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I preti nel mondo della calunnia

Quasi ogni giorno emergono storie disdicevoli sulla presunta condotta scandalosa di sacerdoti. I media hanno uno zelo scrupoloso nel far emergere ogni singola spiacevole situazione dandogli più risalto possibile. Molti comportamenti gravi e sbagliati però non hanno a che fare con crimini e reati che invece devono essere severamente puniti dopo tutti i doverosi accertamenti. Non sarebbe giusto infatti mettere alla gogna chiunque sia indiziato ma non condannato. Anche ai preti vanno garantiti gli stessi diritti di tutti i cittadini e con un supplemento di attenzione considerate le non poche inimicizie che un religioso può attirarsi. Questo terribile pericolo di essere ingiustamente colpiti non viene quasi mai evidenziato dai media soprattutto quando si sgonfiano casi annunciati come eclatanti. Non c’è da difendere la categoria, anzi, ultimamente in TV ho richiamato i miei confratelli ad impegnarci tutti più a servire i fedeli che a soffermarci nelle chat inutili e dannose. Eppure in questo nuovo sport della calunnia e diffamazione non si può negare che i consacrati sono tra i più esposti della società. Il famoso detto del filosofo cinese Lao Tzi, “fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce” è sempre più attuale descrivendo bene il metodo del giornalismo odierno. Sembra che dobbiamo rassegnarci ad una informazione solo scandalistica o comunque da rendere tale.

L’esempio più eclatante è il trasformismo scellerato che sistematicamente viene applicato ad ogni parola e gesto di Papa Francesco. Quando, ad esempio, ha esortato avvocati e giudici rotali ad essere accoglienti anche verso le coppie conviventi, subito l’interpretazione è stata rivoltata come un favorire – da parte del Papa – le convivenze; infatti è stato saltato – forse in mala fede – il cuore del suo discorso e cioè quando ha detto, in riferimento a queste persone, che anche loro fanno parte dei “nuovi poveri e deboli” della società: non di certo un complimento! Ma la stampa, con i social in prima fila, ha afferrato il solito mitra di calunnie; così come in occasione dell’incontro che il Santo Padre ha realizzato per il bicentenario della Chiesa anglicana. Ogni gesto viene letto slealmente con il veleno di chi non vuole praticare gli insegnamenti del Pontefice, volti soltanto a promuovere il Vangelo dell’accoglienza e del dialogo anche quando afferma quei principi che nessuno vuole svendere.

Una confusione voluta e una propaganda diffamatoria si diffonde verso tutte le categorie ecclesiali facendo il gioco del grande divisore. Non sono pochi quei cattolici che entrano in questo vortice spalleggiando il maligno e quindi – parola di esorcista – prestando il fianco ai distruttori del cattolicesimo. Verdetti e sentenze vergognose si propinano contro i consacrati fino ad arrivare al Vicario di Cristo osteggiato e calunniato addirittura in nome della verità. Queste bassezze sono purtroppo diventate lo stile più diffuso dei nuovi farisei che ormai non si battono neanche più il petto ma pretendono che lo facciano gli altri. Impongono già con la loro lingua fardelli di pregiudizi e maldicenze scandalizzando il prossimo e lo fanno in nome di chissà quale “Chiesa fai da te“. Eppure dobbiamo dare speranza ai giovani e a tutti coloro che della Chiesa di Cristo hanno tanto bisogno; c’è un’umanità assetata di buoni esempi e che cerca modelli da seguire. Tutti coloro che possono ribellarsi alla scuola delle menzogne e delle ipocrisie lo facciano mettendoci le ginocchia per la preghiera e la vita per una carità credibile e non di facciata. I predicatori, i catechisti, gli insegnanti, i missionari si sentano in prima linea per questa testimonianza di autenticità non fermandosi al balcone del giudizio. Le perle preziose non siano più gettate ai porci ma riscoperte nel cuore di un’esistenza e di un servizio buono e fedele. Ognuno può mettersi in discussione partendo dai propri difetti e chissà, magari dando questo esempio potrà veramente migliorare la Chiesa e il mondo.

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don Aldo Buonaiuto
don Aldo Buonaiuto
Fondatore e direttore editoriale di In Terris, è un sacerdote della Comunità Papa Giovanni XXIII. Da anni è impegnato nella lotta contro la prostituzione schiavizzata

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