Come tutte le ricorrenze da qualche settimana a questa parte, anche la festa del papà, ai tempi del coronavirus, si vive in un’atmosfera diversa dal solito. Ci sono i papà che, a causa della convivenza “forzata” riscoprono il piacere di stare in casa e di giocare con i propri figli e quelli che, a causa delle stesse regole, sono costretti a stare lontani, come i papà che vivono in città diverse o che lavorano in situazioni di emergenza. Infine, purtroppo, c’è chi ha perso proprio in questi giorni, proprio a causa di questo maledetto virus, il papà. Situazioni diverse con sentimenti diversi, ma con in comune la straordinarietà di questo tempo che non lascia spazi a feste e ilarità, ma – al contrario – ci obbliga alla riflessione. Sulla vita e sulla morte. Sui momenti che non tornano e quelli che dovranno arrivare. Gianni, 40 anni, qualche giorno fa ha realizzato un videomessaggio diventato subito virale: “il virus è entrato nel mio corpo e nel frattempo ha ucciso il mio papà”. Questo è un passaggio del suo appello a rispettare le regole e a restare in casa. Ammette di aver sottovalutato la potenza del covid-19 e di essersi ritrovato malato insieme a suo padre che non ce l’ha fatta. Sono bastati pochi attimi, un po’ di disattenzione e superficialità e la sua vita è cambiata per sempre. Ma Gianni non poteva saperlo, nessuno poteva immaginare qualcosa del genere. Neanche il più fantasioso dei sceneggiatori. Quello che però si può fare è imparare dall’esperienza e non lasciare che il dolore di Gianni sia stato vano: restare in casa e recuperare il tempo dato troppe volte per scontato.
Questo è anche il momento di riscoprire ciò che è essenziale nella vita e che, qualcuno stordito dagli “apericena” o dal troppo lavoro, aveva tralasciato. Così molti genitori, al netto dell’impegno pratico di avere in casa i figli che non vanno a scuola, hanno l’opportunità di trascorrere del tempo con loro: giocando se sono piccoli, parlando se sono più grandi e ritrovarsi; la stessa occasione vale per i figli, soprattutto gli adolescenti che hanno la possibilità di instaurare un nuovo rapporto, di dialogo, con il papà (e la mamma), conoscendo oltre al genitore anche l’uomo (o la donna).
Quello del tempo è un dono che arriva in un momento difficile e che non è stato fatto a tutti: ci sono medici, infermieri, operatori sanitari che lottano contro quello stesso tempo per salvare vite e per farlo non tornano a casa, non stanno con i loro figli come è accaduto al medico di Bergamo, diventato papà mentre assisteva i malati di covid-19. Sua moglie, a Milano, ha partorito da sola. Ed è solo una storie nelle migliaia di storie di papà (e mamme) che per proteggere i loro figli, scelgono l’isolamento o la lontananza perchè impegnati in ospedale, in costante contatto con i contagiati. A tutti questi papà, a quelli che non ci sono più, a quelli che in questo momento stanno ritrovando il piacere di stare con i loro figli e a quelli che stanno lavorando con tanto sacrificio, facciamo gli auguri in questo giorno speciale!