Il peccato sociale dell’indifferenza mette a repentaglio le sorti dell’umanità. La pandemia ne è la dimostrazione. Nessuno si salva da solo. E la condivisione è l’unica via di salvezza. A caratterizzare una tipologia umana piuttosto diffusa e presente in ogni epoca della storia è l’atteggiamento dell’indifferente. Di chi chiude il cuore per non prendere in considerazione gli altri. Di chi chiude gli occhi per non vedere ciò che lo circonda. O si scansa per non essere toccato dai problemi altrui. Papa Francesco non desiste dal richiamare come nella società odierna l’indifferenza abbia superato decisamente l’ambito individuale. Per assumere una dimensione globale. E produrre il fenomeno della globalizzazione dell’indifferenza. Jorge Mario Bergoglio promuove una cultura di solidarietà e misericordia. Contro l’indifferenza. E nel fare ciò il suo pensiero va principalmente alle famiglie. Chiamate ad una missione educativa. Primaria ed imprescindibile. Le famiglie costituiscono il “primo luogo”. Quello in cui si vivono e si trasmettono i valori. Dell’amore. Della fraternità. Della convivenza. Della condivisione. Dell’attenzione. E della cura dell’altro. I pontefici rappresentano tutti una parte di una storia. Organica e continua. Le accentuazioni proprie di ciascun papa non sono altro che puntualizzazioni. Richiami per una attività apostolica più incisiva. Per rispondere meglio alle esigenze del momento. Non ha senso , quindi, definire il papa buono o misericordioso. Serve soltanto per evidenziare e attirare l’attenzione sull’operato specifico. Ma finisce per limitare l’attività di un pontefice. Dunque queste caratterizzazioni vanno usate con molta accuratezza. Perché sono parziali, limitate. E qualche volta vengono anche impiegate ad arte. Non solo per sottovalutare l’operato di un pontefice. Ma per sottolineare solo aspetti secondari. Dimenticando l’essenziale che caratterizza l’attività di ogni successore di Pietro.La Chiesa parte dalle situazioni concrete delle famiglie di oggi. Tutte bisognose di misericordia. Cominciando da quelle più sofferenti. Con il cuore misericordioso di Gesù, la Chiesa deve accompagnare i suoi figli più fragili. Segnati dall’amore ferito e smarrito. Ridonando fiducia e speranza. Come la luce del faro di un porto. O di una fiaccola portata in mezzo alla gente. Per illuminare coloro che hanno smarrito la rotta. O si trovano in mezzo alla tempesta. Nemica della pace non è solo la guerra. Ma anche l’indifferenza. Secondo Francesco vincere l’indifferenza e conquistare la pace comporta una vera e propria lotta. Un combattimento spirituale che ha luogo nel cuore umano. La pace che Dio desidera seminare nel mondo deve essere coltivata dagli uomini. Non solo, la pace deve essere anche conquistata. L’indifferenza, avverte il Papa, fa pensare solo a sé stessi. Crea barriere, sospetti, paure e chiusure. Abbiamo tante informazioni. Ma a volte siamo così sommersi di notizie che veniamo distratti dalla realtà. Dal fratello e dalla sorella che hanno bisogno. Da qui l’appello del papa ad aprire il cuore. Risvegliando l’attenzione al prossimo. Unica via per la conquista della pace. Una sollecitudine pastorale che fotografa fedelmente lo schema conciliare del pontificato di Jorge Mario Bergoglio.
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