La voce degli ultimi

venerdƬ, Marzo 7, 2025
9.7 C
CittĆ  del Vaticano

La voce degli ultimi

venerdƬ Marzo 7 2025

Il Golgota di Auschwitz nel dialogo tra le fedi

Aveva perso il papĆ  durante la Shoah. Sulle sue gambe camminava un’epoca. E’ scomparso all’etĆ  di 87 anni il rabbino romano Vittorio Haim Della Rocca. Nato nel 1933. Rimasto orfano di padre ucciso nella marcia della morte dopo essere stato deportato a Auschwitz. Della Rocca ĆØ stato emblema del ritorno alla vita della comunitĆ  ebraica di Roma. Per lunghi anni accanto al rabbino capo Elio Toaff. Ha insegnato a intere generazioni i valori della Torah e dei precetti ebraici. E’ stato per decenni una delle colonne della vita religiosa della comunitĆ . Come cantore nel Tempio Maggiore. Insegnante nelle scuole. AuschwitzTestimonianze come quella del rabbino Della Rocca hanno contribuito ad abbattere i muri di diffidenza tra le fedi. E a riannodare i fili della memoria condiva tra i cristiani e i loro “fratelli maggiori”. Era il 19 novembre del 1963. Seconda sessione del Vaticano II. Il progetto di documento sullā€™ebraismo era stato subissato di critiche, specialmente dai vescovi dei Paesi arabi. E rischiava di venire accantonato. Allora, per difenderlo, era sceso in campo lo stesso presidente del Segretariato per lā€™unione, responsabile del testo. E aveva fatto una grande impressione sentire lā€™appassionato intervento del cardinale Agostino Bea. Lui, tedesco, che ricordava le gravissime responsabilitĆ  del nazismo nellā€™acuirsi dellā€™ antisemitismo. Ma sollecitava anche la rimozione di “alcuni pregiudizi” verso gli ebrei che persistevano in non pochi cattolici. Proprio da lƬ era cominciato quel processo di “purificazione della memoria”, che sarebbe culminato nel riconoscimento delle colpe commesse dai cristianiā€“ e dalla stessa Chiesaā€“ lungo la storia. E quindi dei tanti tradimenti consumati nei confronti dello spirito di Cristo e del Vangelo. Comā€™era accaduto al tempo delle Crociate. E poi, con i massacri degli indios durante le conquiste coloniali. E lā€™Inquisizione, con il famoso ā€œcaso Galileoā€. E come non ricordare lā€™atteggiamento di intolleranza, se non di persecuzione, verso ebrei, schiavi africani, donne, minoranze delle altre Chiese cristiane?AuschwitzCi sono solamente tre chilometri, quattro al massimo, per andare dal Vaticano alla sinagoga. E invece, a pensarci bene, ĆØ un viaggio lungo, lunghissimo, durato duemila anni. La storia del cristianesimo coincide con la storia della frattura, sempre piĆ¹ profonda, sempre piĆ¹ dolorosa, che si era prodotta con lā€™ebraismo. Ma chi avrebbe mai immaginato che, a compiere questo viaggio, a cercare di saldare in qualche modo quella rottura, sarebbe stato un Papa venuto dalla terra dove si era in gran parte consumato il genocidio del popolo ebraico? Giovanni Paolo II era stato ad Auschwitz.Chiesa“Non potevo non venire qui come Papa”, aveva detto. “Vengo e mi inginocchio su questo Golgota del mondo contemporaneoĀ». Ma papa Wojtyla voleva di piĆ¹. Pensava a qualcosa che potesse restare nella memoria. Ma anche nel cuore dellā€™intero mondo ebraico. E nel riferirsi alle lapidi che commemorano le vittime del nazismo, karol Wojtyla fece una aggiunta a sorpresa.Il Pontefice accennĆ² anche alla lapide russa, per sottolineare le sofferenze di quella nazione nella lotta per la “libertĆ  dei popoli”. Polacco sƬ, ma non di parte. Il palco con lā€™altare era stato eretto nel vicino campo di Birkenau, su quella piattaforma tristemente famosa. Si fermavano lƬ i treni con i vagoni piombati che avevano deportato ebrei da tutta Europa. GiĆ  quella visita, perciĆ², era stata un gesto di grande spessore, di grande significato. E poi, cā€™era un altro problema aperto. I padri del Concilio Vaticano II, con il decreto “Nostra aetate”, avevano scritto un documento rivoluzionario. La Chiesa cattolica riconosceva di non poter entrare nella comprensione del suo stesso mistero. Se non a partire dalle proprie ā€œoriginiā€ ebraiche. E cioĆØ, dal vincolo che lega spiritualmente il popolo del Nuovo Testamento con la stirpe di Abramo. Ebbene, erano passati ventā€™anni dalla chiusura del Vaticano II, e cā€™erano non pochi cattolici, i quali mostravano ancora una certa riluttanza a riconoscere il nuovo atteggiamento della loro Chiesa verso lā€™ebraismo. A cominciare dalla cancellazione del ā€œdeicidioā€. Per cui restavano un poā€™ tutti i pregiudizi e i preconcetti sugli ebrei. Restava una “zona grigia”, come diceva Primo Levi, al fondo di molte coscienze. E allora, che cosa fare perchĆ© le affermazioni rivoluzionarie del Concilio fossero accettate da quelle coscienze cosƬ restie ma fossero anche credute da ebrei che avevano patito nella loro carne le offese di un antisemitismo cattolico? La risposta di Wojtyla fu attraversare il Tevere. Il piĆ¹ breve e significativo viaggio del Papa globetrotter.

ARTICOLI CORRELATI

AUTORE

ARTICOLI DI ALTRI AUTORI

Ricevi sempre le ultime notizie

Ricevi comodamente e senza costi tutte le ultime notizie direttamente nella tua casella email.

Stay Connected

Seguici sui nostri social !

Scrivi a In Terris

Per inviare un messaggio al direttore o scrivere un tuo articolo:

Decimo Anniversario