La percezione della popolazione rispetto alle conseguenze del Coronavirus è passata, in pochi giorni, dal è poco più di una normale influenza alla peste del XXI secolo. La confusione e i pareri contrastanti, che generano panico e smarrimento, sono stati sicuramente alimentati anche dal repentino cambio della gestione dell’emergenza, operato dalle autorità di governo nazionali e locali. Dopo una prima fase in cui fu esclusa l’ipotesi di quarantena obbligatoria per le persone proveniente dalla Cina (con alcuni esponenti politici più impegnati a combattere un fantomatico razzismo sino-fobico) e caratterizzata dai blandi controlli aeroportuali, la rilevazione di primi casi di contagio e delle prime vittime italiane ha portato in poche ore a misure eccezionali senza precedenti. Il risultato ad oggi è che l’Italia è il terzo Paese per numero di contagiati e che tutte le regioni del nord sono in stato di allerta, con un relativo stop alle attività scolastiche, universitarie e sportive. Rinviati i grandi eventi e sospese le Messe in molte diocesi della Valle Padana.
Tutte misure precauzionali necessarie che sono state affiancate a vere e proprie cinture sanitarie per isolare i focolai più pericolosi registrati nel lodigiano. Il clima di mobilitazione nazionale è stato accompagnato dai continui appelli alla calma, alle condanne contro ogni allarmismo e alle polemiche sulle inutili speculazioni politiche. Fatto sta che ad oggi l’Italia sembra affetta da una schizofrenia da opposti estremismi in mezzo ai quali ci sono centinaia di migliaia di persone che, in questi giorni, hanno preso d’assalto i supermercati e mutato completamente il loro stile di vita.
Dopo le valutazioni iniziali sconfessate dai fatti, i politici ora sono più guardinghi ed esortano la popolazione ad affidarsi alle valutazioni e alle indicazioni degli esperti. La ridda di smentite e contro smentite non esclude però nemmeno la comunità scientifica con medici e virologhi che sembrano offrire valutazioni molto discordanti. Maria Rita Gismondo, direttrice analisi del ospedale Sacco di Milano ha detto che è tutto “una follia” perché “uccide di più un influenza”. Affermazione che ha raccolto tanto il plauso di molti colleghi quanto la stigma di altri. Il virologo Roberto Burioni ha risposto in maniera polemica su twitter invitando la “signora del Sacco” a riposarsi, sottolineando poi che “la mortalità bassa” è la stessa “dell’influenza spagnola che ha fatto molte decine di milioni di morti”.
Un’altra nota virologa italiana, Ilaria Capua, che dirige il One Health Center of Excellence della University of Florida, ha smorzato i toni da contesa e in un’intervista televisiva ha detto che “non c'è da piangere ma nemmeno da ridere, bisogna solo seguire pedissequamente quello che le organizzazioni internazionali ci dicono di fare”. Secondo la scienziata “l'Italia sta vivendo una situazione più critica perché sta cercando i casi più attivamente di altri”. La Capua sostiene la sindrome potrebbe durare “fino a primavera inoltrata o prima dell'estate” ed invita tutti ad usare il cervello e ad evitare che vadano in giro “notizie stupide che spaventano le persone più fragili”. A prescindere dalla reale situazione di rischio nel nostro Paese, le ripercussioni sul tessuto economico saranno inevitabili. Il blocco del volo Alitalia alle Mauritius e del bus italiano a Lione fa temere conseguenze negative sul settore turistico per non parlare poi del calo delle attività nelle regioni del Nord che rappresentano il cuore economico dell’Italia e del crollo della borsa di Milano.
Anche la Chiesa italiana non sembra essere esente da polemiche e opinioni diverse. I fedeli di molte diocesi lombarde sono stati sollevati dal precetto della Messa domenicale e tutti i riti pubblici sono stati sospesi, seguendo le indicazioni dei decreti governativi e regionali. Funerali e i matrimoni potranno essere celebrati ma con la presenza dei soli parenti stretti. Decisioni che alcuni ambienti hanno criticato come una mancanza di fiducia nella divina Provvidenza. La Chiesa resta comunque vicina alle persone più deboli anche attraverso l’opera della Caritas e invitando tutti alla preghiera e alla meditazione del Vangelo.
Sicuramente non è questo il momento in cui possiamo permetterci di ondeggiare tra allarmismi apocalittici, che sono sicuramente ingiustificati, e pressapochismi che minimizzano la situazione. Ora più che mai serve la collaborazione di ogni cittadino per mantenere la barra dritta ed arginare la diffusione del contagio, così come è necessario tenere vivo il tessuto produttivo e sociale della nostra nazionale, mantenendo, nei limiti del possibile e del buon senso, i nostri stili di vita e di consumo.