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Economia, scuola e aiuti ai lavoratori: serve un confronto tra governo e parti sociali

Sono passati diversi giorni dalla assemblea di Confindustria che ha visto il presidente del consiglio Conte raccogliere l’appello del neo presidente degli industriali Bonomi, e non c’è nessun cenno o segno che lasci presagire la disponibilità ad allestire un confronto tra parti sociali e governo, su come intervenire sulle leve dell’economia per una strategia che prenda di petto i nodi economici assai intricati.

Quando c’è volontà di aprire un confronto reale, ci si appresta a prepara il terreno, per renderlo fertile nella discussione attraverso incontri preliminari utili a precisare i contorni della discussione. Ma sinora nulla: come se le parole dette da parte di Conte in quella assemblea, fossero dettate solo dalla esigenza di non declinare la proposta per ragioni di cortesia. Insomma la pandemia rialza la testa, gli indicatori economici risultano i peggiori d’Europa, di strategie credibili per utilizzare le risorse in arrivo non se ne vedono, ma non si sente il bisogno di coinvolgere le forze del lavoro e delle produzioni.

Penso che questa situazione ben rappresenti una situazione di logoramento esistente nella realtà politica, dove ogni soggetto va per conto suo, ignorando o respingendo qualsiasi collaborazione, a partire dalla compagine governativa. Mi chiedo se si è consapevoli che nell’affrontare grandi difficoltà, la coesione sociale è il prerequisito fondamentale?

Sembrava che il governo volesse aprire una fase di riduzione fiscale utile a famiglie ed imprese e non se ne sa più nulla; i sostegni alle imprese attendono il loro varo; il piano di investimenti è ancora uno titolo di annuncio, mentre aspettiamo interventi anticiclici che non arrivano; di un nuovo piano educativo neanche l’ombra, eppure per tutti ormai è chiaro che la scuola italiana fa acqua da tutte le parti ed ha bisogno di un disegno di rifondazione; la revisione profonda del reddito di cittadinanza e di emergenza va attuata, allineando i provvedimenti alle esigenze della maggiore professionalità dei soggetti per perseguire livelli migliori di produttività nella produzione dei beni e dei servizi.

C’è davvero di che preoccuparsi quando nella comunicazione e nei programmi pubblici, il tema della maggiore produttività di sistema è misconosciuto, così come quello della produttività nei posti di lavoro e relativi premi per i lavoratori, unico modo per far crescere i salari in una circostanza di grave difficoltà delle imprese.

Ecco perché è importante che avvenga un confronto tra governo e parti sociali: proprio per darsi degli affidamenti sulle scelte da intraprendere e nel dargli una base di sostegno sociale. Il confronto deve servire anche a rendere trasparente e visibile ogni decisione che diversamente potrà prendere l’abbrivio di scelte frammentate, pericolosamente ideologiche, puramente assistenziali. Diversamente diventeremo sempre più (così ci vedono nel mondo) la Repubblica dei bonus. Ed invece a noi serve cambiare verso: scegliere le strade più difficili e faticose per uscirne bene dalla crisi. Per farlo occorre un consenso che va alimentato con il dialogo e la collaborazione.

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