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Emergenza Yemen, dove i nuovi poveri sono ancora più poveri

Domenica Papa Francesco, al termine dell’Angelus, ha elogiato la richiesta di un cessate il fuoco globale, contenuta nella risoluzione adottata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, al fine di fronteggiare l’emergenza legata alla pandemia del Covid-19 in quei Paesi già teatro di guerre e conflitti. Il Pontefice ha auspicato che “tale decisione venga attuata effettivamente e tempestivamente per il bene di tante persone che stanno soffrendo”. Esattamente una settimana prima, sempre alle fine della preghiera mariana dell’Angelus, il pensiero del Santo Padre era andato alla popolazione dello Yemen, Francesco aveva invitato a pregare specialmente “per i bambini, che soffrono a causa della gravissima crisi umanitaria”.

Il Paese situato nel sud della Penisola Araba sta vivendo quella che le Nazioni unite hanno definito “la peggiore crisi umanitaria del mondo”, causata dalla devastazione di oltre cinque anni di guerra civile iniziata nel marzo del 2015. Lo scontro in atto è tra i ribelli Houti di confessione sciita, supportati dall’Iran, che controllano la capitale Sana’a e altre province, e le forze leali al governo Hadi, sostenute da una coalizione araba sunnita guidata dall’Arabia Saudita.

Dopo un lustro di combattimenti il sistema sanitario è quasi collassato e il coronavirus rischia di avere effetti devastanti. I morti per il Covid potrebbero sommarsi a quelli provocati dalle bombe e dalla fame. Il rapporto pubblicato nei giorni scorsi dall’Unicef scatta una fotografia drammatica e offre delle previsioni anche più allarmanti: fino a 30mila bambini potrebbero sviluppare forme di malnutrizione grave nei prossimi sei mesi, mettendo in pericolo le loro vite. Al contempo, il numero dei bambini malnutriti è già cresciuto fino a 2,4 milioni; circa 9,58 milioni di minori non hanno sufficiente accesso all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari e con le scuole chiuse, 7,8 milioni di bambini non hanno accesso all’istruzione.

Oltretutto, la diffusa assenza dalle lezioni e il peggioramento dell’economia potrebbero esporre i bambini a maggiori rischi di lavoro minorile, di reclutamento in gruppi armati e di matrimonio infantile. Le Nazioni Unite hanno già registrato 3.467 bambini, alcuni di appena dieci anni, reclutati e utilizzati dalle forze e dai gruppi armati in questi ultimi cinque anni.

Sara Beysolow Nyanti, rappresentante dell’Unicef in Yemen, ha chiarito che “non è possibile sopravvalutare la portata di questa emergenza poiché i bambini, in quella che è già la peggiore crisi umanitaria del mondo, lottano per la sopravvivenza mentre il COVID-19 prende piede”. “Se non riceviamo fondi urgentemente – ha proseguito l’esponente dell’Unicef -, i bambini saranno spinti sull’orlo della fame e molti moriranno. La comunità internazionale manderà il messaggio che la vita dei bambini in una nazione devastata da conflitti, malattie e collasso economico, semplicemente non ha importanza”.

L’agenzia Onu lancia quindi un appello per raccogliere i 461 milioni di dollari necessari per garantire una prima risposta a livello umanitario per l’anno corrente, con un fondo aggiuntivo di 53 milioni dedicati nello specifico alla lotta contro il Covid-19. Finora, l’appello COVID è finanziato solo per il 10% e l’appello umanitario solo per il 39%.

Dimenticare lo Yemen sarebbe una sconfitta imperdonabile per tutta la comunità internazionale. Questo conflitto presenta delle similitudini con quello siriano, vede infatti delle divisioni su base etnica e confessionale; l’intervento delle potenze regionali (Iran vs coalizione sunnita) a sostegno di una delle parti in lotta e perfino zone controllate da sigle estremiste vicine all’Isis e Al Qaeda. Eppure nel caso dello Yemen le forze Occidentali si sono completamente tirate fuori dalla crisi. Nessuna proposta di mediazione o accordo di pace viene avanzato dall’Europa e dagli Stati Uniti, anche il resto delle diplomazie internazionali non sembrano essere interessate ad imporre una pacificazione dell’area, mentre di interventi di peacekeeping e caschi blu dell’Onu non se ne sente nemmeno parlare.

Questa tragedia si sta quindi consumando tra l’indifferenza generale dell’Occidente e dell’opinione pubblica mondiale, sebbene sia riconosciuta come la “peggiore crisi umanitaria” di questi tempi. Solo l’attenzione continua del Papa verso questa terra martoriata, squarcia un velo di silenzio che non può essere più tollerato.

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