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Elezioni europee e maggioranza: il gioco degli equilibri

Elezioni europee

Foto di Ivan Oštrić su Unsplash

Dicono i sondaggi, ma mai come in questa fase le proiezioni per le elezioni europee vanno prese con le pinze e maneggiati con estrema cura, Che i sovranisti di Salvini e compagnia cantante, sarebbero in vantaggio sulla Meloni. Dicono… Secondo i numeri di Politico e Europe Elects (rilevazioni demoscopiche che accorpano i sondaggi effettuati nei singoli stati membri) il gruppo di Id otterrebbe tra gli 85 e gli 87 seggi, contro i 79-82 del gruppo di Giorgia Meloni. Tuttavia è certo che il centrodestra europeo, tra popolari, conservatori e sovranisti, da solo non avrebbe i numeri.

Il leader della Lega, Matteo Salvini, dovrà quindi cedere all’idea che un “inciucio”, come l’ha chiamato il leader del Carroccio, con i socialisti e i liberali sarà l’unica strada percorribile. Tanto più che attorno ai partiti alleati della Lega (filorusse e euroscettici) è stato eretto un cordone sanitario che potrebbe tagliarli fuori dalle trattative. Il gruppo guidato dal tandem Le Pen-Salvini guadagna 11 seggi in più rispetto a ottobre. Oggi gli affiliati dell’Id sono il primo partito in tre Paesi dell’Ue: Austria, Francia e Olanda.

Oggi il Partito popolare europeo otterrebbe intorno ai 170 seggi, i socialisti circa 140 e i liberali poco meno di 90. Dopo il sorpasso dei sovranisti sui conservatori, quindi, quello sui liberali è adesso a portata di mano. Politico attribuisce a Id più seggi rispetto ai liberali e ai conservatori: 85 eletti contro 83 dei primi e i 79 dei secondi. Per l’Ecr di Meloni non è esclusa la quinta posizione. L’altra novità è il possibile ingresso di Azione. Secondo Europe Elects, il partito di Carlo Calenda potrebbe superare la soglia di sbarramento e vedersi assegnati 4 seggi. Restano fuori invece sia Italia Viva di Matteo Renzi sia l’Alleanza Verdi e Sinistra di Bonelli e Fratoianni.

Il Pd, invece, arriverebbe al secondo posto dopo FdI con 17 seggi (10 in meno di Meloni), mentre il M5s – non iscritto ad alcun gruppo – si attesterebbe in terza posizione con 14 eletti. Dato il quadro d’insieme offerto dai sondaggi, o meglio delle intenzioni di voto, e come tali suscettibili a forti variazioni, si capisce bene come il dibattito innescato dalla kermesse fiorentina di Salvini sia destinato a tenere banco a lungo, scuotendo il centrodestra, e con esso la maggioranza che sostiene il governo guidato da Giorgia Meloni, sin nelle sue fondamenta.

Certo, non sarà a rischio l’esecutivo, nessuno vuol farlo cadere, ma è possibile un bilanciamento delle forze. Perché il leader della Lega, con le europee del prossimo giugno, punta esattamente a quello. E non è detto che non ci riesca. Il nervosismo di Forza Italia, al di là del messaggio implicito legato alla competizione elettorale, sta lì a dimostrare come il gioco dei riposizionamenti sia in corso dietro le quinte. “Non c’è nessun inciucio, Roberta Mestola è un bravissimo presidente del parlamento europeo e amica dell’Italia. Per quanto riguarda Fi è la nostra candidata a fare il presidente del Parlamento dopo le elezioni europee”, afferma a il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, parlando a margine della conferenza internazionale dell’export e dell’internazionalizzazione a Roma.

Quindi “grande stima e grande considerazione. È una donna che è una parte importante del Ppe. Senza il Ppe non c’è alternativa alla sinistra. Nessun inciucio, non fa parte della mia storia. Se c’è uno che ha sconfitto in Europa la sinistra questo sono stato io con l’accordo che comprendeva Popolari, Conservatori e Liberali”.”Ho vinto contro il candidato della sinistra senza l’estrema destra, senza l’estrema sinistra”, rimarca l’azzurro, “ho sconfitto con questa maggioranza che è l’unica utile e possibile maggioranza per sconfiggere i socialisti. Il resto sono chiacchiere. Non c’è nessun inciucio, non sono abituato ad inciuciare. Sono sulla stessa linea da quando ho 12 anni figuriamoci se faccio gli inciuci”.

Un messaggio, quello di Tajani, forte e chiaro destinato a pesare anche sulla politica di casa nostra e non solo sulla competizione continentale. Non a caso il vicesegretario della Lega, Andrea Crippa, ribatte sostenendo che “il governo italiano non subirà mai alcuna ripercussione rispetto a quello che succede in Europa. L’obiettivo della Lega è quello di costruire e unire tutte le forze politiche di centrodestra anche a Bruxelles, per una alternativa ai socialisti e ai liberali di Macron”.

Per il leghista, comunque vadano le europee, a Roma non ci sarà “alcuna ripercussione. Non esiste la possibilità che la Lega possa mettere in difficoltà il governo italiano sugli equilibri di Bruxelles, questo governo va avanti fino a fine legislatura”. Con i numeri reali in mano, però, i ragionamenti possono sempre cambiare visto che nel centrodestra albergano 3 anime politiche non proprio convergenti fra di loro. Quanto al centrosinistra il tema dominante sembra essere quello del federatore, anche se tirare delle conclusioni affrettate circa il ritorno dei Popolari e dalla kermesse di Francesco Rutelli con i sindaci, sbaglierebbe.

Si parla della suggestione del federatore di centrosinistra alla Romano Prodi, una personalità al di sopra degli schieramenti in grado di trovare dei denominatori comuni fra Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra, +Europa e Azione. E se non bastasse mettere in fila le sigle per rendersi conto che l’impresa è ai limiti dell’impossibile, si aggiungano le elezioni europee dove, viene fatto notare da fonti del Partito Democratico, “si vota con il proporzionale, ci si conta. Ognuno per se’”. E a sinistra, una cosa così, ha tutto il sapore della missione impossibile. Però va comunque seguita, anche solo per vedere l’effetto che fa…

Enrico Paoli: