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Il silenzio (dei politici) è d’oro

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Fa rabbia vedere le facce sorprese di certi politici ogni volta che la scure della magistratura si abbatte su un settore del malaffare pubblico: mazzette, percentuali, soldi che girano sembrano ogni volta caduti dal cielo. Come se nessuno avesse mai saputo ciò che stava accadendo. Come se il malcostume – chiamiamolo così – non fosse intriso di rapporti con coloro che gestiscono il potere, cioè i politici stessi.

La corsa a “chiamarsi fuori” da questo sistema è decisamente avvilente, perché testimonia ancora una volta quanto sia poco considerato il popolo. Che – si pensa, e talvolta lo fa – debba credere a qualunque cosa gli venga propinata dai palazzi che contano. Ma è quello stesso popolo fatto di imprenditori che sanno già quant’è la tariffa per aggiudicarsi un appalto, di impiegati che sanno bene a quale santo (e a quale costo) si sono dovuti votare per poter prendere il posto fisso, ecc. ecc.

La gente queste cose le conosce da anni, da sempre verrebbe da dire. Sa quali siano i meccanismi della pubblica amministrazione, sa come bisogna relazionarsi con le alte sfere, è consapevole di come ci si debba interfacciare con il livello politico. Solo quest’ultimo cade regolarmente dalle nuvole; una pletora di scimmiette che non vedono, non sentono… ma parlano.

Ci vorrà tempo affinché una nuova generazione di politici prenda il posto di quella attuale, una generazione che non pensi a guadagnare il più possibile ma a rendere il miglior servizio alla collettività, che veda l’”amministrare” come un impegno e non come un profitto. Qualcosa sta cambiando, ma è ancora presto per pensare ad una rivoluzione culturale; per ora spesso si ottiene solo che si prendano contromisure efficaci a non farsi “beccare”, più che cambiare l’approccio.

Ci vorrà del tempo, e ne siamo tutti consapevoli. Ma fino a quel giorno che ci venga risparmiata la litania che oscilla dal “non sapevo” a “ho denunciato tutto io”. Il silenzio, a volte, è d’oro. Anche se non è quel tipo di oro al quale si è fatto riferimento fino a oggi.

Angelo Perfetti: