Le elezioni comunali di questi giorni e le ricadute relative ai ballottaggi che si avranno nelle due prossime settimane, contribuiranno notevolmente a prefigurare gli assetti delle alleanze future ed assetti politici, e conseguentemente la conservazione dell’attuale sistema elettorale o il ritorno al sistema proporzionale per le prossime elezioni per rinnovare le assemblee del Senato della Repubblica e la Camera dei deputati.
Ha fatto scalpore il dato disastroso dell’affluenza degli elettori alle urne, davvero molto scarsa; i dati elettorali che ne sono conseguiti, segnalano ancora una volta la volatilità dei consensi dichiarati da sondaggi sempre meno in grado di registrare gli umori più profondi dei cittadini al lordo delle astensioni, ed a non risentire del tutto della potenza delle piattaforme digitali dei grandi partiti, permanentemente in pressing per influenzare la estesa galassia dei “social” nostrani.
Il risultato elettorale e l’astensionismo, va letto scrutando il più possibile ogni faccia del prisma, giacché gli elementi che vi hanno concorso sono molteplici. Innanzitutto sono risultati tanti gli ex elettori del M5S che delusi, in buona parte non si sono convinti di affidare per adesso il loro consenso ad altri soggetti partitici, aggiungendosi a quella parte già cospicua che da tempo diserta le urne. L’altra faccia ha riguardato sostanzialmente il disagio degli elettori di centrodestra, disorientati dalla corsa forsennata dei due leader di FdI e Lega per la conquista della leadership, impegnati ossessivamente nelle contese più lontane dagli interessi e convinzioni di buona parte dei loro elettori, in assenza della rassicurante passata primazia del “Cavaliere” esercitata sui temi dell’Europa e della politica estera, sulla economia e sociale. Certamente Berlusconi ai suoi migliori tempi, è stato fautore di linee lontanissime dai sovranismi e populismi che invece animano i due principali pilastri del centrodestra, come abbiamo potuto constatare durante ogni fase dello sviluppo della pandemia. I risultati delle urne, si sa, per Meloni e Salvini sono stati negativi, ma non per questo il PD può esultare. Infatti il PD ha goduto di grandi errori degli avversari, come quelli di mostrarsi riottosi verso le politiche di Mario Draghi, ed avvantaggiandosi della diserzione dalle urne, e nella scelta dei propri candidati ha dimostrato oculatezza e pragmatismo.
Tuttavia il PD dovrà meglio valutare alcuni aspetti simbolici emersi dal voto: il proprio segretario Enrico Letta a Siena (storica roccaforte del cs) nelle suppletive per il parlamento, vince bene sull’avversario, ma con una vittoria ottenuta con lo striminzito 35% di elettori andati alle urne, dato che segna il dato più basso registrato dalla nascita della Repubblica; inoltre a Roma il PD viene superato e diventa secondo partito dopo Azione, nuovo partito per la prima volta presente nella contesa elettorale. Ed allora si può dire che le amministrative segnalano grandi modificazioni alle forze politiche: ed allora il centrodestra dovrà rivedere con sincerità i contenuti della propria proposta cessando gli eccessi sovranisti e populistici, dandosi leadership rassicuranti; il centrosinistra per ora minoritaria sulla carta, non potrà certamente convincere nuovi possibili alleati, qualora volesse mantenere l’alleanza strategica con ciò che è rimasto del M5S.
Queste considerazioni, naturalmente diventano ancora più pressanti considerando che i prossimi mesi ed anni ci giochiamo le ultime ed esclusive carte da giocare come italiani per il nostro futuro: i 200 miliardi e più di euro e la leadership in Italia Mario Draghi, una personalità di prim’ordine europeo e mondiale.