Editoriale

L’importanza delle celebrazioni del Giovedì Santo

Il Giovedì Santo è il giorno dell’Eucarestia con cui ha inizio il triduo pasquale che ci farà rivivere il centro della nostra fede, l’Amore di Dio per noi manifestato con il sacrificio di Suo figlio Gesù Cristo: soltanto accogliendo questo Amore noi possiamo ricevere la vita, la Speranza e la Pace.

Gesù non ci ha lasciati soli: ha affidato ad alcuni uomini di perpetuare questo sacrificio d’amore nell’eucarestia. Per questo il giovedì mattina, in una celebrazione che in realtà precede l’inizio del Triduo, tutti i sacerdoti rinnovano con il loro Vescovo le promesse del giorno dell’ordinazione.

Il triduo avrà poi inizio con la celebrazione della “cena del Signore”, perché Gesù porta a compimento le promesse antiche celebrando con i suoi apostoli la Pasqua: è in quella notte che compie il gesto della lavanda dei piedi, per rendere chiaro con questo segno che “lui è venuto per servire, non per essere servito”, per dare la Sua vita perché ognuno di noi possa come Lui donarla.

Tutto Gesù ha fatto perché noi tutti potessimo partecipare della felicità divina, oggi e un giorno nel Cielo, con Lui: non solo si è fatto “ultimo” ma ha accettato di essere insultato, flagellato, ha voluto vivere nella sua carne il terrore, la paura, la solitudine del Getsemani.

Ha accettato e preso su di Lui le conseguenze del peccato. Lui che non aveva peccato. Ma come Dio ha accettato tutto questo perché noi partecipassimo di questo Amore. Perché potessimo ricevere anche noi questa capacità di Amare in un modo nuovo, in un modo meraviglioso. Un Amore con cui testimoniare oggi – in famiglia, nel tuo lavoro, con gli altri – che esiste la vita Eterna.

La sera, dopo la deposizione dell’eucarestia nell’altare della reposizione, sostiamo a lungo, contemplandola. Chiediamo a Gesù di potere ricevere la Grazia di desiderare e di corrispondere a questo amore perché non c’è più grande felicità nel mondo che l’amore a Lui: nasce in noi il Suo Spirito, che ci permette di fare della nostra vita un dono.

mons. Antonio Interguglielmi

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