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Il primo e fondamentale esercizio quaresimale

Mentre si susseguono le scadenze obbligate dal calendario ( vedi Carnevale, la festa della donna, ecc…) arriva la Quaresima, perché arriva certamente la Pasqua. Ci chiediamo se abbia ancora senso vivere la quaresima con le sue pratiche. E che cosa può offrire ad una condizione umana così sofferente, come quella che stiamo portando sulle spalle. Vengo a sapere che la parola del 2024 secondo l’Oxford Dictionay, è stata brain rot, letteralmente “marciume cerebrale” ovvero il “presunto deterioramento dello stato mentale o intellettuale di una persona, visto soprattutto come il risultato di un consumo eccessivo di materiale (in particolare di contenuti online) considerato banale o poco impegnativo, molto utilizzato alla generazione Z e dalla generazione Alfa (nati dopo il 2011)”.

Può essere utile curare il marciume del cervello con le pratiche della quaresima? Penso proprio di sì. La liturgia del mercoledì delle ceneri ci conduce in questo pellegrinaggio di risalita. Intanto ci dice che cominciamo non di festa ma di giorno feriale. Infatti ogni giorno siamo chiamati a star bene e a camminare in pace. Ci viene incontro il vangelo dello scrostamento delle maschere religiose, della ipocrisia (Matteo 6, 1-8). Lui è stato condannato ed eliminato perché denunciava sempre questo.

Il primo e fondamentale esercizio quaresimale è allora l’esame di coscienza, che poi è il cardine degli Esercizi ignaziani. E’ come dire a tutti: quando ti viene spontaneo guardare gli altri e  giudicarli e condannarli, come quando punti di dito, ricordati che tre dita sono rivolte a te stesso. C’è un tempo di “abitare secum” (quaresima) e c’è un tempo di uscire da sé per essere luce sul mondo (tempo pasquale).

L’esame di coscienza parte dalla stima di sé. La fiducia in sé stessi è il motore fondamentale che spinge ad affrontare le sfide della vita. Entrare in se stessi, nella consapevolezza di sé, illuminata dalle esperienze della vita è fare esame di coscienza.  La porta su di sé non si apre su una cantina buia, ma su una luce perennemente accesa, la vita, la Pasqua. E a quella luce scrostare il volto dalle falsità, dal perbenismo, dal giustificarsi sempre, dallo sguardo degli altri, come denuncia Gesù nel brano delle ceneri.  Certo, noi non possiamo camminare davanti allo specchio, volando con un’ala soltanto. Siamo fatti così. “Siamo angeli con un’ala soltanto e possiamo volare solo abbracciati”. Ecco la Chiesa.

Per fare l’esame di coscienza possiamo quest’anno usare i tre parametri che ci offre il Papa nel suo messaggio di Quaresima. Dice: Ognuno può chiedersi: come mi lascio interpellare da questa condizione di pellegrino-migrante? Sono veramente in cammino o piuttosto paralizzato, statico, con la paura e la mancanza di speranza, oppure adagiato nella mia zona di comodità? Cerco percorsi di liberazione dalle situazioni di peccato e di mancanza di dignità?….. Questo è un buon “esame” per il viandante (vedi). Poi camminiamo insieme. In questa Quaresima, Dio ci chiede di verificare se nella nostra vita, nelle nostre famiglie, nei luoghi in cui lavoriamo, nelle comunità parrocchiali o religiose, siamo capaci di camminare con gli altri, di ascoltare, di vincere la tentazione di arroccarci nella nostra autoreferenzialità e di badare soltanto ai nostri bisogni. ….Questo è un secondo appello: la conversione alla sinodalità.

Ancora: camminiamo nella speranza. Ecco la terza chiamata alla conversione: quella della speranza, della fiducia in Dio e nella sua grande promessa, la vita eterna. Dobbiamo chiederci: ho in me la convinzione che Dio perdona i miei peccati? Oppure mi comporto come se potessi salvarmi da solo? Aspiro alla salvezza e invoco l’aiuto di Dio per accoglierla? Vivo concretamente la speranza che mi aiuta a leggere gli eventi della storia e mi spinge all’impegno per la giustizia, alla fraternità, alla cura della casa comune, facendo in modo che nessuno sia lasciato indietro?

Questa decina di parametri ci fa entrare nella coscienza personale. Decidiamo dunque di fermarci apposta, magari davanti all’Eucaristia o alla Croce o ad un Cero pasquale, è riconoscerci riempiti del Suo Amore.

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