Jorge Mario Bergoglio ha ascoltato tra le mura domestiche l’orrore della guerra. Dai racconti del nonno reduce dalle trincee del primo conflitto mondiale il futuro Papa Francesco ha maturato un coscienza “no war“. Senza risparmiarsi il Pontefice invoca il “coraggio di costruire la pace” contro il “sacrilegio” della guerra. Nel Sacrario di Redipuglia in Friuli Venezia Giulia riposano 100 mila vittime della Prima Guerra mondiale. Qui il Papa ha chiesto all’umanità la conversione dei cuori davanti alla violenza. E davanti al cuore corrotto dell’uomo occorre riconoscere gli errori, chiedere perdono e piangere. Il capo di Stato Maggiore della Difesa gli ha consegnato il foglio matricolare del nonno Giovanni Bergoglio, bersagliere. Soldato sul Piave nella Prima Guerra Mondiale.“La guerra è follia”. Oggi più che mai perché oggi se ne conoscono gli effetti devastanti. E invece oggi si sta combattendo una terza grande guerra. “Con crimini, massacri, distruzioni- deplora Jorge Mario Bergoglio-. Dio porta avanti la sua creazione. E noi uomini siamo chiamati a collaborare alla sua opera. La guerra, invece, distrugge anche ciò che Dio ha creato di più bello: l’essere umano. La guerra stravolge tutto, anche il legame tra i fratelli. Il piano di sviluppo della guerra è la distruzione. La cupidigia, l’intolleranza, l’ambizione al potere sono motivi che spingono avanti la decisione bellica. E questi motivi sono spesso giustificati da un’ideologia. Ma prima ci sono la passione e l’impulso distorto. L’ideologia è una giustificazione. E quando non c’è un’ideologia, c’è la risposta di Caino: ‘A me che importa del mio fratello?’. ‘Sono forse io il custode di mio fratello?» (Gen 4,9)’. La guerra non guarda in faccia a nessuno. Vecchi, bambini, mamme, papà”. E “anche oggi le vittime sono tante. Come è possibile questo? E’ possibile perché anche oggi dietro le quinte ci sono interessi, piani geopolitici, avidità di denaro e di potere. C’è l’industria delle armi. I pianificatori del terrore, gli organizzatori dello scontro e gli imprenditori delle armi, hanno scritto nel cuore: ‘A me che importa?’. Gli affaristi della guerra guadagnano tanto. Il loro cuore corrotto ha perso la capacità di piangere. Caino non ha pianto. E invece l’umanità ha bisogno di piangere. E questa è l’ora del pianto”.“Nemica della pace non è solo la guerra, ma anche l’indifferenza“, avverte Francesco. Vincere l’indifferenza e conquistare la pace comporta una vera e propria lotta. Un combattimento spirituale che ha luogo nel cuore umano; la pace, che Dio Padre desidera seminare nel mondo, deve essere coltivata dagli uomini. Non solo, la pace deve essere anche conquistata. E invece, secondo Francesco, l’indifferenza fa pensare solo a sé stessi. E crea barriere, sospetti, paure e chiusure. “Abbiamo, grazie a Dio, tante informazioni, ma a volte siamo così sommersi di notizie che veniamo distratti dalla realtà, dal fratello e dalla sorella che hanno bisogno”, sottolinea il Pontefice. Da qui l’appello del Papa ad aprire il cuore. Risvegliando l’attenzione al prossimo. Unica via per la conquista della pace.L’impegno contro la guerra riproduce coerentemente lo schema conciliare del pontificato di Jorge Mario Bergoglio. Francesco richiama l’attenzione sull’ atteggiamento dell’indifferente. Di chi chiude il cuore per non prendere in considerazione gli altri. Di chi serra gli occhi per non vedere ciò che lo circonda. O si scansa per non essere toccato dai problemi altrui. Una condotta alla Ponzio Pilato che caratterizza una “tipologia umana piuttosto diffusa e presente in ogni epoca della storia“. Tuttavia nella società odierna si è superato decisamente l’ambito individuale. Per assumere una dimensione globale e produrre il fenomeno della globalizzazione dell’indifferenza.