Quali che siano le cause che li hanno prodotti, i cambiamenti climatici sono una realtà innegabile. Con l’aumento delle temperature medie sono sempre più numerosi gli eventi estremi: precipitazioni sempre più concentrate e copiose, picchi di temperatura con conseguente propagazione di incendi, uragani e altro. Tutti eventi che stanno causando cambiamenti radicali nel settore dell’agricoltura.
Da tempo, sembra essere in atto una sorta di migrazione. Alcune coltivazioni tipiche delle regioni meridionali hanno cominciato a “migrare” verso nord. L’olivo è arrivato nelle zone alpine. Secondo Coldiretti, “negli ultimi dieci anni la coltivazione dell’olivo sui costoni più soleggiati della montagna valtellinese è passata da zero a circa diecimila piante, su quasi 30 mila metri quadrati di terreno”. Lo stesso dicasi per la coltivazione dell’uva da vino: il periodo della vendemmia è stato anticipato di circa un mese rispetto al periodo tradizionale (settembre-ottobre). E le temperature più miti hanno permesso di coltivare la vite fino quote insolitamente elevate (quasi 1200 metri in Valle d’Aosta). Per contro nelle regioni meridionali, si stanno diffondendo coltivazioni di piante tropicali. In Sicilia, si coltivano mango, avocado, frutto della passione e addirittura litchi (prodotto tipico di alcuni paesi asiatici equatoriali) e zapote nero (originario dell’America Centrale).
Questi cambiamenti non riguardano solo l’Italia, ma tutto il continente. Da tempo l’UE sta monitorando il settore agricolo. Non solo per le modifiche legate ai cambiamenti climatici. Ma per gli effetti che l’agricoltura ha su di essi: è responsabile del 21% delle emissioni totali di gas serra, ma anche dell’11% dovuto alla deforestazione. La maggior parte del carbonio organico non è nell’atmosfera ma nel suolo (dove è scambiato grazie all’azione delle piante): ben 1500 miliardi di tonnellate, a fronte di “solo” 720 presenti nell’atmosfera. In altre parole, il suolo sarebbe una sorta di enorme serbatoio naturale, in grado di compensare quasi un terzo delle emissioni prodotte dall’industria e dai combustibili fossili. Ora però, i cambiamenti climatici stanno modificando questo processo (anche a causa di eventi come incendi e siccità).
Sono due i principali gas serra associati all’agricoltura: il metano, proveniente dai processi di digestione del bestiame, dalla gestione degli effluenti di allevamento e dalla coltivazione del riso, e il protossido di azoto, proveniente da terreni agricoli nei quali vengono usati fertilizzanti biologici e minerali azotati. Per limitare questi effetti, nel 2023, l’Unione Europea ha lanciato la nuova PAC, Politica Agricola Comune: tra gli obiettivi quello di avvicinare l’agricoltura al New Green Deal europeo. Non a caso, dei nove obiettivi specifici della nuova PAC, uno è stato dedicato proprio alla mitigazione dei cambiamenti climatici e all’adattamento ad essi. La nuova PAC anche prevede la realizzazione di una nuova “architettura verde” in grado di trasformare l’agricoltura da invasiva a rispettosa del clima (già nel 2021 la Commissione europea aveva pubblicato un elenco indicativo di regimi ecologici e pratiche benefiche per il clima, ma pochi erano stati i risultati).
Un cambiamento importante che dovrà fare i conti con la domanda del mercato e dei consumatori da tempo ormai “abituati” a “domandare” prodotti a elevato impatto ambientale (a cominciare dalla carne specie quella bovina) senza pensare più di tanto alle conseguenze per l’ambiente. Fino ad oggi, le poche iniziative in tal senso (come, ad esempio, indicare sulle etichette dei prodotti alimentari l’impatto che hanno sull’ambiente) non hanno avuto successo.
A questo si aggiunge un altro aspetto, importante ma poco attenzionato: l’aumento della popolazione mondiale richiede sempre più cibo, ma, in alcuni Paesi, il rendimento agricolo (fatta eccezione per poche colture intensive e insostenibili) potrebbe diminuire a causa dei cambiamenti climatici. In Sicilia, secondo il Consiglio Nazionale delle Ricerche e l’Osservatorio Risorse Idriche, più della metà del territorio sarebbe a grave rischio desertificazione, con una percentuale registrata pari al 70%. OSSERVATORIO ANBI SULLE RISORSE IDRICHE RISCHIO DESERTIFICAZIONE: IL CASO SICILIA
Secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente, nei Paesi dell’Europa settentrionale, la resa agricola aumenterà (anche grazie a temperature più miti, che favoriscono la coltivazione di nuove specie). Al Sud, invece, temperature medie troppo alte avranno effetti negativi. Tutto questo con una tendenza alla variabilità, anno dopo anno, a causa dei cambiamenti climatici, degli eventi estremi e della diffusione di specie parassite. https://sciencecue.it/parassiti-esseri-viventi-zombie-controllare-mente/38601/
Tutti motivi che confermano che i cambiamenti climatici in atto sono legati a filo doppio con l’agricoltura.