell’istanza antidiscriminatoria. Così come vieta eventuali comportamenti persecutori legati a convincimenti religiosi.
La Santa Sede invita Governo e Parlamento ad una riflessione al fine di modificare i profili maggiormente controversi del disegno di legge; tra questi anche la norma contenuta nell’art. 7 che invita le scuole di ogni ordine e grado ad organizzare attività per la Giornata nazionale contro l’omotransfobia, laddove l’impegno sembra estendersi anche agli istituti cattolici.
L’Accordo di Villa Madama, che ha modificato l’originario Testo del Concordato risalente al 1929, si basa sulla leale collaborazione tra Stato e Chiesa. Ciò anche a prescindere dal principio cardine contenuto nell’art. 7 della nostra Costituzione, che regola i rapporti tra Stato e Chiesa e che ha costituzionalizzato la natura paritaria delle relazioni tra i medesimi.
Infatti, in virtù della regola dello stare pactis, efficace nel diritto interno in forza degli art. 10 e 117 della Costituzione, gli accordi stipulati tra le due entità, ciascuna indipendente e sovrana, resi esecutivi nell’ordinamento statale, godono di protezione costituzionale rispetto alle leggi ordinarie che avessero l’effetto di modificare, derogare o abrogare il contenuto delle singole disposizioni concordatarie. In particolare, l’art. 117 della Cost., con le modifiche apportate dalla novella del 18 ottobre 2001, n. 3, chiaramente stabilisce al primo comma che “la potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali”.
La Santa Sede è intervenuta in una fase preliminare alla definitiva approvazione della legge, nel tentativo di giungere a un punto di equilibrio che possa evitare ingerenze dello Stato sulla libertà di opinione della Chiesa e dei suoi fedeli, contraddicendo lo spirito pattizio sancito in Costituzione. Parlare di “entrata a gamba tesa” da parte del Papa sembra francamente improprio. Con la lettera diplomatica, come ha anche precisato il Cardinale Parolin, si intende aprire un dialogo, in nome della tolleranza, pacato e profondo, per superare taluni aspetti problematici della disciplina italiana.
In particolare, per la Santa Sede suscitano perplessità quelle parti dal disegno di legge, per così dire a maglie larghe e, dunque, dal contenuto poco preciso, che potrebbero trovare in concreto applicazioni sorprendenti. Quali conseguenze potrebbero sortire, ad esempio, le parole pronunciate da un prete che, durante un’omelia, si soffermasse sull’idea di famiglia, fondata sul matrimonio, come società naturale costituita da un uomo e una donna.
La Chiesa vuole semplicemente preservare l’integrità del diritto di coloro che la pensano diversamente, nel massimo rispetto di tutte le persone, della laicità dello Stato e della autonomia decisionale del Parlamento italiano.