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Guerra e tratta: allarme vaticano all’Osce

Papa Francesco per primo, fin dall’inizio del suo Magistero, ha lanciato l’allarme: “E’ in atto la terza guerra mondiale a pezzi”. Quanto sta accadendo in Medio Oriente, Ucraina e in 56 altri conflitti attualmente in corso nel mondo corrisponde sempre più all’inquietante scenario delineato dal Pontefice. A ciò si unisce l’accentuarsi delle disuguaglianze. L’organizzazione delle società in tutto il mondo è ancora lontana dal rispecchiare con chiarezza un elemento imprescindibile da ogni progresso umano e di civiltà. E cioè che le donne hanno esattamente la stessa dignità e identici diritti degli uomini. Monsignor Richard Ghyra è l’osservatore permanente presso l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Osce). Il diplomatico vaticano ha preso parte alla quarta sessione plenaria, dedicata alle questioni umanitarie, della Conferenza sulla Dimensione Umana di Varsavia. E ha riproposto l’osservazione contenuta nell’enciclica Fratelli tutti inquadrandola nel contesto della tratta degli esseri umani e definita “una tragedia nella tragedia che si nutre delle crisi umanitarie”.

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Foto di ev su Unsplash

La questione viene definita “una delle più serie e complesse” per via della sua “sfaccettata natura“. Le difficoltà che presenta si pongono su più piani, secondo il rappresentante della Santa Sede. Primo, nella maniera attraverso cui si manifesta. Secondo, nelle sue vittime, che sono principalmente migranti e già in situazioni vulnerabili. Terzo, nella moltitudine di fattori in gioco“. Nonostante la piaga di questo “odioso crimine” sia endemica, “le donne e le ragazze” sono tra le più “esposte” a essa. Esse subiscono maggiormente la tratta in quanto sfruttate a scopo “domestico” o “sessuale”. Una tragedia acuita dalle situazioni di conflitto e crisi umanitarie, dove “i criminali fanno leva sugli instabili ambienti sociopolitici per soggiogare, schiavizzare e trafficare le persone”.

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Una ragazza vittima di tratta porta la sua testimonianza dinanzi al card. Parolin

Inutile negarlo. L’escalation in Terra Santa e in Europa Orientale può essere letta anche alla luce dell’attesa per l’esito delle presidenziali negli Stati Uniti. Nessuno sa cosa potrà cambiare sullo scacchiere internazionale dopo il voto di novembre negli Usa. Difficile capire, poi quale sia attualmente la vera politica estera dell’Europa rispetto ai focolai esplosi in varie parti del pianeta negli ultimi tempi. Dal Libano allo Yemen sono allarmanti le linee di evoluzione si possono individuare nella geopolitica contemporanea. A incidere è anche la frattura tra sunniti e sciiti in una crisi mediorientale che ha come epicentro Gaza. Anche su questi aspetti si possono ipotizzare prospettive di pace. Utili spunti di riflessioni sono offerti dallo studioso Romano Bettini nel suo saggio “Considerazioni finali: Islam tra protagonismo religioso e sfida laica”.

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Nella foto una vittima della tratta, don Aldo Buonaiuto e il Sottosegretario Alfredo Mantovano

Il fenomeno denunciato dalla Santa Sede all’Ocsce è visibile, ad esempio, nel conflitto in Ucraina. E rappresenta, avverte monsignor Ghyra, “una delle più devastanti conseguenze di questo conflitto”. Le vittime “spesso diventano preda dei trafficanti che falsamente e perversamente offrono loro aiuto, per poi invece intrappolarle e schiavizzarle”. In occasione del decimo anniversario della Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone, Papa Francesco ha affermato come sia “possibile contrastare” il fenomeno della tratta, arrivando tuttavia alla sua “radice”, “sradicandone le cause”. Sarebbe “ipocrita” fronteggiare il problema senza tenere in considerazione le cause nascoste di questo terribile mercato. Per il quale centinaia di donne e uomini si affidano ai criminali per fuggire dai loro Paesi alla ricerca di un’esistenza più sicura. Esse comprendono povertà, guerre, persecuzioni da parte di governi autoritari. Così come eventi naturali e climatici che rendono i territori di partenza inospitali.

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Esempi di tratta e sfruttamento di esseri umani. Credit, da sinistra a destra: SAVERIO DE GIGLIO, Carlo Carino Imagoeconomica, CARLO CARINO BY AI MID

Prendendo in prestito le parole di Francesco, “la tratta di persone trova terreno fertile nell’impostazione del capitalismo neoliberista, nella deregolamentazione dei mercati che mira a massimizzare i profitti senza limiti etici, senza limiti sociali, senza limiti ambientali“. Monsignor Ghyra ha ribadito la sua convinzione già espressa dal Papa in occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Per la quale resta necessario uno sforzo congiunto dei singoli Paesi e della comunità internazionale per assicurare a tutti il diritto a non dover emigrare. Ossia la possibilità di vivere in pace e con dignità nella propria terra. Una prerogativa definita non ancora codificata, ma di fondamentale importanza, la cui garanzia è da comprendersi come corresponsabilità di tutti gli Stati nei confronti di un bene comune che va oltre i confini nazionali. Fino a quando questo diritto non sarà garantito (e si tratta di un cammino lungo) saranno ancora in molti a dover partire per cercare una vita migliore.

 

 

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