L’elezione dei presidenti delle Camere rappresenta il primo passo della nuova legislatura che si apre oggi, giovedì 13 ottobre, a Montecitorio e a Palazzo Madama ed è propedeutica per i passaggi successivi della formazione del nuovo governo. Da qui si capirà molto, se non tutto. A partire dall’avvio delle consultazioni del presidente della Repubblica.
Le votazioni avranno inizio – nella loro prima seduta – alle 10 alla Camera ed alle 10.30 al Senato. Storicamente la “fumata bianca” arriva prima al Senato e poi alla Camera, spesso il giorno dopo. La votazione è segreta e per schede, e verranno usati i classici “catafalchi” per garantirne la riservatezza. Lo spoglio è pubblico ed avviene in Aula. A Montecitorio la prima seduta sarà presieduta da Ettore Rosato di Italia Viva, vice presidente anziano nella scorsa legislatura. Verrà coadiuvato da quattro deputati segretari provvisori, cui competerà tenere il conto dello spoglio. L’elezione del presidente scatta nei primi tre scrutini solo se si raggiunge la maggioranza dei 2/3 (pari a 267 voti). Nella seconda e nella terza votazione il quorum scende a 2/3 dei presenti. A partire dal quarto scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta, pari a 201 voti. C’è da ricordare che questa è la prima volta che si vota dopo la riforma costituzionale che drasticamente ridotto il numero dei parlamentari.
Molto diversa la procedura del Senato dove presiedere la prima seduta toccherebbe al senatore a vita ed ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il più anziano tra i componenti di Palazzo Madama (è nato nel 1925). Tuttavia Napolitano non ci sarà a causa delle sue condizioni di salute. Lo scranno di presidente provvisorio andrà, dunque, ad un’altra senatrice a vita, Liliana Segre, nata nel 1930. Nei primi due scrutini (previsti per la prima seduta) per eleggere il presidente serve la maggioranza assoluta dei voti dei componenti dell’Assemblea. Ove non si raggiunga tale maggioranza (104 voti su 206), si procede ad una terza votazione in cui basta la maggioranza assoluta dei voti dei presenti, computando anche le schede bianche. Qualora nella terza votazione nessuno abbia riportato questa maggioranza, il Senato procede al ballottaggio fra i due candidati che hanno ottenuto nel precedente scrutinio il maggior numero di voti e viene proclamato eletto quello che ne prende di più. A parità di voti sarà eletto il candidato più anziano di età. Dopo il discorso del presidente provvisorio, la seduta è sospesa perché la Giunta per le Elezioni provvisoria deve dichiarare le opzioni dei parlamentari. Sin qui le regole del gioco.
Per la seconda carica dello Stato i nomi più gettonati sono quelli di Ignazio La Russa (FdI) e Roberto Calderoli (Lega). A Palazzo Madama, considerati i numeri della maggioranza (115 senatori), l’elezione del successore di Elisabetta Alberti Casellati potrebbe avvenire già al primo scrutinio in caso di accordo nel centrodestra. Quindi già nella giornata di oggi. Secondo il regolamento del Senato è infatti eletto presidente chi raggiunge la maggioranza assoluta dei voti dei componenti (104, considerando anche i 6 senatori a vita). Qualora invece non si raggiunga questa maggioranza neanche con un secondo scrutinio, si procede, nel giorno successivo, ad una terza votazione nella quale è sufficiente la maggioranza assoluta dei voti dei presenti, computando tra i voti anche le schede bianche. Se anche in questo caso nessuno risulta eletto, il Senato procede lo stesso giorno al ballottaggio tra i candidati che abbiano ottenuto, nel terzo scrutinio, il maggior numero di voti. A parità di voti, è eletto o entra in ballottaggio il più anziano di età.
Per la fumata bianca potrebbe volerci un giorno in più, invece, alla Camera. A Montecitorio, sempre secondo il regolamento, al primo scrutinio viene eletto il deputato che riceve il voto di almeno due terzi dei membri della Camera (267). Se nessuno raggiunge questa quota, al secondo e terzo scrutinio il quorum si abbassa a due terzi dei votanti. Se ancora nessuno è eletto, dal quarto scrutinio in poi basta la maggioranza assoluta (201) e il voto va avanti a oltranza. Poiché il centrodestra può contare su 237 deputati, è probabile che il successore di Roberto Fico sia eletto solo alla quarta votazione, che potrebbe avere luogo nella mattinata di venerdì 14 ottobre. Il timing, secondo i precedenti, vorrebbe infatti le prime tre votazioni svolgersi nella prima giornata e la quarta il giorno successivo. Tra i nomi più quotati – nel caso in cui la seconda carica dello Stato vada a Fratelli d’Italia – quello dell’azzurro Alessandro Cattaneo ma anche del leghista Giancarlo Giorgetti, nel caso in cui non dovesse essere riconfermato al governo, o anche Riccardo Molinari. Una volta eletti i presidenti delle Camere, i parlamentari dovranno dichiarare a quale gruppo vogliono iscriversi. Da regolamento, per costituire un gruppo alla Camera servono 20 deputati, al Senato 6 senatori (con esclusione delle minoranze linguistiche che possono formare il gruppo con 4 parlamentari).
Quanto al governo le trattative nel centrodestra vanno avanti, la Lega rivendica la guida del Viminale (per il segretario stesso, il “piano B” è il prefetto Matteo Piantedosi) e la presidenza del Senato per Roberto Calderoli. C’è il sostegno per l’attuale vicepresidente di Palazzo Madama (lui ringrazia) che deve vedersela con l’omologo di Fratelli d’Italia, Ignazio La Russa. Il segretario leghista, che ha avuto un incontro con Giorgia Meloni (lontano da occhi indiscreti), nel consiglio federale ha aggiornato i suoi sulla partita e assicurato che intende tenere il punto su questi due nodi nella trattativa con gli alleati. Tenendosi allo stesso tempo la porta aperta. Chissà fino a quanto però. Si allontana, invece, l’ipotesi di vedere Lucia Ronzulli tra i ministri del nuovo governo. Secondo quanto trapela da ambienti interni alla coalizione di centrodestra, la fedelissima di Silvio Berlusconi potrebbe essere scelta come capogruppo di Forza Italia al Senato.