“Non si può dare per carità ciò che è dovuto per giustizia”, insegnava don Oreste Benzi. Una frase di san Vincenzo De Paoli che il fondatore dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII “diceva in tutti i contesti possibili. Non aveva alcun timore. Lo chiamavano a parlare, ma non per questo faceva sconti a qualcuno”, ricorda il Sir. Secondo papa Francesco la carità non è “una sterile prestazione” o “un semplice obolo” per mettere a tacere la nostra coscienza. Ma è “l’abbraccio di Dio ad ogni uomo, in particolare agli ultimi e ai sofferenti”. Non è “pillola calmante” per le nostre coscienze, ma deve “coinvolgere cuore, anima e tutto il nostro essere”, perché “è condivisione”, è “vivere con i poveri e per i poveri”. Non si può parlare di Carità e vivere nel lusso, oppure organizzare “Forum sulla Carità sprecando inutilmente tanto denaro”. Dato che la Carità non è “un pio sentimento”. Bensì è “l’incontro esperienziale con Cristo”. L’udienza con i 400 partecipanti alla XXI assemblea di Caritas Internationalis, ha permesso a Papa Francesco di fare chiarezza sulla parola “carità”.Carità e giustizia sono due facce della stessa medaglia. Francesco dà voce alla tendenza dell’epoca postmoderna. la riscoperta dell’uomo libero da astrazioni e intellettualismi. Le sue parole nascono dell’interpretazione dei segni del tempo. Jorge Mario Bergoglio incarna la risposta efficace alla reale sfida della comunicazione. Non si tratta di un problema che riguarda i mezzi o gli strumenti da utilizzare. Ma piuttosto di un problema che riguarda la comunione, la vicinanza e soprattutto la testimonianza di un Dio misericordioso. Ciò non significa edulcorare il messaggio del Vangelo per far sì che sia più vicino alla società. Ma al contrario affermare l’esigenza di una radicalità della vita cristiana. Oggi la Chiesa, nel campo della comunicazione, deve anche essere capace di recuperare l’universo simbolico nella capacità creatrice della parola e nel potere evocatore dell’immagine. Questi due elementi offrono nuove possibilità di rinnovamento del linguaggio. Che deve essere capace di creare nelle differenti culture luoghi dove sia possibile percepire la presenza del sacro sia a livello personale che comunitario. Perciò, mistica e social. La nuova evangelizzazione ha un cuore antico.Giustizia sociale è dare ai poveri, la proprietà privata non è intoccabile. Papa Francesco ha inviato due video. Con un saluto e un discorso, al primo incontro virtuale dei giudici membri dei Comitati per i diritti sociali di Africa e America. Sul tema “La costruzione della giustizia sociale. Verso la piena applicazione dei diritti fondamentali delle persone in condizioni di vulnerabilità”. Per costruire “la nuova giustizia sociale” occorre ammettere “che la tradizione cristiana non ha mai riconosciuto come assoluto e intoccabile il diritto alla proprietà privata”. Il Pontefice ne sottolinea sempre la funzione sociale. Quando, ricorrendo alle leggi e al diritto, “diamo ai poveri le cose indispensabili, non diamo loro le nostre cose, né quelle di terzi”, ma “restituiamo loro ciò che è loro”. Per la dottrina sociale della Chiesa, “il diritto di proprietà è un diritto naturale secondario derivante dal diritto che hanno tutti. Nato dalla destinazione universale dei beni creati”. E quindi “non c’è giustizia sociale che possa fondarsi sull’iniquità, che presuppone la concentrazione della ricchezza”.Video, tweet, selfie: tutto per comunicare condivisione evangelica. Gli apologisti e i Padri come Girolamo, Agostino, Ambrogio si sono serviti degli strumenti dell’oratoria greca e latina per presentare la dottrina della Chiesa. E renderla più accettabile e comprensibile a uditori e lettori. Tommaso d’Aquino è ricorso alla filosofia greca per la medesima finalità. La Chiesa è stata sempre molto avveduta nel discernere ed accogliere gli strumenti più opportuni, secondo la regola aurea “est modus in rebus”, per annunciare la Buona Novella.