Sono trascorse diverse settimane dedicate alla discussione di alcune preoccupanti problematiche che affliggono il nostro pianeta come inquinamento, sovrappopolazione e surriscaldamento globale. Il 5 giugno, infatti, si è celebrata la Giornata mondiale dell’ambiente, proclamata nel 1972 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, mentre l’8 giugno si è svolta la Giornata mondiale degli oceani. A coronamento di tali iniziative, a Bologna si sta tenendo il G7 dei ministri dell’ambiente di Italia, Gran Bretagna, Germania, Giappone, Francia, Usa e Canada, cui si aggiungono anche quelli di Cile, Maldive, Etiopia e Ruanda, quattro Stati particolarmente impegnati nelle politiche ambientali, in rappresentanza dei Paesi in via di sviluppo.
Negli ultimi giorni il dibattito si è acceso notevolmente, a seguito dell’annuncio del Presidente statunitense Donald Trump di ritirarsi dall’accordo di Parigi sul clima, il più importante trattato degli ultimi anni per ridurre sensibilmente le emissioni di anidride carbonica, uno dei principali e più pericolosi gas serra. All’intesa, sottoscritta nel dicembre 2015 da Barack Obama e altri 194 Paesi, finora non avevano aderito solamente la Siria e il Nicaragua. La decisione del nuovo presidente statunitense ha un valore più che altro politico perché l’uscita, secondo le regole dall’accordo, potrà iniziare effettivamente solo tra quattro anni. Sicuramente, come affermato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, “abbiamo una comune responsabilità di fronte all’umanità: garantire il diritto alla vita” e ciò “comporta che lo sfruttamento delle risorse non oltrepassi la loro capacità di riproduzione e che la distribuzione dei beni sia ordinata nel segno della giustizia, senza costringere i più deboli alla marginalità e senza depredare di opportunità le generazioni che verranno”.
È necessario affrontare l’utilizzo imprevidente delle risorse del pianeta a vari livelli: dal comportamento individuale alle politiche nazionali, fino agli accordi internazionali multilaterali. L’atteggiamento dovrebbe essere etico e non fondato sulla logica del profitto, integrando tutela del creato e lotta a povertà ed esclusione sociale. “Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo?”, si è domandato Papa Francesco nell’enciclica Laudato Si’. Ed è questo il punto focale se vogliamo veramente prenderci cura della “nostra casa comune” portando avanti il principio di un’ecologia integrale fatta di semplici gesti quotidiani nei quali viene spezzata la tragica spirale della violenza, dello sfruttamento, dell’indifferenza. La difesa del creato, l’ambiente – considerato anche nelle sue dimensioni umane e sociali – e la lotta alle diseguaglianze sono aspetti imprescindibili e strettamente connessi.
In questo contesto la distruzione dell’ecosistema contribuisce al perpetrarsi di una logica “usa e getta” che non risparmia niente e nessuno. Ciò produce, anche alle nostre latitudini, diversi tipi di povertà che affliggono tanti individui e un numero sempre maggiore di famiglie, oltre a minacciare la vita di uomini soli e anziani. Restare in silenzio di fronte a queste ingiustizie significa mettersi dalla parte dei potenti e dei prepotenti che pensano solo a ottenere il maggiore utile immediato, secondo gli spietati meccanismi dell’economia. Le disparità sociali possono essere combattute soltanto con la solidarietà e la condivisione, assieme all’ascolto e all’accoglienza verso gli ultimi, avendo chiaro che il principio cardine è sempre la dignità dell’essere umano.
Il creato ci è stato donato non per essere sfruttato ma per essere preservato e allo stesso tempo valorizzato dall’ingegno umano, senza dimenticare i fragili equilibri che legano ogni creatura vivente al Pianeta. Intanto bisognerebbe incominciare con l’impegnarsi a mantenere molto più pulite le nostre città mostrando rispetto, senso civico e di corresponsabilità verso l’ambiente. Purtroppo il nostro Bel Paese è trattato malissimo dai propri connazionali, deturpato e sfruttato senza ritegno. Sembra che le mafie ecologiche prolifichino indisturbate nelle dilaganti omissioni di coloro che invece dovrebbero pretendere il rispetto di certe leggi. Impariamo dunque a rispettare quello che ci circonda come un grande mistero del quale non siamo i padroni o i proprietari assoluti, ma gli amministratori per il bene di tutti.