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Il requisito essenziale per riaggregare l’elettorato

Molti parlano di un centro che coinvolga liberali, riformisti e popolari, ma singolarmente queste importanti presenze fanno fatica a comprendere che il loro destino è quello di liberare il paese dallo stallo economico e morale costituito da un sistema bipolare che non riesce a rappresentare gli interessi italiani. Ed infatti il ceto medio, che è la componente sociale motore per il futuro del paese, fa fatica ad essere rappresentato dalla politica. Così l’impresa piccola e grande, cosi gli operai ed impiegati professionalizzati. Essi costituiscono la base delusa che spesso diserta le urne per essere costretti a pagare le tasse di chi non le paga. Sono ormai convinti che chi elude ed evade le tasse, risultando poveri, precedono sempre le persone più produttive nel godere ogni beneficio pubblico. Anche l’impresa ha da recriminare sulle tasse, e soprattutto per la trascuratezza ai danni per fattori dello sviluppo che la espone alla concorrenza internazionale. Le culture politiche centriste, potrebbero assurgere a riferimento per superare attraverso la loro azione la mortificante nomea affibbiata all’Italia di perenne malata tra i paesi industrializzati. Eppure le realtà politico-culturali di quest’area pur numerose ed organizzate, sono divise tra loro e non riescono a darsi un criterio per stare insieme e darsi finalmente una dimensione organizzativa e politica credibile.

L’unità è essenziale per interessare l’elettorato deluso ed innescare processi politici che rimescolino le carte nel gioco da lungo tempo a somma zero della politica italiana. Le cause principali delle difficoltà sono riconducibili alla facile possibilità di costituirsi in partiti personali in mancanza di sorveglianza degli organi preposti alla verifica della democraticità reale di funzionamento dei partiti; al sistema maggioritario che spinge ad alleanze deresponsabilizzate con l’elezione dei parlamentari scelti dai capi di partito e non dagli elettori. Un agone politico così truccato, non può che produrre frutti avvelenati. Ad esempio spinge i competitori poco ispirati a lottare non per cambiare il gioco, ma per essere inseriti nel gioco di potere. Dunque l’aspirazione a politiche qualsiasi che arriva alla lunga ad acconciarsi ad alleanze con forze dichiarate alternative appena una settimana prima. Chi si comporta in tale modo, ritiene penalizzante mantenere una propria distinzione ed alternatività alle forze bipolari che hanno fallito nell’alternanza al governo del paese, ma posizionarsi nettamente contro, è il requisito essenziale per riaggregare l’elettorato e responsabilizzare le dirigenze riottose ad affrontare la faticosa e lunga marcia del deserto della purificazione per giungere davvero al cambiamento.

Le elezioni europee sono un test per queste forze. Ma la prova basica e propedeutica per l’affidabilità di soggetto di cambiamento è quella di presentare una sola lista alla competizione elettorale europea di primavera aggregando le componenti liberaldemocratiche, popolari, riformiste. Non farlo corrisponde al fallimento del progetto di una forza affidabile per il futuro, alternativa al bipolarismo rissoso ed inconcludente. Non farlo sarà una ingloriosa resa di ciascuno dei singoli gruppi che continueranno a mendicare ricoveri nei campi larghi della sinistra populista e della destra, come d’altronde accade da un quarto di secolo. Per evitarlo dovranno superare i loro egoismi e la loro presunzione. Se lo sapranno fare vorrà dire che esistono le condizioni per il cambiamento.

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