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Giornata Internazionale dei Desaparecidos: lottare per la verità e la giustizia

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Foto di Clker-Free-Vector-Images da Pixabay

Il 30 Agosto è la Giornata Internazionale dei Desaparecidos, una ricorrenza creata per promuovere la consapevolezza globale sui casi di scomparsa forzata e per sostenere la lotta per la verità, la giustizia e la riparazione per le vittime e i loro familiari. Questa giornata è stata fortemente voluta dalla Federazione Latino Americana de Asociaciones de Familiares de Detenidos-Desaparecidos, o FEDEFAM), Federacion Latinoamericana de Asociaciones de Familiares de Detenidos-Desaparecidos (FEDEFAM)  nata nel 1981, in Costa Rica, per riunire gruppi locali e regionali attivi contro la detenzione segreta, le sparizioni forzate e i rapimenti diffusi in alcuni Paesi dell’America Latina.

Sotto la loro spinta, a Dicembre 1992, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò la Dichiarazione sulla Protezione di Tutte le Persone dalle Sparizioni Forzate (risoluzione 47/133 il 18 dicembre 1992). Solo a Dicembre 2006, però, venne approvata la Convenzione Internazionale per la Protezione di Tutte le Persone dalle Sparizioni Forzate. Nel 2007, centinaia di parenti e sostenitori dei desaparecidos nelle Filippine protestarono contro il governo per celebrare la Giornata Internazionale degli Scomparsi. Il 30 Agosto 2008, la Coalizione Internazionale contro le Sparizioni Forzate lanciò una campagna globale per promuovere la ratifica della Convenzione internazionale per la protezione di tutte le persone dalle sparizioni forzate. Ci vollero ancora molti anni perché la Convenzione entrasse in vigore: avvenne solo il 23 Dicembre 2010. Ancora oggi, molti dei Paesi membri delle Nazioni Unite non hanno firmato o ratificato questo accordo. L’Italia l’ha sottoscritto il 3 Luglio 2007 ma solo nel 2015 lo ha ratificato. Tra i grandi assenti molti “ingiustificati”: USA, Giappone, Cina, Russia, India e molti altri. Anche alcuni Paesi europei, come Romania e Irlanda: firmatari della Convenzione, non l’hanno mai convertita in legge. UNTC

Eppure, i numeri sono impressionanti. Nell’ultima relazione (aggiornata al 2022) del Gruppo di Lavoro dell’OHCHR sulle sparizioni forzate o involontarie si parla di 59.600 casi confermati in 112 Stati, dal 1980. Ancora più spaventoso il numero di casi ancora aperti, non chiariti, chiusi o interrotti: 46.751 in ben 97 Stati. La dimostrazione che questa piaga non riguarda – come si potrebbe pensare – pochi Stati del Centro e Sud America: ha dimensioni globali. Persone sparite e rimaste tali. A/HRC/51/31: Rapporto del gruppo di lavoro sulle sparizioni forzate o involontarie | OHCHR “Desaparecidos”, scomparsi, che non vengono quasi mai ritrovati. Uomini, donne e bambini spesso prelevati dalle loro case o in mezzo alla strada, in modo arbitrario e senza alcun mandato d’arresto. Spesso i responsabili sono persone che operano col consenso delle autorità. In alcuni casi sarebbero addirittura funzionari di Stato. In questi casi, le autorità negano sempre l’accaduto o rifiutano di dare informazioni ai familiari. A volte, responsabili delle sparizioni sarebbero gruppi armati di opposizione. O gruppi criminali. In tutti i casi si tratta di crimini efferati. Il loro destino rimane sconosciuto. Rari i casi in cui sono stati ritrovati i cadaveri. Spesso ammucchiati in fosse comuni o sciolti nell’acido. Per tutti gli altri, le loro famiglie vivono una sofferenza infinita: non hanno idea di dove si trovano i loro cari e difficilmente ricevono aiuto da qualcuno, fatta eccezione per poche (sempre meno) associazioni umanitarie. Rarissimi i ritrovamenti in vita. A Luglio scorso, a Roma, grazie al test del DNA e all’instancabile impegno delle “Nonne di Plaza de Mayo” è stato ritrovato il “nipote 133” scomparso in Argentina e rintracciato in Italia. Il “nipote 133”: è questo che diventano le persone scomparse,  semplici numeri in un rapporto. Nient’altro.

Le sparizioni forzate comportano un numero incalcolabile di violazioni del diritto internazionale: dalla violazione della sicurezza e della dignità della persona, al diritto a non essere sottoposti a torture e ad altri trattamenti o pene crudeli, inumani o degradanti, dal diritto a condizioni umane di detenzione, al diritto alla personalità legale, fino al diritto a ricevere un processo equo, ad avere una vita familiare e molto altro. Ad essere violato perfino il diritto più importante: quello alla vita, in quanto tale.

Ma tutto questo non sembra importare a molti. La prova? Ad oggi, ad avere ratificato questa Convenzione sono stati meno della metà dei Paesi membri delle Nazioni Unite. Molti di più quelli che non hanno neanche firmato questa Convenzione.

In compenso, il numero di persone nel mondo di cui si perdono le tracce senza sapere più nulla, i “desaparecidos”, pare stia aumentando in modo preoccupante. Di loro si parla solo in occasione di qualche raro ritrovamento. Fino a quando sono scomparsi, “desaparecidos”, di loro non sembra importare a nessuno.

C. Alessandro Mauceri: