Il senso teologico dell’Epifania del Signore non è scontato. A proposito della Sua, amo ricordare una massima di Simone Weil: “le cose più importanti del mondo non vanno cercate, vanno attese”.
Però l’attendere non significa rimanere con le mani in mano a non fare nulla. Aspettare che io non possiedo quello che sto aspettando; però lo sto cercando. I Magi mettono in evidenza proprio questo aspetto: il cercare.
Ma i Magi non sapevano cosa aspettarsi guardando le stelle, se non qualcosa in maniera generica. Un altro aspetto lo esprimono Simeone ed Anna che attendevano la rivelazione da tempo. Ma non in maniera generica come i Magi: i due profeti aspettavano la consolazione di Israele. È un’attesa molto più precisa e profonda. Quindi: i Magi e i profeti mettono in evidenza un aspetto comune: essi sono tutti cercatori di Dio.
L’Epifania è dunque la festa di tutti quelli che cercano un senso alla vita. E, dal punto di vista religioso, cercano una risposta alla domanda: “Dov’è Dio?”
I Magi si chiedono dove sia il neonato Re cui hanno sentito parlare, del quale aspettano la venuta profetizzata dalle stelle. Come loro, tutta l’umanità aspetta la manifestazione del Cristo. Ma normalmente non pensa a fare niente. Invece, i Magi si mettono in cammino fino a giungere alla mangiatoia dove è deposto il Re dei re. Il loro viaggio ha trovato la risposta che cercavano. La loro attesa è conclusa.