Editoriale

Giubileo 2025: la speranza di risolvere i conflitti con la pace

Il mondo è in subbuglio, e molti accadimenti segnalano che le motivazioni di tale malessere sono diffuse e profonde. Un malessere concomitante a uno sviluppo tecnologico prodigioso, della conoscenza e del benessere materiale senza precedenti nella storia dell’umanità, che comunque è un segno importante della vitalità dell’uomo ispirato dal trascendente. Ma questi beni non hanno una diffusione uniforme. Anzi, le sperequazioni tra i popoli e tra le singole persone aumentano ancor di più che in epoche passate. La potenza che scaturisce dalle invenzioni feconda inevitabilmente chi è già avanti e gode del vantaggio competitivo accumulato nel tempo, a discapito di chi è già tanto indietro. Allora l’umanità dovrà porsi il tema essenziale per il suo progresso: come potrà essere possibile nel prossimo futuro progredire con persone in pace con altre persone?

Sfiducia e frustrazione, risentimento, odio e violenza maturano in ambienti in grande difficoltà. Bisogna considerare che spregiudicati avventurieri che mirano ad assumere potere sono sempre pronti a sfruttare le ingiustizie per condurre i popoli alla violenza e comunque a servirsi di atti esecrabili per raggiungere i loro scopi. E così, alla povertà si aggiungono altri guai: quelli di essere condotti in avventure come è accaduto con le dittature rosse e nere del Novecento, ma anche in questi tempi ambigui in Medio Oriente e nell’occupazione russa ai danni degli ucraini. Anche nei paesi tradizionalmente evoluti, pochi uomini possiedono beni che superano quelli posseduti da molti Stati, e con essi sbiadiscono i poteri democratici per sostituirvisi. Vanno alla ricerca di poteri unici attraverso il pensiero unico, richiedendo di far tramontare le tradizioni secolari che rappresentano l’identità di un popolo. Ma va ricordato che la storia è sempre stata maestra: quando le persone perdono la speranza perché oppresse dalla miseria, dalla mancanza di dignità e identità, il mondo regredisce e muore.

La Terra vive attraverso la vitalità dei suoi abitanti, che si nutre di libertà. Un’opportunità per riaffermare queste verità ci viene dal Giubileo del prossimo anno voluto dal Papa. L’Anno Santo si celebra nel nome della Speranza: di risolvere conflitti con la pace; di promuovere la dignità di ogni persona; di rispettare tutto il creato; di ridare senso alla vita donataci da Dio, riportandola al centro del Creato. Un’opportunità grande per superare la paura che molti provano per tante ingiustizie e la possibilità di ridare alle persone la bussola per la convivenza pacifica.

Il Giubileo nasce nella tradizione ebraica nel segno della necessità di prosperare attraverso la fratellanza, affinché la pace fosse sempre viva tra le persone. In considerazione degli errori in cui cadono gli uomini, sia per volontà di dominio che per incuria e deresponsabilizzazione, le leggi ebraiche ispirate dal Vecchio Testamento prescrivevano che ogni 50 anni chi possedeva schiavi era comandato a liberarli, chi aveva debiti gli venivano prescritti. Una prescrizione logica che, se riflettiamo, ci porta alla conclusione che anche ai più fortunati costano più i conflitti, la mancanza di quella che oggi chiamiamo coesione sociale, e l’esposizione a essere soggiogati dagli stakanovisti della violenza, che a rinunciare alle ricchezze accumulate rendendo poveri e schiavi gli altri. Mosè, raggiungendo la terra promessa, affidò, attraverso le tribù, terreni in parti uguali a ogni persona affinché ognuno potesse sostenersi con il proprio lavoro, costruendo responsabilità, dignità e libertà di ciascuno. In definitiva, anche oggi le situazioni dovrebbero essere riportate alle stesse condizioni per ottenere una Terra che prosperi attraverso i valori universali che ha sognato ogni generazione.

Raffaele Bonanni

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