Quanto è importante come ci guardano gli altri! È una cosa inevitabile, soprattutto nel nostro tempo in cui si è sviluppata la tendenza a guardare molto e in modo talvolta ossessivo. Sembra di vivere su un palcoscenico, grazie anche ai social media e alla TV che stanno allargando sempre il loro ambito di ingerenza nelle nostre vite. Ci muoviamo nella realtà esposti alla curiosità degli altri. Ma non solo, questi social impongono su di noi le loro teorie e verificare le loro opinioni. Quante emozioni, aspettative, esperienze si trovano nei nostri sguardi sugli altri! Tuttavia non si può vivere senza gli altri, senza un confronto con loro, essi sono necessari per la nostra crescita. Guardare costituisce il primo contatto con l’altro: delicato, spesso improvviso, vulnerabile e spesso decisivo.
A tale proposito basta proprio uno sguardo perché una persona possa essere compromessa, cancellata. È giusto così? Non è troppo duro perdere tutto a causa di un evento o, come succede spesso, di un’interpretazione. Osservando gli altri necessariamente interpretiamo ciò che vediamo. Ma che sicurezza abbiamo di saper interpretare bene ciò che vediamo? Il rischio di fraintendere e sbagliare è ancora più grande.
Allo stesso modo accade con gli scandali. Lo sperimentiamo oggi. Molti fanno adottano comportamenti riprovevoli e discutibili, che risultano più dolorosi quando risultano posti in essere da persone della Chiesa. Osservando le situazioni dolorose emerse dagli ambienti ecclesiastici negli ultimi anni non si può negare che esse siano state motivo di scandalo originati da comportamenti veri e gravi. Nello stesso tempo si vedono fiorire anche tante accuse o interpretazioni scorrette, che mirano a giudicare a priori i fatti negativamente. I pre-giudizi appunto, ma ancora di più, il clima generale non favorevole verso la Chiesa, impone talvolta in molte persone un atteggiamento ostile. Anni fa l’Irlanda toccata ancor di più dalla secolarizzazione a causa dei molti scandali provocati dagli abusi avvenuti nella Chiesa locale, ha visto molte persone lasciare la chiesa e usare queste situazioni proprio per giustificare il loro comportamento in antitesi ai comandamenti di Dio. Gli scandali nella chiesa costituiscono spesso un buon pretesto per negarla e mettere in dubbio il valore della sua esistenza e missione. Purtroppo la chiesa di oggi è molto provata da questa situazione, che per certi versi può essere anche una prova della fede.
Ma Gesù non ci ha avvertito di questa minaccia? Non invano qualche tempo fa vicino al Vaticano è stata messa una simbolica macina da mulino (pietra di scandalo) – come un ricordo, un rimorso, un richiamo all’attenzione.
D’altro lato Gesù stesso col suo insegnamento “scandalizzava” i suoi ascoltatori. Basta ricordare il suo comportamento coi peccatori oppure il suo discorso del capitolo sesto del Vangelo di Giovanni. Allora come poteva dire di non scandalizzare “questi piccoli”?
Qui sta la soluzione del paradosso dello scandalo. Ci sono vari modi di scandalizzarsi. Precisando: ci sono gli scandali “veri”, da evitare – e da punire; ci sono anche gli scandali “falsi”, che risultano dalla comodità, pigrizia o proprio dalla cattiveria. È molto importante definire chi sono “questi piccoli”. Sarebbero le persone oneste, ingenue, pure nelle intenzioni – forse anche prive della conoscenza che aiuterebbe loro a spiegare le cose difficili. Scandalizzare queste persone è davvero una cosa grave. Si toglie loro la fede, la loro innocenza e ingenuità. Devono essere protette, perchè sono simili ai bambini indicati da Gesù come modello per tutti i cristiani.
Ciò nonostante, vale la pena notare, che molte di queste persone, sono tanto dedicate a Gesù e alla chiesa, che non si scandalizzano facilmente. Riescono a distinguere il comportamento delle persone dal messaggio di Gesù. Sarebbe un criterio delle intenzioni – allora di “questi piccoli”. Più frequentemente le persone si scandalizzano confondendo le persone con il messaggio di Gesù” “non vado più in chiesa, perché i preti sono cattivi, delinquenti ecc.” Ovvio, che l’insegnamento di Gesù porta giuste aspettative sulle persone che lo servono nella chiesa. Ma lui sta sopra a tutto anche a queste persone.
E lo dicono anche molte vittime degli abusi che rimangono nella Chiesa – offrendosi a Gesù. Chiaro. Le ferite rimangono. Ma chi può guarirle pienamente? L’intuizione di “questi piccoli” è forte.
Si deve allora proteggere in loro il rapporto puro e sincero con Gesù. Anzi, lui stesso sicuramente lo farà, nonostante i peccati dei suoi ministri. Guai solo a coloro che distruggono l’immagine di Gesù nel cuore dei più piccoli. Consapevolmente oppure no. Ma se tutti ci raccomandiamo a Gesù, non ci proteggerà anche dagli scandali che possiamo provocare inconsapevolmente?