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Il Presepe violato

Di fronte all’escalation di profanazioni e strumentalizzazioni sacrileghe della fede, viene da chiedersi se in Italia esista veramente la tanto sbandierata libertà religiosa. Giustamente deprechiamo l’assenza di libertà per i credenti in zone del mondo nelle quali portare al collo il Crocifisso o in tasca il Vangelo può mettere a repentaglio la vita. La nostra coscienza collettiva si infiamma di sdegno quando apprendiamo di violazioni della sfera intima tra popolazioni costrette a ripudiare le loro convinzioni più profonde, poi però siamo i primi, in casa nostra, a mettere alla berlina le tradizioni e i valori trasmessi da generazioni. Solo un esempio tra i tanti avvenuti negli ultimi giorni, con una sconcertante escalation di protervia e negazione delle fondamenta etiche su cui poggia la civiltà occidentale e in particolare italiana: per promuovere l’ennesima manifestazione a favore di una sessualità “fluida” è stato preso indebitamente a prestito (per essere sfregiato) il dogma dell’Immacolata concezione di Maria.

In queste ultime settimane abbiamo subito, in un clima di complice e inquietante indifferenza, un accanimento mai cosi violento contro la figura della Vergine Maria e dei più venerati e sacri simboli cristiani. Non sarebbe il caso di reintrodurre il reato di vilipendio della religione e di far tornare blasfemia e bestemmia qualcosa di più di un banale illecito amministrativo? Ma che forma di emancipazione antropologica e filosofica può mai essere quella di chi disprezza in modo blasfemo e sistematico i fondamenti della nostra religiosità? Qualcuno si è forse interrogato sul motivo autentico del vergognoso tiro al bersaglio contro la fede? Da sacerdote esorcista, a quotidiano contatto con le ferite dell’umanità traviata dal male, sperimento in maniera sempre più virulenta quanto odio susciti la Santa Famiglia di Nazareth.

In una società biecamente ripiegata sul tornaconto edonistico di un consumismo narcisistico, quei due giovani che fuggono da casa per salvare il loro bambino da morte sicura, suscitano uno sguaiato sorriso cinico e satanico, come per dire: “Ma chi glielo ha fatto fare? A che cosa è servito tutto questo sacrificio?”. Una derisione scandalosa e volgare che specula su un dato oggi inaccettabile per una certa maggioranza impegnata solo ad assecondare le più basse pulsioni. Due coetanei degli odierni millenials che scelgono la purezza come testimonianza di fedeltà a Dio, alla vita e alla famiglia fanno rabbia, scatenano gli istinti peggiori nelle dilaganti sacche di “cuori di tenebra” annidate anche in settori insospettabili della nostra contemporaneità.

Commovente la rievocazione da parte di Papa Francesco della sua partecipazione giovanile ad un simposio ecumenico sulle Sacre Scritture, quando ha ricordato l’assenza di riferimenti alla Madonna: “Mi sentivo orfano!” ha osservato Bergoglio riannodando i fili della sua memoria privata. L’odio antico che oppone il drago alla Vergine Maria si perpetua e muta sembianze nelle varie epoche storiche come una serpe che cambia pelle ma conserva il proprio veleno mortale, con l’obiettivo di opporsi irriducibilmente alla cultura della gratuità, su cui si basa il patto d’amore tra il Creatore e la barca di Pietro. Perché l’amore non si può comprare, ciò che ha valore non ha prezzo.

Finchè ci sarà la carità come Stella Cometa del popolo di Dio, il diavolo verrà schiacciato misteriosamente dal piede di Maria così come la tentazione è stata respinta da Gesù nel deserto. Perché questo è il punto: chi si dona gratuitamente al bene comune (come ha fatto duemila anni fa la Santa Famiglia e come fa oggi la Chiesa della misericordia) diventa un obiettivo da distruggere. Non si può sopportare che i discepoli di un Dio morto in croce vadano per il mondo a praticare la condivisione di quegli insegnamenti divini che non possono conciliarsi con i disvalori effimeri della società del consumo.

Quando scendo sulle strade delle schiave per soccorrere l’umanità fragile e umiliata, quale profitto arreca quell’incontro? La Chiesa tanti (non solo all’esterno della cristianità) vorrebbero abbatterla proprio perché è nel mondo ma non sarà mai del mondo, nonostante sui media faccia scalpore solo chi cade in trappola e scivola nella palude mondana. Ma quante tenebre hanno congiurato per impedire lungo XIX secoli che l’Immacolata diventasse dogma? E quegli insulti schifosi alla Signora della grotta di Lourdes, anche dalle autorità dell’epoca, a quali centrali occulte dovevano rispondere? Ecco perché il Presepe è la sintesi della bellezza che resiste al disprezzo e allo spregio e che trapassa l’oscurità per tramandare ai nuovi nati la Buona Novella: la vita è sacra, luminosa e ha senso solo se votata alla gratuità dell’Amore.

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AUTORE

don Aldo Buonaiuto
don Aldo Buonaiuto
Fondatore e direttore editoriale di In Terris, è un sacerdote della Comunità Papa Giovanni XXIII. Da anni è impegnato nella lotta contro la prostituzione schiavizzata

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