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Il Papa insegna a leggere i segni dei tempi

Il Papa insegna che “i tempi cambiano e noi cristiani dobbiamo cambiare continuamente“. Un invito al cambiamento e ad agire “senza paura e con libertà”. Tenendosi alla larga dai conformismi tranquillizzanti. Restando “saldi nella fede in Gesù e nella verità del Vangelo”. Francesco testimonia una Chiesa che deve operare facendo attenzione ai segni dei tempi. Senza cedere alla comodità del conformismo, ma lasciandosi ispirare dalla preghiera. Un’esortazione a camminare saldi nella fede in Gesù Cristo, saldi nella verità del Vangelo, ma l’atteggiamento dei cristiani deve muoversi continuamente secondo i segni dei tempi. I cristiani sono liberi per il dono della libertà che ha donato Gesù Cristo. Il lavoro dei cristiani, però, è guardare cosa succede dentro, discernere i loro sentimenti e pensieri. E cosa accade fuori discernendo i segni dei tempi. Secondo Francesco, dunque, i tempi fanno quello che devono: cambiano. Ogni essere umano ha diritto a vivere con dignità e a svilupparsi integralmente. E nessun Paese può negare tale diritto fondamentale. Ognuno lo possiede, avverte il Papa,”anche se è poco efficiente, anche se è nato o cresciuto con delle limitazioni”. Infatti “ciò non sminuisce la sua immensa dignità come persona umana”, che non si fonda sulle circostanze bensì sul valore del suo essere. Quando questo principio elementare non è salvaguardato, “non c’è futuro né per la fraternità né per la sopravvivenza dell’umanità“.

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Foto di Mick Di Perretta: https://www.pexels.com/it-it/foto/mani-persone-squadra-insieme-18537006/

I cristiani devono fare quello che vuole Cristo: valutare i tempi e cambiare con loro, restando saldi nella verità del Vangelo. Ciò che non è ammesso è il tranquillo conformismo che, di fatto, fa restare immobili. In merito, Francesco ha citato il brano della Lettera ai Romani di San Paolo, il quale, ha detto il Papa, predica con tanta forza la libertà che ha salvato l’umanità dal peccato. E c’è la pagina del Vangelo nella quale Gesù parla dei segni dei tempi dando degli ipocriti a coloro che sanno comprenderli ma non fanno altrettanto con il tempo del Figlio dell’Uomo. Secondo Francesco c’è un riconoscimento basilare, essenziale da compiere per camminare verso l’amicizia sociale e la fraternità universale. E cioè rendersi conto di quanto vale un essere umano, quanto vale una persona, sempre e in qualunque circostanza. “Se ciascuno vale tanto, bisogna dire con chiarezza e fermezza che «il solo fatto di essere nati in un luogo con minori risorse o minor sviluppo non giustifica che alcune persone vivano con minore dignità- scrive il Papa nell’enciclica Fratelli tutti-. Questo è un principio elementare della vita sociale, che viene abitualmente e in vari modi ignorato da quanti vedono che non conviene alla loro visione del mondo o non serve ai loro fini”.

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Foto © Samantha Zucchi/Insidefoto/Image

Dio ha creato gli uomini liberi e per avere questa libertà occorre aprirsi alla forza dello Spirito e capire bene cosa accade dentro e fuori il loro animo, usando il discernimento. Gli uomini hanno, secondo Francesco, questa libertà di giudicare quello che succede fuori di essi. Ma per giudicare devono conoscere bene quello che accade fuori da loro stessi. E come si può fare questo? Come si può fare questo, che la Chiesa chiama conoscere i segni dei tempi? I tempi cambiano. Per Francesco è proprio della saggezza cristiana conoscere questi cambiamenti, conoscere i diversi tempi e conoscere i segni dei tempi. Cosa significa una cosa e cosa un’altra. E fare questo senza paura, con la libertà. Jorge Mario Bergoglio riconosce che non è una cosa facile, troppi sono i condizionamenti esterni che premono anche sui cristiani inducendo molti a un più comodo non fare. E invece prima la misericordia poi il resto. Una concezione della sua missione che fa di papa Bergoglio non solo il capo della Chiesa o il portavoce dell’intera cristianità, bensì un interlocutore e referente morale di “tutti gli uomini di buona volontà“.

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Foto di Moshe Harosh da Pixabay

E’ la lezione di Giovanni XXIII, il predecessore cui Francesco maggiormente si ispira nel magistero e che ha proclamato santo a piazza San Pietro nella stessa cerimonia di canonizzazione di Karol Wojtyla. Mettendo in fila i momenti della sua predicazione si scopre un costante richiamo alla misericordia. Come strumento di evangelizzazione in un mondo secolarizzato e confuso che ha smarrito molti valori ereditati da una fede radicata malgrado infedeltà e inadeguatezze. Francesco in missione per attuare il Concilio Vaticano II, quindi. Al centro del pontificato di Jorge Mario Bergoglio c’è una priorità. E cioè, rinnovare la scelta missionaria per “arrivare a tutti con il balsamo della misericordia, specialmente a chi si sente lontano e ai più deboli“, ha raccomandato Francesco ai partecipanti al convegno delle presidenze diocesane di Azione Cattolica. L’invito del pontefice è di lavorare per un rinnovato slancio apostolico, animato dalla forte passione per la vita della gente, per contribuire così alla trasformazione della società e orientarla sulla via del bene.

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