Il 2 novembre 2007 moriva don Oreste Benzi, Servo di Dio, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII. La gente quando vedeva il Curato d’Ars diceva: “Abbiamo visto Dio in uomo”, frase che secondo me potrebbe adattarsi a don Oreste Benzi. Papa Benedetto XVI, in un telegramma inviato all’associazione per esprimere le sue condoglianze ha definito don Oreste “un infaticabile apostolo della carità”, io aggiungerei della giustizia. Era un uomo pienamente realizzato nella sua vocazione sacerdotale, era un sacerdote del popolo, a servizio del popolo, a fianco dei poveri. Si impegnava per trovare una famiglia agli orfani, sostegno alle vedove, dare un lavoro ai disabili, liberare i giovani dalla schiavitù della droga e strappare le giovani donne dalle grinfie del racket della prostituzione schiavizzata, per permettere ai carcerati di poter scontare una pena alternativa. Era un uomo di Dio in questa società che ha saputo lavorare per il bene comune.
La sua caratteristica era quella di essere povero tra i poveri. Il primo libro scritto su di lui si intitola “Con questa tonaca lisa”. Don Oreste aveva solamente due tonache: una la indossava mentre l’altra la faceva lavare. Era un tutt’uno con il popolo, era un uomo di preghiera, amava la Chiesa e la giustizia. Don Oreste ha attirato a sé, pur essendo in là con gli anni, tantissimi giovani. Proponeva delle sfide a quanti incontrava: come quella di aprire il progetto dell’Operazione Colomba basato sulla nonviolenza; aprire nuove missioni in tutti continenti. Il suo sogno era portare la giustizia di Dio su questa terra.
Ogni volta che incontravi don Oreste, ti colpiva il sorriso che illuminava il suo volto, nonostante le difficoltà, la stanchezza, la responsabilità di guidare una comunità così grande. Lui diceva: “Per me vivere è Cristo. Sovrabbondo di gioia in ogni mia tribolazione”. Il sorriso era il segno distintivo di un unione profonda, intima, del cuore, con il suo Signore. Trasmetteva questo “incontro simpatico”, dinamico, di bene, fiducioso con Cristo e con la Chiesa. Ancora oggi, tante persone nella Comunità Papa Giovanni XXIII, continuano sulla sua scia, all’apertura a questa bellezza del vivere, sfociata nella beatificazione di Sandra Sabattini, discepola di don Oreste. Lei, deceduta a soli 22 anni, ha vissuto la sua vita pienamente, sempre con il sorriso e abbandonandosi pienamente e con fiducia al progetto che Dio aveva scritto per lei.
La vita con i poveri, la condivisione con loro: è questa l’eredità che don Oreste ha lasciato ai membri della comunità da lui fondata. In una società dove c’è tanta povertà, disuguaglianze, tanto sciupio delle risorse umane e del creato, lui ha testimoniato che condividere la vita con gli ultimi è l’unica via di giustizia che può unire il genere umano.